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Autor: laura picchi
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L'imputazione Coatta del governatore siciliano ...




mar

30



Scritto da:




30/03/2012 21:41
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COMUNICATO STAMPA: "IO SO"...
l'etica della politica non ha bisogno di un GUP



LEGGE 1o ottobre 1996, n. 509
Istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia



e delle altre associazioni criminali similari.



Art. 1.



Istituzione e compiti



1. È istituita, per la durata della XIII Legislatura, ai sensi
dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare
d'inchiesta sul fenomeno della mafia, con il compito di:



a) verificare l'attuazione della legge 13 settembre 1982, n. 646, e
successive modificazioni, e delle altre leggi dello Stato, nonchè degli
indirizzi del Parlamento, con riferimento al fenomeno mafioso;



b) accertare la congruità della normativa vigente, formulando le
proposte di carattere legislativo e amministrativo ritenute opportune
per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle
regioni e degli enti locali e più adeguate le intese internazionali
concernenti la prevenzione delle attività criminali, l'assistenza e la
cooperazione giudiziaria;



c) accertare e valutare la natura e le caratteristiche dei mutamenti e
delle trasformazioni del fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni;



d) riferire al Parlamento al termine dei suoi lavori, nonchè ogni volta che lo ritenga opportuno e comunque annualmente.







2. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.



3. Eguali compiti sono attribuiti alla Commissione con riferimento alla
camorra ed alle altre associazioni comunque denominate, che abbiano le
caratteristiche di cui all'articolo 416-bis del codice penale.



4. La Commissione può organizzare i suoi lavori attraverso uno o più
comitati, costituiti secondo il regolamento di cui all'articolo 6.








Leggiamo dal sito livesicilia.it le motivazioni che hanno fatto decidere
al Gip Barone l’imputazione Coatta del governatore Lombardo







E’ da
escludere che per 10 anni Cosa nostra ha investito su un partito, il
Mpa, sul suo leader e su suo fratello, accettando, dopo ogni
competizione, di ricevere nulla in cambio e continuando a stipulare
ancora accordi nelle successive elezioni. Lo sostiene il Gip di Catania
Luigi Barone nel provvedimento con cui ieri ha disposto l’imputazione
coatta del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di
suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa, per concorso esterno in
associazione mafiosa.



A sostegno della sua tesi il giudice cita
la deposizione del pentito Maurizio Di Gati, reggente di Cosa nostra
nell’Agrigentino dal 2000 al 2002, già nota perché agli atti
dell’inchiesta Iblis, che ha rivelato come l’ordine era quello di votare
Mpa, considerato “partito emergente” al quale “ci si poteva rivolgere
per gli appalti e per quello che si aveva bisogno”. “Loro venivano – ha
spiegato Di Gati – e noi gli davamo i voti, prima però stabilivamo
quello che ci interessava e loro si impegnavano a farcelo avere”.



Le dichiarazioni di Di Gati sono state
contestate dalla difesa di Raffaele Lombardo nel processo per reato
elettorale in corso sempre a Catania: “Il collaborante – ha detto
l’avvocato Guido Ziccone – parla per cose apprese da altri e colloca
l’appoggio al Mpa fra il 2001 e il 2006, ma il Movimento per l’automia è
stato fondato nel 2005?. La ‘fiducia’ per il Gip Barone è fondamentale,
come dimostra l’appoggio tolto dal boss Di Dio dopo che Lombardo si
rifiuta di incontrare suo figlio. E il pentito Antonio Sturiale racconta
di avere appreso de relato che Angelo Lombardo sarebbe stato bastonato
perché non aveva fatto fronte agli impegni presi con il clan Santapaola
nelle elezioni regionali del 2008.



Un altro collaboratore, Gaetano D’Aquino,
sostiene che Angelo e Raffaele Lombardo avrebbero avuto l’appoggio del
boss Enzo Aiello, rappresentante provinciale di Cosa nostra, ma il
governatore si sarebbe poi ‘perso di vista’, e accusava: ’stu curnutu
scumpariu’ (questo cornuto è scomparso). In una intercettazione dei
carabinieri lo stesso Aiello sostiene che ai Lombardo, durante la
campagna elettorale, ‘ci resi i soddi nostri’ (gli ho dato i nostri
soldi). Secondo il Gip appare scarsamente ipotizzabile che se fossero
venuti meno sistematicamente gli impegni presi nel decennale scambio
patto elettorale Cosa nostra avrebbe continuato a appoggiare i Lombardo.



“Gli elementi sin qui esaminati e le
relative considerazioni svolte – conclude il Gip Luigi Barone – offrono,
dunque, a questo decidente, un ulteriore elemento indiziario che
indubbiamente dovrà essere approfondito nel corso dell’istruttoria
dibattimentale, ma che presenta, allo stato, una pregnanza tale da non
consentire, ‘ex se’, l’archiviazione del procedimento”. (Ansa)









Abbiamo voluto riportare l’art. 1 della legge che istituisce la
commissione antimafia e le motivazione che hanno spinto il Gip Barone
del Tribunale di Catania all’imputazione coatta, per fare qualche
domanda alla politica e nello specifico all’on. Bersani.



1. Come è possibile che membri della commissione
parlamentare antimafia e cioè membri di una commissione che ha poteri di
indagine simili a quelli della magistratura, abbiano potuto azzardare
un sostegno al governo Lombardo nonostante le ombre che provenivano
dalle carte giudiziarie?


2. I membri della commissione parlamentare antimafia potevano
non conoscere (o comunque avrebbero potuto accedere agli atti) e
ignorare quello che proveniva dalle indagini del tribunale di Catania?
3. Come mai non si prova la stessa indignazione e non ci si
richiama all’etica e alla morale della politica così come si è fatto per
l’on. Cuffaro?




Chiediamo dunque all’On. Bersani
di pretendere dagli esponenti siciliani del suo partito il ritiro del
sostegno politico al governo Lombardo.



Anticipiamo che nell’eventualità il governatore Lombardo dovesse essere
rinviato a giudizio chiederemo le dimissioni di tutti gli esponenti
siciliani delle commissioni antimafia che non potevano non sapere o che
potevano sapere ma non hanno voluto.... anche se crediamo vi siano ad oggi tutti i presupposti per chiederle senza aspettare le decisioni del GUP.



Chiederemo inoltre l’azzeramento di quella politica e quindi di quei
politici che hanno usato la Memoria solo come retorica ma non come
Valore a cui fare riferimento.... anche se crediamo vi siano ad oggi tutti i presupposti per chiederle senza aspettare le decisioni del GUP.







All’antimafia
tutta chiediamo di prendere una posizione netta perché non possiamo
fare finta che questi problemi non rientrino nella lotta alle mafie. Non
abbiamo bisogno di una decisione del Gup per giudicare la politica del
governatore Lombardo e dei suoi alleati. Non abbiamo bisogno di un
rinvio a giudizio per richiamarci all’etica delle scelte.
On.
Bersani avrebbe dovuto ascoltare Rosy Bindi che, venendo in Sicilia,
pose un problema etico al sostegno del governo Lombardo. Le ricordiamo
cosa disse Rosy Bindi:
“Sono
scandalizzata. Il mio partito é andato ad infilarsi al governo con
Lombardo anche pregiudicando la possibilità di un’alternativa. Lombardo è
stato in qualche modo sollevato dal sospetto di mafia e declassato al
voto di scambio. Ti paresse poco! Qualcuno gli ha fatto anche i
complimenti. Vogliamo un intrigo meno chiaro tra politica e penale di
questo? Io ho preso una posizione chiara. Mentre loro si trincerano
sulla situazione locale io ho posto la questione molte volte, per me si è
sbagliato”




Associazione Antimafie "Rita Atria"