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La Siria e i Phantom “disarmati”
di Giulietto Chiesa | 4 luglio 2012Commenti
Più informazioni su: Bashir Assad, New york times, Phantom, Robert Fisk,
Siria, Turchia.
Mentre le notizie dalla Siria dicono, giorno dopo giorno, che la guerra sta
trascolorando da “civile” in guerreggiata; da “bassa intensita’ “, a livello
libico, vorrei ritornare alle cose lette sulla stampa italiana, e viste su
tutte le tv italiane, a proposito dell’abbattimento del Phanton turco nei cieli
della Siria.
Avevo avuto l’impulso, inizialmente, di proporre la costituzione immediata di
un comitato di solidarietà con i Phantom turchi che viaggiano disarmati dentro
lo spazio aereo siriano, o nelle sue immediate vicinanze. Sono sicuro che avrei
avuto la firma immediata dei direttori della Stampa, del Corsera e di
Repubblica, tutti uniti nella deprecazione della violenza aggressiva dell’
esercito siriano. Ma poi ho pensato che neanche l’ironia, o il sarcasmo sarebbe
capace di far sorgere nelle loro menti un qualche dubbio. Sebbene dovrebbero
porsi almeno l’interrogativo sul cosa ci facesse, da quelle parti, un Phantom
turco, per giunta disarmato, in piena zona di guerra. Ma no, avrebbero
obiettato, non era affatto ei cieli siriani. Stava vagando, appunto disarmato,
ma per caso, senza cattive intenzioni.
Infatti tutti gli articoli che ho letto, in particolare sui tre giornali
citati (i telegiornali li ho soltanto ascoltati perché ormai provo una sorta di
voltastomaco a guardare le facce dei velinari e delle velinare mentre dicono
cose senza senso con la metodicità patologica degli ipnotizzati), hanno escluso
caegoricamente che il Phantom disarmato sia entrato nello spazio aereo siriano.
Si presume che tutti i direttori in questione avessero là, sul posto i loro
valenti osservatori a monitorare il cielo di Siria. Invece sappiamo che non ce
li avevano, né valenti, né invalidi. Sappiamo che hanno dato il compito a
qualche inserviente di leggere le agenzie e di copiare, semplicemente e
banalmente, la versione ufficiale dei fatti esposta dal governo turco (essendo
evidente che le agenzie, a cominciare dall’Ansa, solo quella versione avrebbero
dato.
Assistiamo all’applicazione, ormai abitudinaria, dell’assioma principale, per
definizione indimostrabile, secondo cui Bashir Assad ha torto marcio, essendo
un dittatore sanguinario. A prescindere dai fatti, dalle circostanze, dalla
logica. Li capisco: applicano la legge del minimo sforzo e della minima spesa.
Ma c’è un problema: che non tutti i giornali del pianeta (che, pure, hanno gli
stessi problemi) sono disposti a sputtanarsi a basso prezzo in questo modo. Per
esempio il pur molto partigiano New York Times, seppure gravemente impacciato
dalla “langue de bois” (i francesi sono perfidamente precisi: lingua di legno,
la chiamano), scrive perplesso che la Nato ha preso per buona la versione
turca, “senza effettuare controlli”. Non è andato a cercare il pelo nell’uovo,
ma ha tentato, almeno, di rispettare l’intelligenza di una parte dei suoi
lettori. Il che ci permette in prima battuta di proclamare che i media
italiani, quasi senza eccezione, sono di gran lunga più bugiardi dei loro
colleghi d’oltre Atlantico.
Dove invece sono tutti perfettamente uguali è nella disinvoltura con cui
giustappongono fatti e avvenimenti, evitando ogni analisi comparata degli
stessi che, ove venisse effettuata, mostrerebbe subito ai lettori spettatori
che si cerca di turlupinarli nei modi più volgari immaginabili. L’operazione
consiste, di solito, in un “primo tempo”, interamente e diligentemente dedicato
a mostrare che la Turchia, così come i suoi Phantom disarmati, è un paese
pacifico e inoffensivo, mentre la Siria di Bashir è un paese governato da un
regime che è altrettando bellicoso e aggressivo verso l’esterno quanto è
genocidario e dittatoriale verso i suoi sudditi. C’è poi un “secondo tempo”,
dedicato a descrivere dettagliatamente, come grande merito, le attività
militari del Fsa (che vorrebbe dire Libero Esercito Siriano), che non viene mai
definito esercito, ma viene descritto con circonlocuzioni variegate: insorti,
popolo in rivolta, combattenti per i diritti umani etc Naturalmente tutti molto
“liberi” (mai che qualche giornalista si chieda da dove prendono le armi, chi
li stipendia, chi li guida, chi li organizza ecc).
Essenziale è che siano molto liberi. Poi salta fuori, neanche tra le righe (ma
e’ sempre presentato come un dato di merito) che queste truppe “libere” sono
basate non in Siria, ma in territorio turco, nei pressi delle frontiere, e che
è dal territorio turco che lanciano le loro offensive contro l’esercito siriano
(Robert Fisk, dell’Independent, ha dato la cifra di 6000 morti fino ad ora
censiti nell’esercito siriano. Ma queste cose, sulla stampa italiana, non
possono apparire. Detto in parole povere: armi, addestramento, informazioni,
logistica del Fsa sono interamente nelle mani dei turchi e della Nato. Ora
anche l’ultimo imbecille si farebbe qualche domanda in merito. Per esempio, il
governo turco e’ al corrente di tutto cio’? Anche loro, i colleghi,
evidentemente penultimi imbecilli, questa domanda se la pongono. E rispondono
di conseguenza. Certo, la Turchia sa tutto, aiuta i ribelli, li finanzia, li
protegge. E fa bene, perché si deve abbattere il regime sanguinario e crudele
di Damasco.
Si dà il caso che tutto ciò dimostra il contrario dell’assunto: chi
aggredisce, cioè, è la Turchia, è la Nato, sono gli USA, è l’Arabia Saudita.
Insomma siamo in piena sovversione dall’esterno contro un paese sovrano,
comunque si voglia giudicare il regime politico su cui si regge. E questo è in
patente violazione delle norme del diritto internazionale e dello statuto dell’
Onu. Non possono, questi penultimi imbecilli, ai quali si aggiunge una parte
degli ex pacifisti italiani, nemmeno riconoscere che un paese – che loro stessi
ci raccontano aggredito dall’esterno – abbia il diritto di difendersi. Anzi s’
indignano se si difende, si scandalizzano. Ricordate la favola del lupo che,
stando a monte, accusa la pecora a valle di sporcargli l’acqua del torrente in
cui sta bevendo? Premessa prima di mangiarsela, anzi pretesto per mangiarsela.
Sento già le strida dei Pulitzer ex pacifisti e ora difensori a oltranza dei
diritti umani dei tagliagole mercenari della jihad islamica assoldata per l’
occasione. Ecco, Giulietto Chiesa paragona Bashar el Assad alla pecora e la
Turchia (e la Nato) al lupo. Scandalo. Una bestemmia in cattedrale! Ma io non
penso a questo, né alle loro povere coscienze servili. Penso al guasto che
costoro introducono nei procedimenti logici dei loro lettori-spettatori-
ascoltatori, sottoposti al bombardamento di notizie che intrecciano e
sovrappongono vero (involontario) e falso (consapevole). Il compianto Guy
Debord avrebbe molte ragioni di vantarsi per averlo così bene descritto in
anticipo. Anche se, perfino in quella collocazione topografica che si chiama
sinistra, c’è gente che nemmeno ha capito quello che Debord voleva dire. Il
fatto, purtroppo triste, è che l’azione statistica dei p[enultimi imbecilli
produce inesorabilmente milioni di spettatori-ascoltatori sempre più stupidi.