Re: [RSF] SILENZIO ASSORDANTE: Lettera al Presidente Napolit…

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著者: pilar anita quarzell castel
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題目: Re: [RSF] SILENZIO ASSORDANTE: Lettera al Presidente Napolitano

brava lucia, come al solito le donne sono vittime a perdere è sempre più importante tutto il resto, paci, pilar




Date: Fri, 13 Jul 2012 09:02:13 +0200
From: lucia.proto@???
To: lucia.proto@???
Subject: SILENZIO ASSORDANTE: Lettera al Presidente Napolitano





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SILENZIO ASSORDANTE
Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Egr. Presidente Giorgio Napolitano,
mi rivolgo a Lei che in questi giorni di calda estate si pronuncia spesso sugli interventi economici del nostro Governo attuale e anche sulla necessità di varare una nuova legge elettorale.
Sono ormai passati mesi, anni, da quando è iniziato un terribile stillicidio, omicidio di massa, inusitati atti di violenza contro le donne, le madri di famiglia, le compagne, le fidanzate e mogli del Nostro Paese.
Ma ancora, nessuna della alte autorità, compreso Lei stesso, né i rappresentanti massimi della Repubblica Italiana, delle istituzioni e del Governo, avete proferito verbo nei confronti di quello che sempre più rapidamente si sta trasformando nello sterminio delle persone più buone, sensibili, più accondiscendenti, meno arroganti, di quelle che probabilmente ragionano: delle donne.
Solo questa ultima settimana, le donne uccise per mano dei loro compagni in Italia sono state quattro. Una donna in media ogni tre giorni viene massacrata già in questi ultimi 2 anni, dal proprio compagno o ex compagno; in quella che si continua a chiamare “famiglia”, anche se in questi casi, non esiste più nemmeno la “coppia”.
E’ in atto un femminicidio paragonabile solo al massacro di massa perpetuato dai narco trafficanti messicani.
Di fronte a questa arroganza, cattiveria che diventa giorno dopo giorno più forte e dilagante, generata da anni di sottocultura e mancanza di rispetto e di valorizzazione del ruolo di genere, i rappresentanti del Nostro Stato rimangono in silenzio.
Un silenzio assordante, un silenzio che parla, un silenzio che si sta man mano trasformando in un messaggio sociale pericoloso che potrebbe essere scambiato da parte di tutta la popolazione italiana, per un’autorizzazione a continuare a comportarsi male.
Mentre molti media e la politica continuano a ghettizzare le donne, come se il problema della violenza riguardasse solo noi, con sezioni che riguardano solo approfondimenti “femminili” e i partiti creano finte “coordinatrici” che non coordinano niente ma servono solo a fare folklore; e che quando sono degne di assurgere a importanti compiti, vengono volgarmente scacciate indietro, accusandole di “ambizione”, si continua a tenere lontane le donne da ruoli di responsabilità e potere, lasciando loro svolgere solo i soliti compiti di segreteria e di obbediente e servizievole “pulizia”.
Mentre, la Chiesa e le attuali strutture antiviolenza ad Essa vicine sostengono che si tratta di violenze ai danni della famiglia, invece che alla donna.
            Mentre, Lei insieme anche al Presidente del Consiglio e ai Ministri, anche del Welfare, non prendete una posizione chiara e netta su ciò che sta accadendo nella società italiana e che, a causa della recessione in corso, comporterà sempre più astio, odio e soprusi sulle persone più deboli.
            La violenza contro le donne si è trasformata in un femminicidio, in un metodo di controllo della vita della popolazione femminile, ricalcando metodi sociali e legali del Nostro antico passato, in cui noi donne venivamo tacciate di stregoneria, torturate e arse solo per tenerci lontane dal potere.
            Voi rappresentate il Nostro Stato, Voi dettate le linee politiche, economiche e sociali, gli Italiani aspettano da Voi delle parole, delle prese di posizione, delle leggi che tutelino la persona e la cittadinanza intera. Come è stato facile per il precedente governo promulgare leggi razziste come la Bossi-Fini, e con un “uomo” che, non accontentandosi del degrado che ha alimentato in Italia, intende riproporsi.
            Con un po’ di buona volontà, sarebbe molto semplice in questo momento di facili “fiducie”, proporre subito l’applicazione almeno di deterrenti tipo: la fissa dimora, l’interdizione dai pubblici uffici e al limite, gli arresti domiciliari per coloro che si macchiano di reati contro le donne.
           Ora che l’economia è in mano a speculatori di tutti i tipi, che si arricchiscono a discapito dei lavoratori onesti e delle famiglie, noi donne italiane, ferite profondamente da questo grave disinteresse e seviziate dalla violenza della società, insieme a tutti gli uomini per bene, siamo confuse e mortificate per questo degenerato comportamento di genere.
            Tutte le donne, le bambine e i bambini che hanno subito violenza tra le mura della propria casa, che l’hanno già denunciata alle autorità, non hanno visto i loro carnefici essere allontanati e puntiti a dovere.
            Chiediamo pertanto, come cittadine e cittadini italiani, una Legge contro la Violenza, oramai anche assimilabile alla Tortura,  che preveda l’abbreviazione dei tempi di separazione e divorzio,  la carcerazione di chi commette anche un singolo atto di violenza nei confronti di un familiare e la creazione di centri anti violenza dislocati in modo capillare su tutto il territorio italiano, laici, pubblicizzati opportunamente e con specifico personale specializzato che sorvegli e tuteli perennemente le cosiddette categorie “protette”.
           E che questo termine, usato quasi sempre per gli animali, non serva ad ulteriormente ghettizzare le donne e le bambine/i, linfa vitale e fondamentale per la nostra Società.
Chiediamo che si arrivi finalmente ad una parità di genere, ora soltanto strombazzata ma in realtà falsa, in tutti i campi, a cominciare dal numero dei parlamentari, dalle responsabilità amministrative e del mondo del lavoro.
            Solo in questo modo chi usa la violenza, chi è arrogante, chi prevarica potrà sentire che c’è qualcuno che ne controlla il comportamento e potrà quindi smettere di commettere abusi e crimini inauditi nei confronti di innocenti.
Roma, 13 luglio 2012
                                                                                              Lucia Proto