"[...] Per Luigi Pintor il giornale non era un bollettino che descriveva britannicamente gli errori od omissioni altrui, era una forma della politica - avanzava le sue analisi e proposte, si esponeva, stimolava [...] A una elezione (riferimento al 2013 , ndr) si avanzano proposte precise di breve e medio termine [...] Un programma meno vago di quello che si sottintende finora le sinistre lo debbono avere se non vogliono entrare in agonia [...] E pur nelle difficoltà grandi in cui si trova, il manifesto deve, a mio avviso, impegnarsi con determinazione in questo compito [...] Senza un impegno politico di più vasto respiro neppure varrebbe la pena di sopravvivere [...]"
(da Il Manifesto dell'11 maggio)