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Aihe: [autorgstudbo] Presentazione di “Come si fa” (di Franco Berardi Bifo e Valerio Monteventi), VENERDI’ 18 MAGGIO a VAG 61
*Presentazione di “Come si fa” e cena resistente*

VENERDI’ 18 MAGGIO’012 dalle 20

VAG 61, via Paolo Fabbri 110, Bologna

Alle 20 *cena resistente*.

Alle 21 presentazione del libro

*“Come si fa. Tecniche e prospettive di rivoluzione” *
*
*
* a cura di Franco Berardi Bifo e Valerio Monteventi*
*
*
*Collana “Sollevazioni” – Manni Editori*

Saggi di* Franco Berardi Bifo, Valerio Monteventi, Lucia Berardi, Arturo di
Corinto, Tommaso De Lorenzis, Valerio Evangelisti, Andrea Gloppero, Antonio
Moscato*.

*A seguire, proiezione del film “Louise Michel” (Francia, 2008)*.


* * * * * * * * * *

Occorre inventare le forme efficaci di azione perché questo movimento
insolvente (o indignato o anticapitalfinanziario o chiamalo come ti pare)
possa crescere, difendersi, costruire l’autonomia della società dal
capitalismo finanziario, che la sta distruggendo.

I movimenti di protesta si stanno diffondendo in tutto il mondo. Ma le
battaglie di opposizione al sistema sembrano non aver ancora trovato gli
strumenti per un’azione efficace.

Alcune proposte arrivano da questo volume che analizza teorie e pratiche
alla base delle rivolte del ventesimo secolo: lo sciopero e il sabotaggio,
la resistenza e la guerriglia, la riappropriazione e le pratiche
dell’obiettivo, il boicottaggio e l’azione non violenta, il media-attivismo
e l’info-hacking, il subvertizing, le occupazioni e la creazione di reti di
solidarietà, fino al suicidio.

Obiettivo finale: capire il passato per proporre una forma nuova e adeguata
della rivoluzione oggi.

*COME SI FA – LE FORME DELL’AZIONE*

Nel suo primo anno di esistenza il movimento insolvente (o indignato o
anticapitalfinanziario o chiamalo come ti pare) ha perseguito due finalità:
la dimostrazione (in forme prevalentemente pacifiche talvolta in forme
violente) e la riattivazione della corporeità collettiva.

Ora, senza abbandonare queste due finalità, deve perseguirne una terza, che
è quella dell’appropriazione, della concreta creazione delle condizioni per
la sopravvivenza e per la vita, per l’educazione, la socialità,
l’alimentazione e la salute.

Il movimento che si sta diffondendo contro la violenza finanziaria ha solo
cominciato la sua storia.

Occorre inventare le forme efficaci di azione perché questo movimento possa
crescere, difendersi e costruire l’autonomia della società dal capitalismo
finanziario, che la sta distruggendo.

Per trovare queste forme dobbiamo conoscere la storia e le tecniche di
alcune modalità di azione dei movimenti del passato. La violenza e la non
violenza, l’appropriazione e lo sciopero, la sottrazione e l’esodo,
l’antagonismo e l’autonomia.

Con “Come si fa” vogliamo esaminare le forme dell’azione degli oppressi che
si ribellano, si organizzano e creano nuove strutture per la vita
collettiva. Vogliamo ripercorrere alcune modalità dell’azione per giungere
ad elaborare le forme dell’azione che saranno necessarie al movimento del
lavoro cognitivo e precario di trasformarsi in processo di autonomia dalla
catastrofe finazista, e di consolidare strutture della produzione del
comune.

La tecnica che abbiamo usato è quella dei “piccioni viaggiatori”, che si
orientano grazie alla vista e alla memoria, e ottengono questa
“dimestichezza orientativa” dandosi dei punti di riferimento. Il nostro
metodo di ricerca, come il loro metodo di volo, non è stato lineare. I
piccioni viaggiano per qualche chilometro lungo una strada, poi seguono la
ferrovia per un altro pezzo. Possono, poi, deviare nuovamente, seguendo
qualche altro elemento (un ponte, un campo, un albero) che li aiuta nel
loro itinerario.

E’ vero, così il viaggio certamente si allunga, ma diventa anche più
sereno. E lo sforzo causato dal tragitto più esteso viene compensato dalla
“consapevolezza” di essere sulla strada giusta.

Una strada che non ha, da un lato, la “violenza” e, dall’altro, la “non
violenza”. Pertanto, a chi ci ripropone questo dualismo stantio, diciamogli
che, se si vuole crogiolare nella sua muffa, lo faccia pure. A noi,
piuttosto, interessa sapere che vivere da schiavi è peggio che morire.
Perché, soltanto quando saremo consapevoli del fatto che non c’è dignità
senza disponibilità a rinunciare a una vita di merda, saremo abbastanza
forti per affrontare le armi micidiali che la dittatura finanziaria punta
contro i corpi disarmati delle donne e degli uomini liberi.

Durante la rivolta studentesca di Città del Messico del 1968, qualcuno
aveva tracciato questo consiglio sul portone dell’Università: “I tiranni ci
sembrano grandi perché noi li vediamo stando in ginocchio… alziamoci
dunque!”

Alzati dunque ragazzo, alzati… vola dunque piccione, vola.


*Dopo la presentazione del libro, proiezione del film:*

*Louise Michel* (Francia, 2008)

Il film racconta la storia di un gruppo di operaie tessili francesi che,
prima vessate con orari e turni infami, rimangono dalla sera alla mattina
senza lavoro, con la fabbrica svuotata e i macchinari portati all’estero.

La liquidazione che si ritrovano in mano è talmente misera che risulta
inutile a qualsiasi scopo… Le operaie si riuniscono e optano per la la
scelta più sensata: fare una colletta e usare i soldi per assoldare un
killer che faccia fuori il padrone.

Ma al mondo d’oggi, nell’epoca della globalizzazione e delle
multinazionali, non è semplice capire chi sia e dove sia il vero padrone.
Se ne accorgeranno un killer della domenica (che in realtà prima era una
donna) e una delle impiegate (che in realtà prima era un uomo) che dovranno
sobbarcarsi vari viaggi, anche su una barca di clandestini, per andare alla
ricerca del vero padrone e farlo fuori.

In questa storia farsesca e un bel po’ burlona ogni cosa diventa atto di
ribellione e di ribaltamento, in primo luogo quello sessuale dei due
protagonisti che cambiano sesso per trovare un lavoro.

Ma l’incompetenza estrema e l’essere scalcinati a livelli inimmaginabili
dei due “cacciatori di teste capitaliste” non fermano la determinazione del
gruppo di operaie a continuare a commissionare l’opera, anche se questa si
trasfroma in una vera e propria strage di funzionari.

Il film è qualcosa di “estremamente” surreale, non si prefigge lo scopo di
raccontare una storia né tantomeno di passare un messaggio; l’unico
interesse è sorprendere, scagliandosi contro ogni tipo di convenzione.
Qualcuno l’ha definito una “commedia di resistenza al vivere civile e
sociale”. Che sia anarchico ci sono pochi dubbi, del resto anche il titolo
“Luoise Michel” fa il verso al nome di una nota anarchica francese d’inizio
novecento.

I registi Benoît Delépine e Gustave de Kervern sostengono (da anarchici) di
non conoscere la tecnica del cinema e di limitarsi a inquadrare ciò che
vogliono mostrare.

Non alzatevi quando iniziano i titoli di coda… Proprio allora cominciano
altre sorprese!

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