con questo flusso di denaro quante brame si possono soddisfare...!
diffondete..
siamostatiinvaldisusa#3 TAV, una questione di debiti
http://siamostatiinvaldisusa.wordpress.com/2012/04/11/3-tav-una-questione-di-debiti/
http://www.facebook.com/pages/Siamo-stati-in-Val-di-Susa-e-abbiamo-capito/315037188552577
Il 9 marzo 2012 il Governo ha pubblicato sul proprio sito
istituzionale un documento con il quale, rispondendo a 14 domande da
se stesso formulate, motivava le ragioni per la realizzazione della
Torino-Lione.
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/TAV/domande_risposte.pdf
Il documento ci informa che l’Unione Europea ha finanziato la
progettazione e le opere preparatorie nel 2008 per 671 milioni di
euro, una cifra di per sé enorme trattandosi solo di valutare la
fattibilità tecnica ed economica dell’opera.
Il governo si dimentica però di specificare quali spese esattamente
copre il contributo dell’UE: il 50% degli studi di fattibilità e solo
il 27% delle opere preliminari (il tunnel geognostico della
Maddalena).
Dalle casse franco-italiane dovrebbe uscire un ulteriore miliardo e
mezzo entro la fine del 2013 solo per completare la fase preliminare.
http://tentea.ec.europa.eu/download/project_fiches/multi_country/fichenew_2007eu06010p_final_1.pdf
A questo finanziamento si aggiunge un ulteriore contributo della
Commissione Europea europea del 2005 pari a 48 milioni di Euro per gli
studi preliminari..
http://tentea.ec.europa.eu/download/project_fiches/multi_country/fichenew_2005eu603as_final.pdf
Quando il governo parla dei soldi europei sembra riferirsi a risorse
generate dal nulla o atterrate in Val di Susa direttamente da Marte.
L’Italia è il terzo contributore del bilancio europeo, nel 2011 con 14
miliardi e mezzo di Euro pari a quasi il 15% del totale.
http://ec.europa.eu/budget/figures/2011/2011_en.cfm
Le stime contenute nel documento secondo le quali la realizzazione
delle opere comuni tra Italia e Francia dovrebbe costare 8,2 miliardi
di Euro di cui la Commissione verserebbe il 40% (il 15% dei quali sono
soldi italiani) sono numeri di mera propaganda.
Il costo dell’alta velocità in Italia è passato da un costo previsto
di 9,4 milioni di euro per chilometro nel 1991 a 51, 1 nel 2010 a
progetto realizzato.
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2011/09/Il-libro-nero-dell%E2%80%99alta-velocit%C3%A0-Capitolo-6-%E2%80%93-I-costi-veri-dellAlta-velocit%C3%A0.pdf
Inoltre, i finanziamenti a disposizione per le reti di connessione
trans-europee non sono così ingenti rispetto al numero di opere da
finanziare. Si calcola che circa 31,7 miliardi di Euro saranno a
disposizione da parte dell’Unione Europea nel periodo 2014-2020 per
finanziare 30 assi prioritari di trasporto in Europa. Ciò vuol dire
una media piuttosto bassa per singolo progetto – circa un miliardo di
Euro – che non coprirebbe tutto il 40% a cui mirano Monti e gli
omologhi d’oltralpe (ossia almeno 3,28 miliardi di cofinanziamento a
perdere).
Dunque, dove si prendono i soldi mancanti?
Il professor Monti, che le alchimie finanziarie le conosce bene, lo
scorso 19 marzo ha incontrato a Roma il presidente della Banca Europea
per gli Investimenti (BEI) chiedendo di implementare in tempi brevi il
nuovo strumento finanziario dei “project bond”.
http://www.wallstreetitalia.com/article/1344991/ue-monti-vede-presidente-bei-implementare-project-bond.aspx
Si tratta di un nuovo tipo di titoli pensati per convincere gli
investitori privati a immobilizzare per periodi lunghi la propria
ricchezza ed aiutare a finanziare le grandi opere europee tra cui la
TAV, con dei tassi di interesse allettanti e la certezza di essere
ripagati.
La vera novità di questi titoli consiste infatti nello scaricare sui
cittadini il rischio degli investitori privati. Secondo il diritto, e
come il default greco insegna, in caso di insolvenza gli Stati di
norma sono ripagati ma non gli investitori privati. Con i project bond
i paesi Europei, azionisti della BEI, rinuncerebbero al loro grado di
“seniority” e qualora qualcosa andasse storto si prenderebbero l’onere
di ripagare gli investitori privati. Ossia se c’è un costo extra, se
l’opera ha problemi tecnici, se mancano altri finanziamenti e si
ferma, o se succede altro e le società e i governi coinvolti non
ripagano i debiti contratti, allora i governi europei metterebbero
mano al loro portafoglio generando ulteriore debito pubblico.
Esiste anche una variante “all’italiana” di questi project bond, già
menzionata nel decreto “Libera-Italia”, per favorire la realizzazione
delle infrastrutture. Infatti Mario Ciaccia, Viceministro con delega
alle infrastrutture, sostiene che si possano emettere obbligazioni
puramente “privatistiche” che alla fine non generino debito. In breve,
il governo sogna che investitori istituzionali (quali fondi pensioni,
assicurazioni e banche di investimenti, nonché fondi di private
equity) possano non solo acquistare i titoli ma garantirseli
direttamente tra di loro. E per le società veicolo dei progetti create
si permetterebbero esenzioni agli attuali obblighi di ipoteca che non
superino determinate soglie del capitale sociale. Insomma, un effetto
leva enorme che ricorda quello del tanto deprecato “sistema bancario
ombra”, nonché il rischio di impacchettamenti pericolosi di questi
debiti alla “sub-prime”.
E’ utile ricordare che Ciaccia è stato chiamato al ministero da
Corrado Passera, suo collega presso il BIIS, la Banca per le
infrastrutture e lo sviluppo del gruppo Banca Intesa.
Finito un conflitto di interessi se ne fa un altro.
L’ingegneria finanziaria pensata dal governo italiano somiglia molto
alle operazioni di swap sugli interessi del debito pubblico che la
Goldman Sachs, allora guidata da Mario Draghi, ha consigliato alla
Grecia ed altri paesi una decina di anni fa.
Oggi sappiamo com’è andata a finire.
La storia del liberismo degli ultimi decenni ci insegna che alla fine
il debito torna e sono sempre gli Stati a pagare il conto, dove il
privato fallisce.
Le grandi opere fanno debito, inevitabilmente, non c’è trucco
finanziario che tenga, i professori lo sanno molto bene.
Per una lettura critica delle domande e risposte contenute nel
documento del governo si rimanda alla lettura del documento redatto
dalla Commissione tecnica della Comunità Montana Valle Susa e Val
Sangone in collaborazione con docenti universitari, economisti ed
esperti del territorio.
http://ascoltateli.org/images/materiali/analisidocumentogoverno28marzo2012.pdf