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       Lettera al ministro degli esteri italiano 
di Giovanni Sarubbi
Sull'attentato al corrispondente dell'ANSA e sulle decisioni del Governo Italiano







Al Ministro degli Affari Esteri Italiano: protesta per il recente comunicato in merito all'attentato in Siria ai danni del corrispondente dell'Ansa e contro la politica bellicista dell'Italia
Sig. Ministro,
Abbiamo appreso della sua dichiarazione relativa al recente attentato al corrispondente dell'ANSA in Siria, che si è salvato, e che è costata però la vita e numerosi feriti gravi ai soldati siriani della sua scorta.
Nonostante l'evidenza dica che i responsabili dell'attentato sono gli oppositori dell'attuale governo siriano, lei ha chiesto che "venga subito attivata la Delegazione dell'Unione Europea a Damasco, per una ferma protesta contro le autorità siriane a cui spetta la responsabilità di garantire la piena sicurezza e incolumità dei giornalisti presenti nel paese".
Cosa stavano facendo quei soldati siriani che ci hanno rimesso la vita o sono stati feriti salvando quella del corrispondente dell'ANSA? Cosa altro avrebbe dovuto fare il governo siriano se non garantire una scorta al giornalista dell'ANSA e agli altri giornalisti esteri?
Lei sig. Ministro, insieme al Governo di cui fa parte, sta proseguendo lungo una linea di violazione costante dell'art. 11 della nostra Costituzione che impone il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Questa sua dichiarazione bellicosa nei confronti del governo siriano fa il paio con la decisione, altrettanto bellicosa, di ritirare l'ambasciatore italiano in Siria e di espulsione dell'ambasciatore siriano in Italia. Operazione questa che è un vero e proprio atto di guerra nei confronti del governo siriano che, a quanto risulta da tutti gli organi di stampa internazionale, non ha mai espresso minacce di alcun tipo nei confronti del nostro Paese. L'attuale governo Siriano è lo stesso con il quale fino ad alcuni mesi fa non c'era alcun tipo di problema.
La decisione sul ritiro dell'ambasciatore è dunque ingiustificabile, mentre la sua dichiarazione sull'attentato al giornalista dell'ANSA è disumano rispetto ai soldati morti e feriti per difenderlo e contraria a qualsiasi verità dei fatti.
L'Italia ha il dovere, ce lo impone la nostra Costituzione e lo Statuto dell'ONU, di svolgere un ruolo pacifico sul piano internazionale, promuovendo la trattativa e l'incontro e non la guerra, rispettando la sovranità dei popoli e la loro autodeterminazione e non l'ingerenza nei loro affari interni.
Lei, insieme agli altri ministri degli esteri di quella che è oramai diventata la “coalizione dei volenterosi” a guida USA, avete l'obbligo di rispettare la legalità internazionale oltre, per quanto le riguarda, rispettare la nostra Costituzione non ingerendovi negli affari interni di uno stato sovrano (come prescrive lo Statuto dell'ONU) e non favorendo o addirittura appoggiando il trasferimento di armi e di soldati all'interno della Siria. Sarebbe molto interessante conoscere la provenienza della bomba esplosa contro il corrispondente dell'ANSA. L'ANSA parla di “bomba artigianale”, ma non ci stupiremmo, perché è già successo, se essa fosse stata prodotta in uno dei paesi occidentali che stanno sostenendo l'aggressione alla Siria o con esplosivi provenienti da uno di questi paesi. In quel caso lei, sig. Ministro, dovrebbe protestare contro se stesso.
E' auspicabile, quindi, che la magistratura italiana apra un'indagine per tentato omicidio che faccia la massima chiarezza su mandanti ed esecutori di questo vile attentato contro un nostro connazionale, per stabilire l'esatta dinamica di ciò che è successo compreso chi ha fornito l'esplosivo.
Come si può pretendere di insegnare la democrazia o il rispetto dei diritti umani ad altri popoli se lei, che ha giurato sulla nostra Costituzione, viola sistematicamente la legalità costituzionale praticando una politica bellicista?
Il Governo Italiano ha già la gravissima responsabilità della recente partecipazione alla guerra contro la Libia, oltre che del perdurare della partecipazione alla guerra in Afghanistan, sempre in violazione dell'art. 11. Non aggiunga orrori ad orrori!
Il Presidente della Repubblica, massimo garante della legalità costituzionale, nulla ha da dire su tale vicenda?
Giovanni Sarubbidirettore
redazione dialogo