Nadia Furnari 6 maggio 0.42.13 E'
possibile sottoscrivere l'appello fino al 9 maggio... poi lo invieremo a
tutte le forze politiche parlamentari ed extraparlamentari...
L'antimafia deve tornare ad essere analisi e studio assumendosi anche la
responsabilità politica della denuncia... viceversa... è solo retorica.
Peppino Impastato non faceva retorica ma antimafia... e ricordarlo
significa smascherare le manovre dei poteri forti.
News
L'Associazione Antimafie "Rita Atria" presenta il documento politico al Forum Sociale Antimafia Felicia e Peppino Impastato
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05/05/2012 23:27
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IL DOCUMENTO POLITICO PRESENTATO AL FORUM ANTIMAFIA PEPPINO E FELICIA IMPASTATO
L'Italia è oggi colpita da una gravissima crisi sociale e politica.
Dalle macerie di (quasi) vent'anni di berlusconismo e di una classe
politica in larga parte asservita fin dalla fine della seconda Guerra
Mondiale ai poteri forti, dalla NATO a Confindustria, è emerso un governo antisociale, antioperaio e padronale come il governo del "tecnico" Monti.
Un governo che sta realizzando la totale cancellazione dei diritti
sociali e civili, a partire dai diritti dei lavoratori con lo
smantellamento dello Statuto dei Lavoratori.
Non dovrebbe sorprenderci una
simile deriva dopo che per la diffusa complicità di tutti noi, persi a
goderci i frutti dello "sviluppo economico occidentale", abbiamo
lasciato che il nostro arricchimento si allietasse dell'impoverimento
sociale ed economico della maggior parte della popolazione umana.
Abbiamo lasciato che la logica della globalizzazione del liberismo
selvaggio e senza regole sottraesse diritti e dignità ad altri popoli,
abbiamo consentito che la depredazione delle risorse naturali di altri
Paesi venisse consentita dal nostro silenzioso consenso a regimi di
feroce tirannia e di violenze antipopolari.
Avremmo forse inconsciamente
pensato e sperato che tutto ciò non avrebbe influito sulle nostre
condizioni sociali ed economiche, ma era un triste inganno. Il liberismo
selvaggio con la detenzione del potere e delle risorse in mano di pochi
centri elitari ha infatti necessità assoluta di fondarsi sulla
corruzione, sulla clientela e sulla negazione e repressione della
sovranità popolare.
Ecco perché oggi vengono al
pettine i nodi della corruzione e del controllo della nostra sovranità,
anzi, una grave limitazione della nostra sovranità in favore degli
“amici” americani che non hanno mai rinunciato ad avvalersi anche della
mafia e di ambienti contigui e conniventi ad essa: nel 1943 per
“liberarci”; negli anni della “guerra fredda” per installare i missili;
negli “anni di piombo” per far arretrare le conquiste sociali e oggi per
costruire strumenti di guerra e, quindi, di morte nella nostra Sicilia,
con l’installazione, ad esempio, del MUOS nel bel mezzo della riserva
naturale di Niscemi (CL). E inoltre, con l'incalzare di una crisi
finanziaria che è frutto esclusivo dell'ideologia capitalista, non
potevamo non aspettarci la depredazione dei diritti invocati dalla
nostra Costituzione come base della convivenza sociale. Il Governo Monti
sta dunque svolgendo egregiamente il proprio compito di servire
fedelmente l'ideologia liberista.
Possiamo solo chiederci se
esistano forme di antagonismo concreto ed efficace, se saremo in grado
di riappropriarci di quanto oggi si cerca di rinnegare della nostra
Costituzione e di scipparci. Perché di fronte ai tanti usurpatori della
sovranità non esistono poi molte scelte possibili. O si ha volontà e si è
in grado di contrastarlo o dovremo arrenderci all'impudenza della sua
politica antipopolare ed anticostituzionale.
Il culmine di questo processo è stato realizzato in queste settimane con l'introduzione nella Costituzione del principio del "pareggio di bilancio"
(riforma art. 81). Il pareggio di bilancio è un vulnus e un corpo
estraneo nella Costituzione. I suoi principi fondamentali sono enunciati
nei primi 12 articoli e poi sviluppati nei successivi. Tali principi
sono gli stessi che ispirarono la Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani e la Carta di San Francisco (dalla quale nacque l'ONU). Sono i diritti umani inviolabili, i diritti civili e personali, il rispetto umano, l'uguaglianza,
la cancellazione delle discriminazioni di ogni tipo. Sono diritti e
principi che tra loro si armonizzano e, insieme, disegnano un'unica
costruzione giuridica. Il pareggio di bilancio è
tutt'altro, è un principio contabile, economico, ragionieristico. Ha
tutt'altra natura. E, soprattutto, può confliggere e contrastare con gli
altri. La ricerca dell'uguaglianza sociale non potrà mai confliggere
con il rispetto del territorio (anzi, addirittura, già nel 1947, i padri
costituenti scrissero paesaggio...). Ma le politiche di uguaglianza
possono, eccome, confliggere con politiche di perseguimento del pareggio
di bilancio.
Davanti
alla necessità di scegliere tra le due, in caso di bilancio già in
pareggio e la necessità di ulteriori politiche sociali, cosa verrà
sacrificato? Già il solo porsi la domanda è un vulnus, è lacerare il
tessuto costituzionale.
Va sottolineato che è un pareggio
truccato: per poter redigere in pareggio il bilancio non vengono
conteggiate alcune spese, come i contributi al fondo salva-stati.
Secondo vulnus, la partecipazione ad un fondo finanziario viene
considerata immensamente più importante dell'uguaglianza sociale e delle
politiche di lotta alla discriminazione (tanto per fare due esempi)...
Il pareggio di bilancio realizza
compiutamente il disegno dei poteri forti che, già prima della
promulgazione della Carta Costituzionale il 1° gennaio 1948,
tentarono di distruggere l'anelito all'uguaglianza sociale, alla
libertà e al rispetto di tutti i cittadini del popolo italiano liberato
dal NaziFascismo. Un disegno che, prima di ogni altro, colpisce i
lavoratori, gli operai e i più deboli. Non è certamente un caso che
tutto sia iniziato a Portella della Ginestra, lì dove il 1° maggio 1947 furono
massacrati uomini, donne e bambini che stavano celebrando la Festa dei
Lavoratori. A Portella della Ginestra oltre che le vittime umane della
strage fu tra le vittime il comma primo dell'articolo 3 della Costituzione: "Tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
L'anticomunismo fu il paravento dietro il quale i poteri forti
giustificarono la ragione e il segreto di Stato. E in nome
dell'anticomunismo hanno commesso i peggiori crimini, che vanno dalla
non tutela dei diritti fondamentali della Persona Umana alla corruzione,
ai rapporti tra potere e mafie fino allo stragismo contro il popolo
italiano e i migranti. Chi detiene il potere si è messo al di sopra
della legge e si è garantito ogni impunità, svendendo la sovranità
popolare al governo americano, superpotenza che poteva garantire ai
fedeli servitori carriere fulminee, potere e denaro.
Da Portella nacque però anche il fiore di una nuova Resistenza per
raggiungere l'obiettivo di vivere in un'Italia dove dare completa
attuazione alla Costituzione del 1948, affinché vi siano governi che
ispirino la politica interna ed estera alla fedeltà costituzionale.
Chi si è messo sopra la legge, chi
fa affari con le mafie, chi pensa prima di tutto a carriere fulminee e
denaro ha sempre avuto come obiettivo di spazzare via la nuova
Resistenza nata a Portella.
Hanno ammazzato giornalisti,
politici, operai, contadini, studenti, sindacalisti, magistrati,
avvocati e tutte le vittime cancellate dall'oblio imposto dal potere,
protagonisti della nuova Resistenza nata a Portella. Peppino Impastato è uno di questi nuovi partigiani.
La crisi dell'impero americano e del capitalismo ha dato l'avvio all'intensificazione della repressione della
nuova Resistenza nata a Portella da parte di chi non vuole rinunciare a
potere, poltrona e denaro, al proprio tornaconto personale, che
comprende anche - se ha eventualmente commesso crimini - di non avere un
qualche fastidioso controllo o indagine, perché si sente sopra la legge
e pretende l'impunità. Il Governo Monti è oggi l'esecutore di questa
repressione, voluta dai poteri forti ed economici italiani ed
internazionali.
In nome delle vittime delle mafie,
della corruzione, delle stragi a noi spetta di prendere il testimone e
proseguire quotidianamente la Resistenza nata a Portella della Ginestra.
In memoria dei nuovi partigiani che ci hanno preceduto e sono stati
barbaramente uccisi, lasciandoci il testimone di un impegno che oggi
deve camminare sulle nostre gambe. Si resiste e si lotta con
determinazione quotidiana anche con proposte di leggi che impegnino la
Repubblica ad assolvere il compito assegnato dai Padri costituenti, tra
cui rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese
così come sancito dall'articolo 3 della Costituzione del 1948.
C'è un'ultima non meno triste
questione che non possiamo esimerci dal sottolineare: i suicidi dei
tanti e troppi piccoli imprenditori che si sono trovati nell'angoscia
insostenibile di una vita senza prospettive e senza futuro.
Essi sono purtroppo le specchio
dell'infame destino che il capitalismo selvaggio riserva ai Cittadini,
anche a coloro che ha reso più simili a sé per poter ottenere una
egemonia assoluta e senza contrasto: la perdita di senso e di futuro. Ma
non è un caso che la maggior parte di questi suicidi si registrino tra
piccoli imprenditori piuttosto che tra gli operai e gli ultimi, i
poveri, delle nostre società. Perché sono i poveri coloro che hanno
sempre portato il peso della storia ed hanno saputo convivere con
l'impoverimento fino alla miseria e sopravvivere, nonostante tutto, alla
espropriazione della loro dignità e del loro futuro. Ed è da loro,
dalla loro coscienza di essere portatori di una prole a cui è necessario
consegnare un futuro più carico di possibilità e di speranze che si
sono viste nascere rivoluzioni di dignità e identità, di Cittadinanza e
di Diritti Fondamentali. Se i poveri dell'Africa o dell'Asia avessero
tutti scelto di suicidarsi oggi forse il capitalismo avrebbe trionfato
senza dover temere rivalse della storia. Ma i poveri che riescono a
sopravvivere, nonostante tutto, sono la più feroce testimonianza del
vero volto del capitalismo e sono la denuncia vivente delle sue false ed
idolatriche ideologie. A tutti diciamo dunque: Resistete, non
sopprimete la vostra vita ma fatene strumento di denuncia e luogo di
cambiamento.
Bisogna
assumere dunque la dignità dei poveri perché i potenti non possano
cullarsi nella presunzione di poter prevaricare impunemente la dignità
delle Persone Umane. Non dobbiamo permettere a noi stessi di essere
ancora complici della schiavitù con cui si vorrebbe dominarci e mentre
siamo umanamente accanto alle famiglie dei tanti suicidi dobbiamo urlare
a tutti ed a noi per primi che resistere è un dovere, per dare un senso
alle nostre esistenze. E dobbiamo farlo elaborando strumenti e
disegnando percorsi alternativi che non si fermino alla sola denuncia
del capitalismo ma facciano intravedere anche le possibilità di sfuggire
alla sua violenta protervia ed alla sua fiaba affabulatoria di un
benessere diffuso ed alla portata di tutti che, se svanisce, ci lascia
sperduti e ci induce ad autoeliminarci. Chi ha idee e competenze è ora
che le metta in gioco, perché la Resistenza dal NaziFascismo non è nata
con la fine di quei regimi ma quando essi erano in auge, ed ha
contribuito enormemente alla loro sconfitta fin dal tempo del loro
apparente trionfo.
Milazzo, li 04 maggio 2012
Associazione Antimafie “Rita Atria”
Documento condiviso con:
Casablanca Le Siciliane
per adesioni: info@???