Author: matilde Date: To: redditoXtutti Subject: [Redditoxtutti] Terza parte + 1 commento
Mi sento di fare un appunto.
Si auspica qui sotto anche abolizione lavoro accessorio, quello pagato con buoni lavoro, adesso esteso a molte categorie, a partire da agricoltura stagionale (fu introdotto in origine proprio per vendemmie da Sacconi) ma non solo. L'esclusione assoluta di questa possibilità ricaccerebbe nel nero motissime piccole prestazioni, con conseguente mancanza di tutela soprattutto a livello infortunistico (es. una lavoratrice domestica che cade da scala durante pulizie una tantum a persona anziana, oppure la ripetizione a scolari per momentanee difficoltà scolastiche in una materia svolta presso proprio o altrui domicilio).
Avendo in mente progetto di vera universalità sostegno reddituale a disoccupati/inoccupati (dai 18 ai 67 anni) durante periodi non lavoro, in misura adeguata e cioè minimo 800euro, la disponibilità a lavori accessori nel periodo di sostegno e senza scadenza temporale fino a quando si trovi lavoro che va bene alla persona (non obbligati ad accettarne uno qualsiasi anche al 20% in meno rispetto a beneficio ammortizzatore) la lascerei piuttosto che eliminarla e condannare a soluzioni assurde come distanza 50 km o 80 minuti con mezzi pubblici (v. costo e fatica) pena la perdita, se non si accetta, dell'ammortizzatore, come sancito nella Riforma. Perciò: accessorio si, ma solo se con reddito garantito (escludendo quindi pensionati ecc. che abbiano già pensione oltre gli 800 euro, oggi inclusi). Pertanto, in conclusione, nell'ipotesi prevista da Franco Pinerolo riguardo agricoltura: accessorio si con il limite che già c'è di 5.000 euro l'anno se no scatterebbe assunzione, ma con reddito minimo garantito anche a immigrati, altrimenti no, a nessuno. Perciò: tu mi dai 800 euro regolari perché non ho lavoro stabile, io vado a fare raccolta fino a 5.000 euro, me la scali da reddito minimo perché riscuoto subito in Posta i buoni appena li ricevo dal datore, appena trovo di meglio lascio per un contratto adatto a me e duraturo. Voi che ne pensate? Se non ci si mette d'accordo su una linea comune qui e ora, dove e quando?
Laura
a) sono accendibili in assenza di qualsivoglia "esigenza di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo" purché di durata non superiore a "sei mesi" (che però, in assenza di proroga, possono proseguire per altri 50 giorni senza dar luogo a conversione). Ciò significa che un datore di lavoro potrà avere anche tutta la propria forza lavoro con contratti precari, purché ogni sei mesi li sostituisca, utilizzando anche i 50 giorni di sforamento concessi per il passaggio delle consegne e una breve formazione che gli uscenti dovranno fornire agli entranti. Tutto questo in contrasto con le finalità del disegno di legge (art.1) che ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro
b) in tutti i casi in cui vengano assunti con contratto di somministrazione una platea amplissima di soggetti (lavoratori cosiddetti svantaggi, ultracinquantenni, i privi di diploma superiore, adulti soli con una o più persone a carico ecc), vengono eliminati sia l'obbligo di fornire i motivi del ricorso al lavoro interinale (causali) sia i tetti quantitativi previsti dai contratti, facendolo diventare così l'alternativa o lo sbocco dei contratti a termine e lo sbocco per gli espulsi dai processi produttivi.
c) Non c'è nessuna norma simile a quella prevista per l'apprendistato, che all'art. 5 impone che l'assunzione di nuovi precari dallo stesso datore di lavoro sia possibile solo se almeno il 50 per cento di essi prosegue il rapporto di lavoro al termine del periodo. Mancando dunque una norma di salvaguardia di questo tipo, i lavoratori assunti con questa tipologia di contratto saranno continuamente "usa e getta".
d) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro dei precari, così chi usufruisce di questo tipo di lavoro andrà in pensione con quasi nulla.
ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE:
a) Il testo presentato alle Camere contraddice il contenuto del confronto svolto con le organizzazioni sindacali, che limitava l'attivazione dei rapporti di associazione in partecipazione ai soli familiari entro il 1° grado o coniugi. Ora l'associazione in partecipazione viene nuovamente estesa a tre associati, più coloro che sono legati da rapporto coniugale, di parentela entro il terzo grado e affinità entro il secondo. Questo consente di utilizzare questa tipologia al posto del lavoro dipendente ad esempio in esercizi commerciali anche di una certa dimensione, come già avviene: i 52mila associati guadagnano in media la miseria di 9mila euro l'anno e alle commesse viene chiesto di sottoscrivere questa modalità contrattuale per condividere i frutti dell'impresa, con la conseguenza che in alcuni casi hanno dovuto pagare pure le perdite.
b) gli associati in partecipazione non usufruiscono di ASpI e mini-ASpI (una sorta di indennità di disoccupazione introdotte con questa riforma).
STAGE E TIROCINI
Sono rinviati a una delega. Nella delega deve essere confermata la possibilità di svolgimento unicamente nel percorso formativo.
LAVORO ACCESSORIO
a) Nel testo presentato alle Camere va ripristinato il riferimento al valore orario del voucher, previsto nel confronto svolto con le parti sociali (Documento varato dal CdM del 23 marzo).
b) si assiste ad un'estensione della possibilità di utilizzo del voucher all'intera attività agricola stagionale: questo significa portare tutti i lavoratori agricoli nella soglia dei
senza diritti, destrutturare il lavoro agricolo, renderlo più illegale, accessorio, eliminando i vincoli contrattuali per le imprese nel nome della semplificazione. Ricordiamo che in questo campo siamo in presenza di forme diffuse di lavoro nero, anche fra i lavoratori iscritti negli elenchi regolari, in prevalenza immigrati, molti dei quali sono senza diritti, quindi senza pensioni, malattia e disoccupazione.
CONCLUSIONE LAVORO PRECARIO ED ATIPICO
Come si può notare, dunque, il disegno di legge presenta numerose carenze anche per quanto riguarda la parte del lavoro atipico e precario. Sarebbe opportuno quindi che in sede parlamentare se ne prendesse atto, decidendo di intervenire per porvi rimedio. Ci si sarebbe aspettato molto di più da un governo che si proclama "di tecnici" ma che, del resto, ci ha già sorpreso in negativo per le semplicistiche quanto crudeli -verso i meno abbienti- decisioni adottate nella prima manovra economica di dicembre 2011 su Irpef, ICI, benzina e IVA, usando le pensioni come Bancomat pur essendo il sistema in equilibrio fino al 2050, provocando centinaia di migliaia di esodati rimasti senza lavoro e senza pensione e producendo come risultato la perdita di 800mila nuovi posti di lavoro per i giovani a causa dell'allungamento dell'età pensionabile. E oggi che 3 nuovi "consulenti" tecnici vengono chiamati di fatto a sostituire nelle competenze il governo, vediamo con chiarezza la conferma della manifesta incapacità di questa compagine governativa, che si mostra in grado più di raccontarla che di fare.
Riguardo alla "riforma" del lavoro precario, si può constatare come non solo non aumenti i posti di lavoro, ma lasci anche del tutto inevasa la necessaria riduzione delle numerose, infernali tipologie contrattuali precarie ed atipiche esistenti: uno strano modo davvero di rispondere alla crisi! Monti e Fonero non hanno voluto puntare sulla valorizzazione del lavoro proseguendo e peggiorando una tendenza sbagliata che fa leva sulla riduzione dei costi fondata sul lavoro "usa e getta", anziché adoperarsi per incentivare la ricerca, l'innovazione tecnologica e di prodotto. Ma, come ha detto giustamente Monsignor Bregantini, "il lavoratore non è una merce, non lo si può trattare come un prodotto da dimettere", e dunque la bussola dovrebbe tornare ad essere un neo-umanesimo laburista, che restituisca serenità e dignità alla persona che lavora.