Mercoledì 25 aprile dalle 18 alle
19 sui gradini del palazzo ducale di Genova, 517° ora in
silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito.
Altre info su
www.orainsilenzioperlapace,org
Piazza
della Loggia
La mattina
del 28 maggio 1974 una
bomba esplode a Brescia sotto i portici di piazza della Loggia,
mentre è in
corso una manifestazione antifascista indetta dai sindacati
CGIL, CISL e UIL e dal Comitato antifascista.
L’attentato rivendicato da Ordine Nero,
provoca otto morti e più di novanta feriti. L'ordigno era stato
posto in un
cestino portarifiuti e fatto esplodere con un congegno
elettronico a distanza.
Quel giorno
in piazza c’erano
la Costituzione nata
dalla Resistenza antifascista e il lavoro: due elementi su cui
dovrebbe essere
fondato il nostro Paese
.
Dopo 38 anni quella strage non ha colpevoli.
L’attentato che nel 1993 il Giudice Istruttore Gianpaolo Zorzi
descrisse come
“un vero e proprio attacco diretto e
frontale all’essenza stessa della democrazia”
è ancora
impunito. Pasolini
disse
“Io so i nomi dei responsabili
delle stragi … Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”
.
Oggi abbiamo
gli indizi. E un discreto numero di prove. Ma nessun tribunale
che abbia voluto
o saputo scrivere i nomi dei colpevoli in una sentenza
definitiva.
Lo Stato è
responsabile di 38
anni di bugie, verità mai dette, depistaggi. Con la recente
sentenza di
assoluzione si decide di chiudere definitivamente una delle
pagine più
vergognose della storia italiana.
La strage di
Brescia è un altro
capitolo di quella strategia della tensione, impunità, servizi
deviati e
segreti di Stato che ancora nessuno ha voluto scalfire.
Piazza
della Loggia
: noi
sappiamo i nomi. E
sappiamo che saperli non serve a nulla.
Sappiamo che se i servizi segreti non avessero occultato per
anni le
informazioni che avevano in mano tutto poteva andare in modo
diverso.
Sappiamo
tutte queste cose, non
perché, come disse il Poeta, serva “la logica là dove sembrano
regnare
l'arbitrarietà, la follia e il mistero”.
Ma perché
sappiamo
chi continua a scegliere di far
regnare
arbitrarietà, follia e mistero.
La recente sentenza
bresciana è un’altra ferita proprio verso i valori che
quelle vittime civili, ormai 38 anni fa,
volevano difendere con la propria presenza in piazza.