Autor: dario.red Data: Para: forumgenova CC: Sergio Casanova, benny Asunto: [NuovoLab] lettera a repubblica su articolo scalfari del 25 marzo
ve la giro perchè non la vedrete mai sui giornali ovviamnete.
ciao
dario
----- Original Message -----
From: dario.red@???
To: segreteria_genova@???
Cc: segretaria_di_redazione@???
Sent: Monday, March 26, 2012 1:45 PM
Subject: riflessioni sul fondo di scalfari del 25 marzo
vi giro una lettera scritta or ora alla redazione di repubblica.
se ci fossero errori di tipo tecnico, sono gradite segnalazioni.
ciao
dario
E' un errore difendere l'art. 18?
Scalfari nel suo fondo del 25 marzo sostiene che il sindacato sbaglia nell'opporsi alla riforma dell'art. 18, in quanto norma "irrilevante".
Se fosse così irrilevante ci si chiede il motivo per cui la destra liberal - finanziaria (di cui questo governo è una efficace espressione), ci tenga tanto ad eliminarlo.
E' del tutto pacifico che esiste già ampia libertà di irrogare licenziamenti individuali (se interessano meno di 5 dipendenti) o collettivi (se più di 5), per un "giustificato motivo oggettivo".
In tali casi il giudice davanti al quale sia impugnato il licenziamento, potrà accertare solo la veridicità delle motivazioni addotte nel licenziamento, ma non potrà in alcun modo sindacare le scelte del tutto discrezionali dell'impresa nell'organizzazione del lavoro.
La riforma in atto non aggiungerà dunque alcun nuovo motivo di licenziamento, rispetto a quelli esistenti, ma ha quale unica conseguenza di ridurre drasticamente le sanzioni per il datore di lavoro, nel caso in cui il licenziamento sia dichiarato illegittimo con sentenza.
La bozza approvata dal governo dunque sdogana la libertà di licenziare illegittimamente, in assenza di giusta causa e giustificato motivo oggettivo, in violazione di leggi e contratti, eliminando il forte deterrente esercitato fino ad oggi dall'art. 18.
Licenziare diventerà economicamente conveniente, essendo previsto un tetto massimo al risarcimento, svincolato dalla durata del giudizio di accertamento (inferiore a quello minimo esistente), con la preclusione della possibilità di essere reintegrati nel posto di lavoro.
Liberarsi di un lavoratore anziano prossimo alla pensione, di un sindacalista, di un lavoratore che pretende il rispetto delle condizioni di sicurezza sul lavoro, comporterà sacrifici accettabili per il datore di lavoro, tenuto anche conto delle incertezze e delle difficoltà insite nei giudizi di impugnativa di licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
L'evidente vantaggio per le aziende sarà quello di avere le mani libere in ordine al rispetto delle norme contrattuali e legislative che tutelano la parte debole del rapporto che è il lavoratore.
La falsa prospettazione, su cui martellano concordemente politici e mezzi di informazione, che questa riforma aumenterà la possibilità di licenziare, farà il resto, creando il terreno culturale adatto alla irrogazione di migliaia di licenziamenti illegittimi, come già accaduto con la riforma dei contratti a termine del 2001, e conseguente intasamento dei tribunali.
Se aumenterà la competitività delle aziende, questo avverrà a scapito della legalità, della dignità, e della salute dei lavoratori.
Per questo quei poteri economici, che considerano il lavoro solo merce, ci tengono tanto a questa riforma.