Ottime riflessioni.
Vorrei provare a porre un paio di considerazioni e riflessioni con delle
domande a cui dare una risposta che in sintensi sono:
a) La modalità di "hacklab" dentro gli SQOT funziona o è fallimentare?
b) Hackmeeting in roaming per l'italia con l'intenzione di creare
aggregazione e creazione di iniziative locali funziona o è fallimentare?
E nel dare delle risposte vorrei cercare di considerare in modo quanto
più obiettivo questi aspetti, almeno cercando di identificare:
1) Una fotografia reale della situazione attuale
2) Una analisi fattuale dei risultati conseguiti con questi approcci
E sulla base di questi valutare se "hackmeeting" è sul medio periodo un
fallimento o un successo.
Ovviamente la mia opinione è di critica costruttiva, ma cercherei di
stimolare una discussione in cui l'aspetto soggettivo lasci spazio
all'individuazione di parametri di valutazione quanto più oggettivi.
On 3/15/12 10:29 AM, Robert J. Newmark wrote:
> Hackmeeting serve a una e una cosa soltanto ormai (che non e' beccare
> l'amici na vorta l'anno). e e' supportare e spingere aggregazione
> LOCALE. ti sei chiesto perche' Hackit si fa dove si fa ogni anno? dal
> 2004 praticamente ci si muove dove c'e' un hacklab nascente, e gli si
> cerca di dare forza e supporto con hackmeeting.
> Parma/Genova/Napoli etc etc.
> hanno degli hacklab (piu' o meno mantenuti) anche grazie ad hackit.
Ok, stando sempre sul pratico facciamo un paio di riflessioni a riguardo:
a) Aggregazione Locale -> Hacklab
Ci siamo detti che il CCC ha anche una importanto valenza politica, ma
che non è orientata ad escludure ma piuttosto a cercare di essere
omni-inclusiva (cosa che invece in hackmeeting c'è la fortissima
tendenza a fare ghettizzando un certo ambito specifico).
Il CCC ha portato alla nascità di moltissime realtà locali, di fatto
hackerspaces:
-
http://www.ccc.de/de/regional
http://www.ccc.de/de/club/chaostreffs
Gli "hackerspaces" in chiave crucca (o mediamente europea) esistono
ugualmente e mi pare che siano mediamente diversi dagli "hacklab"
italiani in salsa hackmeeting.
In Italia il concetto di hacklab proposto da "hackmeeting" ha un
fortissimo connotato politico dato dal fatto che lo si vuole per forza
infilare in uno SQUOT/CSOA, quindi "calarlo" in una realtà che non
necessariamente appartiene agli hacker.
La domanda che mi pongo è:
E' un successo il tentativo di impiantare hacklab locali dentro gli CSOA
o è un fallimento?
Io non necessariamente lo vedo come un successo perchè l'approccio di
volere porre un hacklab nel contesto di un CSOA/SQuOT porta ad
"escludere" parte della comunità hacker anzichè essere "inclusiva",
volendo connotare in modo rigido alcuni punti di vista?
b) Bilancio complessivo della politica di distribuzione territoriale
Ci sono stati una dozzina di hackmeeting, andando in roaming in varie
città, disperdendo molte energie per la gestione logistica e senza la
possibilità di creare un punto di aggregazione di riferimento la cui
capacità di aggregazione possa crescere ogni anno.
IMHO ciò è male.
Allora, posto che l'obiettivo è quello di distribuzione terriotirale per
consentire l'aggregazione locale e la nascità di hacklab la domanda che
pongo è:
- Come bilancio complessivo, cosa è rimasto in ogni posto in cui è stato
organizzato un hackmeeting?
- C'è un hacklab attivo in ogni luogo dove hm è passato?
- C'è un aggregazione locale effettiva che con periodocità si incontra
e promuove attività sotto il cappello dell'hacklab?
Non lo so', ma sulla base di questo dato sarebbe possibile tirare le
somme e capire se l'approccio hackmeeting di roaming ogni anno in un
posto diverso è efficace per il suo obiettivo o meno.
Se non fosse efficace (dati alla mano) allora sarebbe forse da
riconsiderare l'idea di hackmeeting stesso (evento itinerante in
squot/csoa).
-naif