Galaverna (un lettore del Manifesto) chiedeva in un precedente intervento : "Non c'era una crisi economica in Siria? Non c'erano condizioni occupazionali disastrose?Non è stato questo ad innescare la protesta?[...]"Aggiungo: quale era lo stato dei diritti civili e politici e quello del controllo poliziesco-repressivo? Come si è arrivati dal Baath socialista al dominio assoluto della famiglia Assad?A queste domande che fanno da sfondo (anche storico) alla crisi siriana dovrebbe materialisticamente rispondere un giornale che si dice comunista, per non dover interpretare i fatti quotidiani con chiavi di volta in volta geopolitiche, gabbate per antimperialiste, e/o di contrasti confessionali interislamici. Invece, nulla di tutto ciò, salvo qualche intervista a questo o quel leader della rivolta. Era questo il terreno analitico di cui dotarsi (le fonti non mancano, basta cercarle) al fine di esaltare la propria autonomia di giudizio, di diversificarsi (in questo modo effettivamente) dal mainstream: sottraendosi così ai contraccolpi della guerra propagandistica mossa dall'una parte all'altra. E invece avete scelto come giornale, prevalendo in voi su ogni altra la previsione della "guerra umanitaria" e quindi assumendo come compito primario, se non unico, quello di una sorta di controinformazione, di infognarvi in querelles senza fine sulla veridicità di certe informazioni e di certi video provenienti dall'opposizione, dalla parte cioè che avrebbe interesse a chiedere un intervento straniero. Facendo la conta (dubitativa) dei morti lamentati da una parte e dall'altra. E' un'ottica preconcetta e perdente. Comunque, solidarietà attiva al Manifesto, perché possa rapidamente uscire dal tunnel della liquidazione coatta amministrativa.
giacomo casarinostoricogenovacontatto skype: gicasarino
