Autore: laura picchi Data: To: marisa.pareto@alice.it, lista123lm@gmail.com, lucca@arci.it, lucca@manitese.it, forumlucca, la gurfata, alessio ciacci, roberto sensi, giulio sensi, elena gaetti, m.ciancarella@virgilio.it, Nadia Furnari, lagana.santo@alice.it Nuovi argomenti: [Forumlucca] Strage di Piazza della Loggia,
Monti: "Pagheremo le spese processuali" Oggetto: [Forumlucca] di Fortunato Zinni sopravvissuto alla strage di Piazza
Fontana: "ho visto ed ho le prove..."
Fortunato Zinni “Ho visto, ed ho le prove, del massacro di 17 vittime innocenti e di 88 feriti nella banca dove lavoravo quel 12 dicembre 1969.
Ho le prove che nessun lavoratore di quella filiale, presente in banca quel giorno è mai stato sentito dagli inquirenti.
Ho visto, il 15 dicembre 1969, 300.000 milanesi partecipare ai funerali
in Piazza Duomo, senza uno striscione, senza cartelli, senza simboli di
partito o di associazioni, senza slogan, stretti tutti a contatto di
gomito, raccolti in un dignitoso e rispettoso silenzio. Un silenzio
tanto più assordante perché… muto. Quelle donne e quegli uomini hanno
eretto un invalicabile muro umano per fermare il palese disegno degli
attentatori di intimorire la città ed il Paese.
Ho sentito i
principali esponenti di Governo promettere ai famigliari una rapida
giustizia regalando loro una lacrima ed un abbraccio.
Li ho rivisti a Catanzaro esibirsi in una lunga ed umiliante litania di “non ricordo”.
Ho visto, ed ho le prove, effettuare gli arresti degli anarchici nei
giorni successivi alla strage, salvo poi costringere il Parlamento ad
approvare una legge per fare uscire dal carcere il principale imputato
per il superamento dei termini di carcerazione preventiva, di fronte
all’assenza di prospettiva dell’inizio del processo.
Ho visto,
ed ho le prove, Pino Pinelli, fermato dalla Polizia, entrare la sera del
12 dicembre, con il proprio motorino in Questura ed uscire cadavere
nella notte del 15 dicembre. Il reato per illegittimo fermo è stato
prescritto, la richiesta della moglie di avere giustizia non ha avuto
seguito e la morte dell’anarchico, secondo il Giudice D’Ambrosio è
dovuta a “un malore attivo”.
Ho visto la Suprema Corte umiliare
la città di Milano, con la richiesta del Procuratore della Repubblica
Enrico De Peppo di richiedere il trasferimento del processo per
legittimo sospetto sostenendo tra le motivazioni “c’è il pericolo che
presunti gruppi eversivi facciano evadere gli imputati anarchici” nella
completa indifferenza dell’opinione pubblica e della stampa.
Ho
visto, ed ho le prove, che invece ad evadere e fuggire all’estero sono
stati gli imputati neofascisti aiutati dai Servizi Segreti.
Ho
visto, ed ho le prove, che il processo, di fatto è iniziato nel gennaio
del 1977 con rinvii della Suprema Corte, con lo scoperto obiettivo,
suggerito dai potenti di turno dell’epoca di processare gli opposti
estremismi e dare così consistenza alla strategia della tensione.
Ho visto, ed ho le prove, dell’opposizione dell’Avvocato dello Stato
Gullo alla costituzione parte civile del Consiglio d’Azienda dei
lavoratori della Banca dell’Agricoltura, nell’indifferenza delle altre
parti civili contro il S.I.D. ( Servizio di Informazione Difesa )
anticipando così la decisione della Suprema Corte di annullare la
Sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro, trasferendo il processo a
Bari, non senza aver cura di far uscire dal processo Guido Giannettini, i
Servizi Segreti, i Presidenti del Consiglio, i Ministri e i vari Aloja,
Enke, Miceli, Maletti, La Bruna, che si sono aggiunti ai Guida,
Provenza, Catenacci e Allegra.
Ho visto, ed ho le prove, di avvocati di parte civile passare dal patrocinio legale delle vittime a quello degli imputati.
Ho visto, ed ho le prove, deferire al CSM da parte delle Procure di
Milano, Venezia e Bologna il giudice che aveva riaperto le indagini e
consentito il ritorno a Milano del processo, con incolpazioni e minacce
di trasferimento, rivelatesi inesistenti, tanto che lo stesso giudice ed
il Capitano dei Ros Giraudo, suo collaboratore, sono stati discolpati
con formula piena. Quel giudice oggi è più conosciuto per il
calcioscommesse che per il prezioso lavoro svolto per fare luce sulla
strage di Piazza Fontana.
Ho visto, ed ho le prove, la Corte
d’Assise di Milano condannare all’ergastolo gli esponenti di Ordine
Nuovo e nella sentenza, mai riformata dai successivi gradi di giudizio,
quella assolutoria della Corte d’Appello di Milano del 2004 e quella
della Cassazione del 2005, ammettere testualmente che “più
implicitamente che esplicitamente sono i responsabili della strage Freda
e Ventura non più condannabili perché assolti in precedenza dalla
Stessa Cassazione” 1987.
La lunga battaglia umana e
civile dei famigliari delle vittime di Piazza della Loggia, la loro
incrollabile fiducia nella giustizia, il grande e apprezzabile lavoro
dei Pubblici Ministeri di Brescia, nulla hanno potuto contro il silenzio
e l’oblio imposto dalla protervia dello Stato sullo stragismo del
dopoguerra nel nostro paese.
Una Giustizia capace solo di
applicare puntualmente le norme sul pagamento delle spese processuali a
carico delle parti civili soccombenti, non può non scuotere alle radici
la coscienza civile del paese. Il silenzio di “chi sa” imposto dalla
“ragion di Stato” non è più tollerabile.
Il teatrino inscenato
in questi giorni sull’interpretazione delle tesi investigative di un
libro, prevale sulla sete del Paese di conoscere la verità sulla
strategia della tensione. Non a caso, se il cinema italiano scopre
Piazza Fontana dopo 43 anni, per la stampa e gli intellettuali il
problema non è il fallimento della Giustizia, ma se un libro ha visto
giusto o no.
Per favore, i magistrati ci risparmino le
giustificazioni sulle applicazioni delle norme! E la “coscienza civile”
del Paese si ribelli e chieda l’apertura degli armadi, la rimozione dei
segreti di ogni risma, la possibilità per gli storici, i ricercatori e
gli analisti di visionare tutti gli atti, per consentire al Paese di
avere una memoria condivisa sugli anni bui della nostra democrazia.