[NuovoLab] I rapporti USA - Cina nella recessione

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著者: giacomo casarino
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題目: [NuovoLab] I rapporti USA - Cina nella recessione

HALEVI IN DIRETTA COL MANIFESTO: "LA
RECESSIONE e’ GLOBALE…"


[…] cinzia gubbini: Quindi quella di oggi è una "botta" di
realismo?

joseph halevi: Sì perché sia dagli Usa che dalla Cina le notizie
non sono buone, per la Cina il quadro é più complesso in quanto é la Cina che
mostra che il sistema capitalistico si sta mordendo la coda in modo
cannibalesco.

cinzia gubbini: Infatti la principale imputata del ribasso dei
mercati di oggi è proprio la Cina. Ma perché?

joseph halevi: Dunque, sia perché le esportazioni cinesi sono
diminuite su base mensile, soprattutto verso l'Europa, sia perché le
importazioni effettuato dalla Cina hanno subito un rallentamento. Nel primo
caso il messaggio é: la domanda non tira quindi la dinamica dell'esport cinese
rallenta e ciò ridurrà la crescita cinese la quale ridurrà le importazioni della
Cina dal resto del mondo, acuendo la carenza di domanda globale.

cinzia gubbini: Già adesso, da quello che dici, le importazioni
della Cina sono rallentate...

joseph halevi: Inoltre i mercati finanziari, soprattutto quelli
di Londra, New York, Chicago futures e Nikkei (Tokyo) si reggono sulla bolla
cinese che é enorme. Fino ad oggi i cinesi hanno finanziato la bolla ma se la
loro crescita diminuisce questo sarà più difficile.

cinzia gubbini: Visto che la stiamo vivendo in diretta, ci
spieghi esattamente cos'e' la bolla cinese?

joseph halevi: Una enorme bolla speculativa: in Cina ci sono città nuove di
zecca completamente vuote, città con più aeroporti e con collegamenti ad alta
velocità che aumentano la capacità già di per se eccedentaria degli aeroporti.
Il tutto viene finanziato con erogazione di denaro da parte della banca
centrale verso il sistema bancario. La bolla é stata ampliata a dismisura con
la politica anticiclica varata nel novembre del 2008 per sfuggire dalla
recessione mondiale. Ci sono riusciti rimanendo bolla-dipendenti ed hanno
tirato sé il Brasile, l'Australia, l'Argentina e una grande fetta degli Usa,
nonché l'industria tedesca e dei paesi nordici dell'Europa.

cinziagubbini: Nooo, aspetta e che significa? Ce lo devi
spiegare meglio: il problema è che tutto viene finanziato dalla banca centrale
cinese ma la produzione non tiene testa all'espansione del paese? E che
c'entrano con questo il Brasile e gli Stati uniti?

joseph halevi: La banca centrale cinese ha una politica di denaro
facile, diciamo à la Draghi ma moltiplicato per tantissime volte. La produzione
sopravanza la domanda del paese e dipende in effetti dalle esporatzioni che
determinano anche una grossa fetta degli investimenti interni. Australia,
Brasile, Argentina, Usa soprattutto gli Stati che vanno dal midwest ad ovest,
esportano materie prime in quantità crescenti. Considera che la Cina produce
oltre 700 milioni di tonnellate di acciaio e oltre 1,2 miliardi di tonnellate
di cemento, oltre seicento milioni di cellulari ecc. Ecco da dove viene la
domanda di materie prime che sono un elemento centrale nella formazione dei
prodotti finanziari derivati.

joseph halevi: Il fatto nuovo dal 2006 in poi é la crescente
integrazione del midwest e del west Usa nel ciclo cinese.

joseph halevi: Queste cose sono poco capite in paesi come Italia
e Francia mentre lo sono di più in Germania ed assolutamente in Gran Bretagna

cinziagubbini: Però adesso anche la Cina esporta di meno, perché
la domanda ovunque diminuisce...e quindi diminuisce anche la loro domanda di
materie prime

cinziagubbini: e quindi tutto si blocca, giusto?

joseph halevi: Più o meno é così. Ma bisogna cogliere
l'assurdità di questo processo. Infatti se la Cina esporta con gran successo,
come é avvenuto fino al 2008, contribuisce ai cosiddetti squilibri nelle
bilance dei pagamenti tra le varie zone del mondo. Finalmente oggi c'è un
consenso tra gli economisti, perfino quelli delle banche, che tali squilibri
sono stati fattori importanti nell'esplosione e propagazione della crisi. Se
però la Cina non esporta quanto prima le cose si fermano.

cinziagubbini: Perché se esporta contribuisce agli squilibri? Se
esporta vuol dire che c'è domanda...no?

joseph halevi: Se esporta senza accumulare eccedenze hai ragione
tu. Ma se esporta come la Cina sta facendo assieme alla Germania ed altri pochi
paesi, accumulando eccedenze allora crea i suddetti squilibri oltre che ad
indebolire la domanda interna dei paesi verso i quali registra le eccedenze
maggiori.

cinziagubbini: Scusa la mancanza di basi, ma che vuol dire
accumulare eccedenze?

joseph halevi: Vendi più di quanto compri.

cinziagubbini: Ok, e la situazione degli Usa?

joseph halevi: Con la Cina dentro, gli Usa devono essere valutati
per parti. Una componente riparte male e debolmente ed é la componente che ora
sembra dominare. In genere questa situazione si riferisce agli stati della
costa atlantica e di vecchia industrializzazione nonché la California. Invece
vi sono stati che alimentano la crescita cinese e dipendono da essa: sono quelli
che producono materie prime e derrate alimentari. Essi si tirano dietro anche
zone di stati industriali che producono i macchinari agricoli e quelli per
l'estrazione e delle materie prime. Sugli Usa grava anche il fatto che le
finanze di una gran parte degli Stati sono in uno stato catastrofico e non usufruiscono
dell'appoggio della Federal Reserve come invece accade per il governo
federale […].

giacomo casarinostoricogenovacontatto skype: gIcasarino