[Intergas] 1%Speso=99%Risparmiato - Campagna per la rinuncia…

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Autor: caloges@libero.it
Data:  
Para: intergas
Assunto: [Intergas] 1%Speso=99%Risparmiato - Campagna per la rinuncia a Expo2015 subito!
Mi pare attinente alle nostre tematicheSabina Gas Dergano



----Messaggio originale----

Da: info@???

Data: 18/04/2012 0.10

A: "noexpo"<info@???>

Ogg: I: 1%Speso=99%Risparmiato - Campagna per la rinuncia a Expo2015 subito!




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-->Aderite, diffondete, spammate su siti, mailing list, social network, fate mail bombing, agite, sostenete, viralizzate - 1%SPESO=99%RISPARMIATO                                
http://www.facebook.com/1Speso99RisparmiatoFermiamoExpo2015
http://www.noexpo.it/article.php3?id_article=208
http://www.inventati.org/offtopic/?p=236 
1,3 MLD DI EURO SPRECATI PER EXPO? 16 MLN DI EURO PER USCIRNE SUBITO!   1% SPESO  =  99% RISPARMIATO 
Il regolamento del BIE (Bureau International des Expositions) prevede la possibilità di rinunciare a Expo2015 attraverso il pagamento di penali crescenti. Uscire da Expo è non solo possibile ma urgente: il ritiro della candidatura milanese se effettuato entro aprile 2012 comporterebbe una penale di 16,2 Mln di euro. A partire da maggio 2012, e fino ad aprile 2013, la penale, (comunque irrisoria rispetto ai soldi da trovare per realizzarlo) lieviterà a 51,6 Mln di euro. Le penali devono essere sostenute dalla società Expo 2015 s.p.a. pro quota fra i soci che la compongono (Governo 40%, Comune di Milano 20%, Regione Lombardia 20%, Provincia di Milano 10%, Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura di Milano 10%. In sostanza il 90% delle quote sono pubbliche - Governo e Enti Locali). In caso di rinuncia a Expo 2015 entro aprile 2012, la penale per la nostra città sarebbe pari a 3,2 milioni di euro. Niente rispetto al deficit di bilancio locale (500 Mln di euro), poco se paragonato ai 28 Mln di euro che il Comune dovrà versare per entrare nella società Arexpo, che si fa carico dell’acquisto dell’area di Rho-Pero dove svolgere l’evento,  con il 34,6% delle quote.
A quattro anni dall’assegnazione, Expo2015 oltre che inutile e nocivo per il territorio, resta un progetto vuoto (l’immaginario proposto è in continuità con la città vetrina fatta di grattacieli, rendita fondiaria, eventi, poli logistico-commerciali, infrastrutture viabilistiche...che ben conosciamo). Questo vuoto, unito alla necessità di reperire finanziamenti drenando le già scarse risorse pubbliche, rende Expo 2015 oltremodo pericoloso per la nostra città ed insostenibile in termini sociali, ambientali oltre che economici. Per Expo il patto di stabilità non è più un dogma inviolabile. Comune, Provincia e Regione hanno chiesto a Monti una deroga al patto di 130 Mln di euro. Ossia continueranno a indebitarsi per organizzare un'esposizione che genererà altro debito, come i mega-eventi degli ultimi anni, la rinuncia di Roma alla candidatura olimpica, la ritirata del Portogallo dal corridoio 5 del TAV hanno dimostrato. La Grecia (ricordate le Olimpiadi di Atene?) è vicina. La politica italiana aspira a seguirla con tutte le energie e insiste con un Expo a perdere (costo 1,3 mld più altri 10 mld di infrastrutture) quando con 16 mln di euro di penale può essere abbandonato. Uscirne ora spendendo l’1%, e risparmiando il restante 99%, ci sembra l’unica opzione credibile e ragionevole.
Perché tutto questo?
Grandi opere, grandi eventi; così il blocco di potere economico-politico-finanziario  (trasversale agli schieramenti) vuole rilanciare un modello di sviluppo economico e di sfruttamento di città e territori vecchio e senza futuro. Dalla Spagna ad Atene, a Londra, vediamo questi immaginari di ricchezza diventare sciagure per persone,  territori e casse pubbliche. Beni comuni sacrificati e saccheggiati, privatizzazioni e tagli allo stato sociale sono le risorse con cui alimentare il profitto di banche, speculatori, multinazionali della logistica e dei servizi.  Expo2015 è la shock economy milanese: inutili padiglioni tra grattacieli, centri commerciali e alberghi; aree agricole e sistema delle acque sacrificati per il business di Fiera, cooperative, banche, costruttori.
Chi paga?
La grande crisi ci percuote: i mercati hanno imposto a Governo ed Enti Locali la priorità del riassesto di bilancio a scapito di tutto il resto. In tutto il resto ci sono i servizi alla persona, la gestione del patrimonio pubblico ed il governo del territorio. Con le casse comunali vuote,  Pisapia trova i soldi per comprare le aree Expo, mentre il suo assessore Tabacci impone tagli ai servizi, aumenti di tariffe e ulteriori privatizzazioni di patrimonio pubblico. Si continua a parlare di grande opportunità, ma per chi? Chi paga e chi ci guadagna? Nessuna risposta né ieri, né oggi. La crisi picchia duro nella capitale della precarietà, dove il mix funzionale è composto di case a prezzi inaccessibili, speculazione sul vuoto abitativo e assenza di investimento sul diritto all'abitare, comprese l'abbandono delle Cascine che dovevano essere uno dei simboli di Expo. Il tutto sotto l’egida di Formigoni, vero deus ex macchina dell’affaire Expo: Commissario di Governo, responsabile delle infrastrutture con la Regione, sodale di Fiera, unico ad avere i soldi (i nostri) per pagare le quote di Expo Spa e Arexpo Spa. Si trovano le risorse per Expo mentre il Comune utilizza lavoro a cottimo differito (rilevatori censimento), taglia i precari amministrativi, progetta la multiutility “del nord”, svende parte di Sea e Serravalle. Nonostante l'asse finanza/mattone stia navigando in cattive acque, il territorio è monetizzato e la bolla immobiliare che si gonfia. Magari esploderà proprio dopo Expo come è successo a Zaragoza (Expo'08), quando il valore degli immobili è calato del 40% in 2 anni. Nelle promesse di nuovi posti di lavoro possiamo leggere in filigrana l'incombere di lavoro nero, caporalato, infiltrazioni mafiose.
Rinunciare ora a Expo è il presupposto imprescindibile per un’idea diversa di città, pubblica, innanzi tutto per uscire dalla logica dominante di privatizzazioni e sussidiarietà; dove i diritti dell’abitare prevalgano sulla rendita, gli spazi di socialità e verde anteposti ai grigi grattacieli, la mobilità lenta e sostenibile prevalga su inutili infrastrutture e centri commerciali. Uscire da Expo e salvare aree agricole da cave, cantieri, criminalità organizzata e improbabili serre virtuali.
Expo 2015 è un vuoto progetto su carta, crisi e beni comuni sono cose reali. No Expo è una scelta a salvaguardia del territorio, della sua economia, della società, del bilancio pubblico. Al fianco dell'opposizione sociale a Tav e Tem, perchè tocca ai territori, alle persone, a noi tutti, ribellarsi alla follia di Expo e scardinare il modello di sviluppo che impone debito e sacrificio di beni comuni e diritti. Contro l’economia dei disastri che precarizza i corpi, violenta i territori e scippa la ricchezza prodotta dal sociale. Fermiamo Expo, volano usato per ridefinire il territorio metro lombardo. 1% SPESO - 99% RISPARMIATO