[NuovoLab] ddl lavoro - riforma art 18 appello ai parlamenta…

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Aihe: [NuovoLab] ddl lavoro - riforma art 18 appello ai parlamentari del PD
vi invio una lettera appello preparata dall'Associazione Giuristi Democratici da inviare a tutti i parlamentari del PD per metterli di fronte alla responsabilità che si assumeranno verso i lavoratori con l'approvazione della riforma dell'art. 18.
Vi invito ad inviarla a tutti gli indirizzi che compaiono nel testo apponendo in calce alla lettera la vostra firma (basta fare copia e incolla degli indirizzi dal testo all'indirizzario)
Vi invito a far girare su qualunque lista e a qualunque indirizzo la lettera in modo che ne arrivino quante più possibile all'attenzione dei parlamentari.
grazie per la collaborazione, ma credo che non vada lasciato nulla di intentato.
L'appello lo potete trovare anche sul sito www.giuristidemocratici.it
ciao
dario


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Le Camere si accingono a discutere un disegno di legge di riforma del mercato del lavoro che viene propagandata come inevitabile, e viene giustificata con il fatto che ad oggi in Italia un imprenditore in gravi difficoltà economiche non possa ridurre il proprio personale.

Quali deputati e senatori del PD, saprete sicuramente che quanto sopra non corrisponde a verità, in quanto il nostro ordinamento prevede espressamente la possibilità di licenziare per motivi economici, essendo previsto il licenziamento per giustificato motivo oggettivo (fino a 5 dipendenti) o collettivo (oltre i 5 dipendenti) e che la stessa OCSE pone l'Italia al di sotto della media europea per quanto attiene agli indici della rigidità in uscita.

La nuova formulazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non introduce alcuna nuova causa di licenziamento, ma incide solo sul trattamento sanzionatorio dei licenziamenti illegittimi, quelli senza giusta causa e giustificato motivo, stabilendo tetti massimi (irrisori) ai risarcimenti che vanno dai 6 mesi (paradossalmente per la violazione più palese, il licenziamento privo di motivazione), fino a 24 mesi

La reintegrazione viene di fatto abolita, sia per il licenziamento (strumentalmente definito) disciplinare, dove rimane limitata a casi marginali, che per il licenziamento (strumentalmente definito) economico -nel quale il reintegro previsto sulla carta è del tutto impraticabile-, così come per i licenziamenti collettivi illegittimi, aprendo la strada ad espulsioni di massa di forza lavoro (la CGIA di Mestre quantifica in 600.000 i posti che andranno persi nei primi 10 mesi di applicazione, 2.000 licenziamenti al giorno).

L' attuale articolo 18 è una norma "a costo zero" per il datore di lavoro corretto, che rispetta le legge, in quanto interviene solo nei confronti dei datori di lavoro che non rispettano la legge e licenziano illegittimamente i propri dipendenti.

Questa riforma non ha alcuna attinenza con il rilancio dell'economia come attestano tutti gli studi sul punto e come ha più volte affermato lo stesso Pierluigi Bersani.

Per questo scriviamo ai Parlamentari del PD, convinti come siamo che la consonanza con le altre famiglie riformiste europee possa consentirVi di comprendere ed apprezzare il profondissimo errore di aderire acriticamente a un testo che toglie l’ultimo architrave del diritto del lavoro che l’opinione pubblica e la lotta di milioni di lavoratori avevano salvato dal ventennio berlusconiano.

Se Il PD approverà questa riforma si assumerà una responsabilità storica di fronte a milioni di lavoratrici e lavoratori —che pure ritengono di essere ancora rappresentati dal Vostro partito— ponendo una pesantissima ipoteca alla possibilità che l’Italia, al pari delle altri grandi nazioni, possa contribuire a delineare un percorso di uscita dalle macerie prodotte dal lungo governo della destra europea, e aprendo così uno scenario che, con buona pace di chi con furore tutto ideologico vede nell'art. 18 il pericolo più grande, rischia di condurci davvero verso il modello Grecia e non verso Francia o Germania.

Per questo

VI CHIEDO

di non approvare questa legge, che non porterebbe alcun giovamento alle ragioni della buona impresa e alle esigenze dei lavoratori, ma aumenterebbe solo l'illegalità, la precarizzazione e la sottoccupazione generalizzata, la disperazione sociale e la disaffezione alla politica e alla partecipazione.




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