[NuovoLab] Adversus Vialem Manifesto 21 aprile pagina 15

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Aihe: [NuovoLab] Adversus Vialem Manifesto 21 aprile pagina 15

Al punto alto della “crisi nello
sviluppo” (fine anni’60) mettevamo al centro della prospettiva di lotta il
lavoro, anzi contestavamo la divisione sociale del lavoro (tra manuale e intellettuale
ecc.), la struttura di comando della fabbrica o dell’impresa (fa differenza?);
da quella facevamo derivare la frattura, nella sfera politica, tra dirigenti e
diretti, tra rappresentanti e rappresentati, lo stesso meccanismo della delega:
per noi quella era la prospettiva che fondava il nostro dirci comunisti. (e
continuiamo a farlo, almeno nella testatina del nostro giornale) La possibilità
in atto, allora, di mettere in discussione il lavoro come produzione, anzi come
creazione di plusvalore fondava la “maturità del comunismo”, come orizzonte
strategico. Ci siamo sbagliati, illusi? Può darsi, certamente è un fatto che siamo
stati sconfitti: il mondo, è fuor di dubbio, è cambiato radicalmente, si
richiedono nuovi strumenti di analisi. E tuttavia, ora che la globalizzazione capitalistica
(e la sua crisi sistemica) ci conduce all’osso dei meccanismi di produzione
(dalla crisi di sovrapproduzione all’economia del debito come tentativo di
ovviarvi, alla finanziarizzazione ecc.) e quindi richiederebbe una teoria e una
pratica del rovesciamento di tali rapporti, che facciamo? E’ illuminante al
riguardo l’articolo di Guido Viale sul Manifesto di quest’oggi, 21 aprile. Pensiamo
(pensa Viale) che la globalizzazione si batta con la ri-territorializzazione,
sostanzialmente, della sfera dei consumi (economia o agricoltura di prossimità
ecc.) e relativa partecipazione comunitaria, parliamo di impresa (partecipata? cogestione?),
suggeriamo una sorta di principio di sussidiarietà (Viale: “creare occupazione
dove l’“iniziativa” privata non è presente o non interviene in maniera adeguata”).
Insomma, presupponiamo come esaustiva (e su questa pretendiamo addirittura di
costruire un nuovo soggetto politico “nuovo”) la sfera della distribuzione, del
consumo. anche qui si va “oltre” la socialdemocrazia, per lidi non ben definiti
(Occhetto docet). Il cittadino come consumatore,ricordiamocelo, è il paradigma
dell’ideologia neo-liberista. Pensiamo (credo che pensi Viale) che il
meccanismo unico lo si possa spezzare, semplicemente decentrandolo nei tanti
nodi della produzione reticolare. Posso dire, senza offesa, che rasentiamo un “leghismo
di sinistra”? Qualche altro, più generoso, parla di “azionismo”. Abbiamo a suo tempo
criticato il PD, perché nel suo Manifesto fondativo derubricava o ignorava il
lavoro, la sua centralità. Oggi in questo articolo che vuol essere sintetizzante
rispetto ai tanti contributi comparsi sul nuovo soggetto “nuovo”, contributi
molto eterogeni (basti pensa alla messa in riga di Stefano Rodotà), sarà un
caso, ma le parole “lavoro” e “capitale” non compaiono.
giacomo casarinostoricogenovacontatto skype: gicasarino