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dalla Repubblica del23/5 L'AMACA di Michele Serra
I partiti spariranno "in un peto", i loro leader
sono zombie, morti, quasi morti, un'accolita di
fantasmi incapaci e -peggio ancora- di persone
indistinte, non-uomini indegni di incarnare
un'idea, destra uguale a sinistra, birilli che il
vento della democrazia diretta (il Sacro Web) spazzerà via.
Il movimento delle Cinque Stelle merita rispetto,
non è antipolitica, è impegno civile di una
moltitudine di autoconvocati, in larga parte
govani e disinteressati. Ma il linguaggio del
loro leader è un problema grosso come una casa.
E' un linguaggio carico di disprezzo, maneggia la
morte (spesso e volentieri) come l'insulto
definitivo, non riconosce MAI dignità
all'avversario, è ignobile e ripugnante tanto
quanto il latrato leghista. Usciamo da vent'anni
di semplificazioni, di parole usate come sputi.
Possibile che la nuova politica usi un linguaggio
così vecchio? Si capisce la gratitudine
(meritata) che le persone delle Cinque Stelle
hanno per l loro fondatore. Ma, a meno che non
siano un triste calco delle legioni bossiane,
entusiaste del dito medio e dell'insulto
metodico, possibile che nessuno di loro osi
chiedere al capo di non urlare, e soprattutto di non urlare quelle cose?