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ma con troppi errori di cui uno troppo grande.
Diaz, utile per non dimenticare, ma con troppi errori di cui uno troppo grande.
Conosciamo l'impegno politico e culturale di Daniele Vicari e abbiamo apprezzato in particolar modo due suoi film, che rasentano il piccolo capolavoro, come L'orizzonte degli eventi e Il mio Paese; ma con Diaz, purtroppo, non ha centrato l'obiettivo.
E riconosciamo anche il coraggio di Procacci a voler produrre il film.
Diciamo subito che il film va salutato positivamente ed è molto utile per non dimenticare, e che la ricostruzione del pestaggio della Diaz e di Bolzaneto (di cui sono testimone diretto) sono quasi perfetti e sono molto efficaci emotivamente per segnare la gravità degli eventi.
Ma ci sono degli errori, più o meno gravi, credo più o meno voluti, che pregiudicano la validità storico-politica del film.
In primo luogo il movimento e il Genoa Social Forum, le cui ragioni restano sullo sfondo e non si capiscono, sono presentati come una specie di “armata Brancaleone”, diretta da inesperti, per lo più giovani o giovanissimi, assolutamente incapaci di controllare la situazione.
A parte l'età (faccio solo alcuni nomi esemplificativi: Agnoletto, Bolini e Bersani allora oltre i 40, Casarini oltre i 30, Migliucci e Bernocchi oltre i 50) e la provenienza politica, che indica chiaramente una certa esperienza, il gruppo “dirigente” del GSF non è mai stato sprovveduto o incapace di decidere (come sembra in alcune scene del film dove si mostrano assemblee un po' naive): ovviamente nessuno poteva prevedere eventi come la Diaz o le torture di Bolzaneto, e l'organizzazione della proptesta è stata molto complessa e non sempre perfettamente riuscita, ma nessuno si era fatto ingenue illusioni su come sarebbe andata, in particolar modo dopo gli attacchi di venerdi 20 luglio e l'omicidio di Carlo, tant'è che, ad esempio, i materiali di testimonianza (in gran parte video) raccolti al media center nella scuola Pertini (di fronte alla Diaz) vengono “messi al sicuro” già sabato pomeriggio e quindi non verranno trovati e distrutti dalla irruzione della polizia avvenuta, non a caso, in concomitanza a quella della Diaz (e che il film non cita quasi).
In secondo luogo, in merito alle motivazioni e alla dinamica della irruzione alla Diaz, il film sostiene una tesi, a mio parere, solo in parte corretta: si mostra giustamente la provocazione della polizia nel pomeriggio (la metafora della bottiglietta lanciata sull'auto che passa apposta di li per farsi aggredire: la giovane poliziotta che ha dei dubbi sul perché di quel passaggio), che servirà a sostegno “giuridico” della decisione di attaccare la scuola, ma si fa capire che l'estrema violenza dipenda sostanzialmente dalla scelta “sbagliata” dei reparti da mandare in “azione”, certamente pieni di elementi a dir poco invasati (in verità veri e propri picchiatori fascisti con il duce nel portafoglio e iconografia connessa, altra cosa su cui il film sorvola: come sulle torture di Bolzaneto dove il famoso “un, due, tre, viva Pinochet” fatto recitare ai detenuti, molto “famoso” nei resoconti giornalistici dell'epoca e di chiara fattura fascista, scompare totalmente..).
Invece la scelta della violenza estrema è stata voluta e consapevolmente praticata, proprio perché lo scopo politico, sia dei pestaggi in piazza, sia della repressione a freddo successiva, cioè quello della “terrorizzazione” del movimento e in generale delle persone che simpatizzavano, era l'obiettivo principale della direzione politica della repressione al G8.
Infatti, in terzo luogo, scompare questa direzione politica: dov'è Fini, presente alla caserma dei carabinieri di Forte San Giuliano? Non c'è. E dov'è la visita di Castelli a Bolzaneto che sancisce l'arresto di tutti i fermati e poi le conseguenti sevizie notturne? Appunto non c'è...
E quindi, in quarto luogo, e cosa più importante, perché nel film i nomi di tutti sono cambiati, rendendo irriconoscibili i personaggi, soprattutto quelli istituzionali e di potere (Fini, Castelli, Scajola, De Gennaro, La Berbara, Mortola, ecc...)? Provocando così un effetto fiction esagerato (molto alla americana) che per chi non conosce la vicenda nei particolari (il 98% degli spettatori nel 2012), provoca si l'indignazione, ma non il collegamento con le responsabilità e con i reali motivi politici della violenza e della repressione? E non basta il Berlusconi televisivo per altro solo accennato per sopperire alla mancanza... Ed è francamente incredibile la motivazione che i nomi sono stati cambiati tutti perché alcune delle vittime del pestaggio non si sono rese disponibili a farsi riconoscere... Perché è evidente che non ha alcuna importanza politica che il nome della ragazza tedesca massacrata o del giornalista Guadagnucci siano quelli veri, ma quanta importanza ha la verità sui nomi dei responsabili???
Francamente non possiamo non collegare questa scelta con una precisa volontà di non “calcare la mano” sulla polizia e su chi prese le decisioni, probabilmente visto anche l'esito vergognoso dei processi (che il film cita, ma solo alla fine in striminziti titoli di coda e anche di difficile lettura).
C'entra forse la preventiva sbirciatina alla sceneggiatura di Manganelli (e di chi altro?) poco più di un anno fa, che giustamente suscitò forte polemica?
Non so, ma a vedere il risultato il sospetto viene....
E questo fa incazzare molto, soprattutto chi è stato anche vittima diretta di quella repressione, e che non ha avuto problemi a metterci la faccia nei processi, e che, senza spirito di vendetta, avrebbe almeno voluto vedere nel film le facce verosimili degli aguzzini (diretti e indiretti) e soprattutto i loro veri nomi (allora ben nascosti dietro le armature antisommossa e le coperture istituzionali), nonostante, e forse proprio perché, giustizia nella realtà non è stata mai fatta, essendo tutti ai loro posti o in posti migliori (dalla Direzione dei servizi segreti alla Presidenza della Camera).
Spero che in molti vadano a vedere il film, comunque serve, ma per me, rinchiuso a Bolzaneto (fortunatamente solo per un pomeriggio), è stato come ricevere un ulteriore pugno in faccia.
Non è bello, ed è decisamente imperdonabile, ancor di più a dei “compagni”.