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Diaz: I vertici non potevano non sapere




lug

8



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08/07/2012 15:36
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SULLA SENTENZA DEI FATTI ALLA DIAZ - GENOVA



E' doveroso riconoscere ai Giudici della Cassazione di essersi
sottratti al condizionamento anche mediatico che avrebbe preteso di
cancellare la Diaz e le sue turpi vicende di prevaricazione premeditata
ed ingiustificata se non fosse per quella ragion di Stato per la quale
sono state consumate impunemente in questo Paese stragi e violenze
rimaste costantemente senza verita' e Giustizia.



Si apre ora di fronte alla coraggiosa sentenza di condanna il
fronte delle reazioni istituzionali doverose e di quelle che invece
potrebbero essere temute.



La sentenza infatti, come ogni sentenza, non puo' che riferire ai
soli fatti giudicati ed alle sole persone degli indagati. Ma un vero
senso dello Stato, se lo Stato non fosse esso stesso complice e mandante
dei crimini giudicati, pretenderebbe che si riuscisse a guardare oltre
tali limiti della sentenza e sapesse trarre conclusioni adeguate di
sostituzioni di figure pur "prestigiose" portate ai vertici delle
funzioni piu' delicate della Sicurezza e di di figuri che per anni hanno
colluso con i condannati, misconoscendone le responsabilita' ed
addirittura promuovendoli mentre ancora erano imputati, eludendo precise
disposizioni di Legge che avrebbero inibito quelle promozioni.



Se lo Stato volesse anche rinunciare a dire, a seguito della
sentenza, chi avesse materialmente disposto i comportamenti criminosi
oggi sanzionati dalla Magistratura perlomeno avrebbe il dovere di dare
segni chiari di discontinuita' con simili comportamenti. E non bastano
le dichiarazioni di formale ossequio alle sentenze.



Sarebbe infatti necessario che all'attuale responsabile dei
servizi segreti De Gennaro, all'attuale Capo della Polizia Manganelli
venisse chiesto e preteso che presentassero immediatamente le
irrevocabili dimissioni dalle funzioni, a pena di predisporre
autonomamente dallo Stato la loro rimozione dagli incarichi, in caso di
rifiuto delle dimissioni.



Si dira' che un Paese non puo' permettersi cosi' a cuor leggero di
decapitare i propri vertici funzionali ma questo non e' vero perche' se
non fossero individuabili all'interno delle Forze dell'Ordine e della
Sicurezza uomini capaci di sostituirli ma che siano al tempo stesso
animati di un profondo spirito di lealta' costituzionale e democratica
significherebbe ammettere che tali organismi null'altro
rappresenterebbero se non una forza di pretoriani costituita ad
esclusivo interesse dei principi e dei potenti con assoluto disprezzo di
qualsiasi diritto dei Cittadini Ordinari e della loro prevalente
Sovranita'.



Se la Magistratura non puo' che agire e sentenziare in obbedienza
esclusiva del dettato legislativo e dei suoi limiti, compito dello Stato
e' interrogarsi e dare risposte convincenti sulle prospettive che le
sue sentenze spalancano davanti ai nostri occhi. E poiche' ogni
struttura in armi non e' ne' potrebbe mai essere autocefala, e '
necessario trarre le dovute conclusioni a fronte del comportamento "sul
campo" dei propri uomini.



I vertici istituzionali ed operativi di Genova dunque "non potevano non sapere"
ed anzi e' fin troppo chiaro che siano stati essi stessi a disporre che
i comportamenti da "macelleria sudamericana" si consumassero con la
pretesa di impunita' ed immunita' nei confronti di Cittadini pacifici ed
inermi, mentre si lasciava che bande armate e note di movimenti
violenti penetrassero tra i manifestanti ed organizzassero devastazioni
funzionali a giustificare poi qualsiasi reazione delle Forze dell'Ordine
soprattutto contro chi manifestava pacificamente il proprio libero e
costituzionalmente garantito dissenso.



E successivamente sono quei vertici che hanno sistematicamente
contribuito a tentativi di depistaggio funzionali all'impunita' dei
"macellai" oggi sbugiardati e condannati dalla Magistratura. Quegli
stessi vertici che nel frattempo adottavano misure premiali, avallate da
olimpici silenzi della Politica, nei confronti dei "volenterosi carnefici".



Oltre a queste misure immediate di cambiamento ai vertici delle Istituzioni di Sicurezza,
non possiamo non chiedere alla Politica ed ai Rappresentanti
Parlamentari di avviare immediate misure di garanzia della dignita' dei
Cittadini con la discussione immediata della fattispecie di reati di
"Tortura" e della sua imprescrittibilita' in quanto crimine contro
l'umanita', per dare un evidente segno di non accettare oltre che
i limiti di prescrizione per i reati ordinari di "lesioni" possano
sottrarre, come e' avvenuto per Genova, i responsabili istituzionali
alle proprie responsabilita'.



Ci piacerebbe infine chiedere una Commissione Parlamentare di
indagine - se non fossimo consapevoli del fallimento di ogni altra
similare Commissione (prima fra tutte quella sul fenomeno del terrorismo
e sulla mancata individuazione dei responsabili di strage
che non e' riuscita a porre al Parlamento neppure un abbozzo di
provvedimento legislativo) - che riuscisse ad indagare perlomeno il
grado di consapevolezza dei vertici Parlamentari presenti nei vari
Centri operativi nelle ore del massacro di Genova.



Ci piacerebbe conoscere il pensiero dei vari Gianfranco Fini e di
quanti pur essendo sul campo e rivestendo dignita' Parlamentare non
intuirono, non si chiesero ne' posero interrogativi su quanto si andava
consumando. Ci piacerebbe capire se si sia trattato di ignavia o di
connivenza. Ci piacerebbe capire solo perche' non sia possibile
rinnovare, almeno con la medesima sfacciataggine e presunzione di
impunita', fatti come Genova e come Ustica. E ci piacerebbe sapere il
Giovanardi pensiero su queste ultime vicende.



E ci piacerebbe ancora sperare che nuovi Magistrati, sappiano
indagare con la stessa determinazione con cui e' stata perseguita la
"macelleria" anche la strage impunita di Ustica.



In buona sintesi ci piacerebbe arrivare ad essere un Paese normale,
come non lo siamo mai stati, dove chi sbaglia paga e ancor piu'
duramente quando abbia devatoi dalla dovuta lealta' costituzionale.
Associazione Antimafie "Rita Atria"