Mercoledì 4 aprile dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo dcale di
genova, 515° ora in silenzio per la pace.
Altre info su
www.orainsilenzioperlapace.org.
Incollo il volantino che verrà distribuito.
A proposito di elezioni comunali
l’Italia è un paese in guerra. Conduce operazioni militari in
Afghanistan e ne ha condotte in tempi recenti in Iraq ed in Libia
contraddicendo spudoratamente l’art. 11 della Costituzione che dichiara:
“L’Italia ripudia la guerra” .
La partecipazione alle operazioni della NATO ed il placet dell’ONU non
sono sufficienti a giustificare l’impegno diretto dell’Italia: il
principio del ripudio della guerra da parte dell’Italia ( è una delle
sole due volte che la Costituzione parla di “Italia”) è assoluto.
Per di più, la giustificazione che alla guerra in Afghanistan fu data
all’indomani delle torri gemelle,cioè la ricerca e la punizione di Bin
Laden, è clamorosamente caduta nel momento in cui Bin Laden è stato
linciato da un commando statunitense.In Pakistan, non in Afghanistan.
I pacifisti e le pacifiste che da più di dieci anni danno vita a Genova
alla tenace iniziativa “Un’ora in silenzio per la pace” avrebbe motivo
di stima e solidarietà verso un candidato sindaco_dichiarasse
pubblicamente non semplicemente la propria contrarietà“alla guerra” ma
alle guerre, in particolare quella in Afghanistan, cui l’Italia sta
partecipando oggi; e sottoscrivesse le richieste di ritiro dei soldati
italiani ,di riduzione delle spese militari, di rinuncia all’acquisto
degli aerei da attacco f 35_. Anche se i Comuni non hanno competenze in
politica estera, dichiarazioni di questo genere da parte di sindaci e
candidati sindaci potrebbero avere un grande peso politico
Come ovvia conseguenza, pensiamo che non dovrebbero in futuro trovare
nuovamente cittadinanza a Genova iniziativedi carattere militarista.
Pensiamo per es. alle recenti esibizioni delle frecce tricolori,
manifestazioni rumorose ed inquinanti, che di solito hanno come effetto
quello di indurre gli spettatori ad un’ammirazione acritica dei
“gioielli” della nostra tecnologia militare, dimenticando che si tratta,
a tutti gli effetti, di armi micidiali.
Sarebbero poi un altro grande segno di speranza azioni positive volte a
favorire l’integrazione e la solidarietà:
-realizzazione di idonei luoghi di culto per le diverse religioni
presenti in città, a partire, naturalmente, dalla moschea che ha già
atteso abbastanza
-realizzazione di luoghi di scambio e di incontro tra le culture liberi,
aperto e gratuiti: potrebbero ospitare corsi di lingue e di cucina,
biblioteche multilingue, ludoteche ( molto interessante a questo
proposito la “piazzetta” di Oregina, dove un piccolo gruppo di volontari
lavora da tempo perché gli abitanti del quartiere possano frequentarsi,
conoscersi e stimarsi reciprocamente)
-potenziamento della figura del mediatore culturale, a partire dalle scuole
-promozione della cultura della pace e della conoscenza della
costituzione nelle scuole di ogni ordine e grado
- corsi di italiano aperti e gratuiti per persone di diversa madrelingua