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Ricevo e inoltro..
Ciao Andrea Tosa
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Internazionale n.957 di 13 luglio 2012
Le opinioni
L'apartheid dell'acqua
di Gideon Levy (*)
Avifail coordinatore delle ispezioni per conto dell'amministrazione civile, cioè - parlando senza eufemismi -dell'organizzazione che gestisce l'occupazione israeliana dei Territori palestinesi. Presumibilmente ama il suo lavoro. Forse ne va perfino fiero. Non si disturba a precisare il suo cognome sul modulo che firma. E perché mai dovrebbe? La sua firma - "Avi", con uno svolazzo - è sufficiente a rendere operativi i suoi ordini. E quelli di Avi sono tra i più brutali e disumani mai imposti da queste parti. Avi confisca i serbatoi d'acqua che servono a centinaia di famiglie palestinesi e beduine che abitano nella valle del Giordano.
Per queste persone, i serbatoi sono l'unica fonte d'acqua. Nelle ultime settimane Avi ne ha confiscati una quindicina, lasciando decine di famiglie con bambini soffrire la sete nella calura spaventosa della valle del Giordano. I moduli che si preoccupa tanto di compilare in stile fiorito dicono: "Vi è motivo di sospettare che costoro si siano serviti degli articoli citati per commettere un reato". A quanto sostengono i capi di Avi, il "reato" è il furto d'acqua da una conduttura. Ecco perché i serbatoi vengono confiscati: senza indagini, senza processo. Benvenuti nel paese dell'illegalità e della malvagità. Benvenuti nel paese dell'apartheid. Israele non permette a migliaia di sventurati di allacciarsi alle condutture idriche. Quest'acqua è solo per gli ebrei. Neanche i più abili propagandisti israeliani potrebbero negare la separazione nazionalista e diabolica che viene realizzata qui.
L'asse del male si trova a circa un'ora di auto dalla casa di molti israeliani, ma essendo emotivamente distante e lontano dal cuore, non suscita nessuna "protesta sociale". Ed è quanto di peggio vi sia sulla scala della malvagità israeliana. Puntellato da formulari e burocrazia, applicato da ispettori apparentemente non violenti, non comporta una goccia di sangue, ma non lascia neanche una goccia d'acqua.
L'amministrazione civile dovrebbe occuparsi delle esigenze della gente. Ma non si ferma neanche di fronte al provvedimento più spregevole - privare dell'acqua persone e bestiame nella calura torrida dell'estate - per raggiungere l'obiettivo strategico di Israele: scacciare queste persone dalle loro terre in modo da ripulire la vallata dagli abitanti non ebrei.
Naturalmente i furti d'acqua, che siano avvenuti o meno, sono solo un pretesto. Anche fossero avvenuti davvero, queste persone che scelta hanno? Le autorità non gli consentono di allacciarsi alle condutture idriche che corrono attraverso i loro campi e dalle quali scorre l'acqua che va a irrigare abbondantemente le vigne e i campi verdeggianti dei coloni ebrei negli insediamenti in territorio palestinese.
La settimana scorsa ho visto le persone a cui Avi aveva confiscato i serbatoi lasciandole in balia della sete: bambini appena nati, una ragazzina disabile, un maschietto che aveva subito da poco un'operazione chirurgica, donne e anziani; e naturalmente le pecore, che qui sono l'unica fonte di reddito. Abitanti senz'acqua: in Israele, non in Africa. Acqua per una nazione sola: in Israele, non in Sudafrica. Ma non è questo il solo spartiacque. Pochi giorni fa l'esercito israeliano ha deciso di tenere delle esercitazioni in questa zona. E che ha fatto? Ha sfrattato gli abitanti dalle loro case per ventiquattr'ore. Ma non tutti: solo i palestinesi e i beduini. Non è venuto in mente a nessuno di sfrattare i coloni ebrei che abitano negli insediamenti di _ Maskiot, Beka'ot oppure Ro'i, nella valle del Giordano. Le autorità non chiamano apartheid neanche questo. E una volta sfrattate, queste persone dove le trasferiscono? Dove le porta il vento. E così,
circa quattrocento persone sono state costrette a lasciare tende e baracche e a trascorrere un giorno e una notte sul suolo arido lungo la strada, esposte alle intemperie. Amjad Zahawa, un bimbo di due anni, ha trascorso la sua terza giornata sotto il sole torrido, senza neanche una tettoia sopra la testa. Auguri Amjad: benvenuto nella realtà della tua vita.
Come abbiamo già detto, Avi ama il suo lavoro e ne va fiero. Come lui, altre decine di persone fanno questo lavoro spregevole. Ma non sono i soli colpevoli: dietro di loro ci sono milioni di israeliani che a tutto questo rimangono completamente indifferenti. Girano tranquillamente in auto per la valle del Giordano senza far caso alla massicciata infinita che corre lungo il tracciato della strada imprigionando gli abitanti e impedendogli di accedere alla strada. Ogni tanto c'è una cancellata di ferro. I soldati, rappresentanti del misericordioso occupante, si fanno vivi ogni pochi giorni e la aprono per un attimo. A volte se ne dimenticano, altre volte sono in ritardo. A volte perdono la chiave, ma che importa?
Questa è un'occupazione illuminata, Israele ha ragione, l'esercito israeliano è "il più morale" che c'è e l'apartheid è solo un'invenzione di quelli che odiano Israele. Andate nella valle del Giordano a vedere con i
(*un giornalista israeliano. Scrive per il quotidiano Ha'aretz)