Mi è bastato leggere il titolo (non credo che vada la pena di proseguire: "ab uno disce omnes", come recitava Virgilio) dell'articolo del guru di Repubblica di stamane ( "Che strana gioventù che odia la velocità") per toccare con mano il fatto che la le vetustà non sempre è sinonimo di saggezza, ma, nel caso, di insipienza, di incapacità passatista di misurarsi con la crisi della modernità e dei suoi miti novecenteschi: come se il giovanilismo, nell'attuale "crisi di futuro" (carenza di aspettative, frustrazioni, privazione di senso) fosse ancora un'ideologia in auge, intatta, e come se vivessimo in una prosecuzione virtuale del futurismo. Forse nessuno ha ancora scritto un "Elogio della lentezza": speriamo che qualche giovane "reale" (non immaginario, come nella mente bacata di Scalfari) si accinga a quest'opera, in sintonia con la critica della globalizzazione.
giacomo casarinostoricogenovacontatto skype: gcasarino