Di seguito e in allegato un articolo del quotidiano basco Gara sulla nascita del Movimento Herrira, del quale abbiamo già inviato la traduzione di parte del documento di fondazione .
Questo materiale è stato scritto appena prima della presentazione ufficiale del Movimento, ma pur essendo leggermente datato è di interesse per approfondirne le caratteristiche.
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Dopo il 7 gennaio e la riflessione dei «Bilgunes»
Nasce il movimento HERRIRA per riportare a casa prigionieri ed esiliati
Il lavoro di Egin Dezagun Bidea[1] e la mobilitazione di massa del 7 gennaio hanno rappresentato un momento fondativo per il nuovo movimento che sarà presentato domenica a Donostia (San Sebastian).
Secondo il documento di fondazione a cui GARA (quotidiano della sinistra indipendentista basca) ha avuto accesso, il movimento si chiamerà Herrira, e si darà come «compito storico, riportare a casa» prigionieri ed esiliati basandosi sulla somma degli sforzi dei cittadini, avrà un carattere ampio e innovatore.
Ramón SOLA | Donostia
Il dibattito che ha lanciato Egin Dezagun Bidea dopo la mobilitazione record del 7 gennaio a Bilbao ha già dato i suoi frutti: un nuovo movimento che si chiamerà Herrira e che vedrà la luce domenica a Donostia. Dal documento di fondazione discusso nei bilgunes (assemblee di base) è chiaro che non si tratta della solita iniziativa ciclica, ma si punterà a obiettivo ambizioso e «laborioso»: «La sfida che accogliamo è il ritorno a casa di prigionieri ed esiliati. Riteniamo sia un compito storico».
La necessità di questo salto di qualità era nata dalla «grande accoglienza» riservata all'iniziativa di Egin Dezagun Bidea nel «nuovo contesto politico aperto in Euskal Herria nel corso degli ultimi mesi». L'esito della mobilitazione di gennaio ha dato un segnale preciso. Grazie ad essa, si è messo in moto un dibattito nei bilgunes con l'obiettivo di valutare quali dovranno essere gli strumenti da utilizzare per coinvolgere le decine di migliaia di persone disposte a lavorare per le vittime della rappresaglia, in particolare, e per la risoluzione del conflitto in generale. Il risultato di questa riflessione è Herrira, un'organizzazione che «non nasce come erede» del movimento che storicamente si è mosso a favore dei prigionieri politici baschi, né di chi gli diede vita. «Non ha neanche l'intenzione di sostituirlo», precisa.
Si tratta di un'iniziativa importante ed esclusivamente civile, indipendente da partiti e organizzazioni politiche, che non rientra in un progetto o ideologia precisa, e che non cerca neanche di fare politica. Il suo unico obiettivo è riportare a casa prigionieri ed esiliati.
Il documento di fondazione a cui ha avuto accesso GARA, è lungo sette pagine, in cui sono riassunti gli obiettivi di fondo e le sue forme organizzative, il che rende chiaro il lavoro di sintesi realizzato. La chiave di Herrira sta nel capitolo intitolato «Principi ed obiettivo», e in questo paragrafo concreto si riassume la sua originale filosofia: «La chiave per evitare le conseguenze del conflitto risiede nella risoluzione della sua radice. Solo la soluzione dei motivi del conflitto potrà garantire che non ci saranno più prigionieri ed esiliati. Ciò si riassume nel concetto di amnistia, visto che comporta il ritorno a casa di prigionieri ed esiliati superando i motivi che hanno portato a questa situazione. Pertanto, l'amnistia è il nostro orizzonte, il nostro obiettivo; garantire che i/le prigionieri/e e le esiliate ritornino a casa».
Su queste basi, Herrira si presenta come un movimento non solo nuovo, ma anche innovativo. Ecco alcune delle sue caratteristiche:
Il background
Un'iniziativa nuova per chi lavorava prima e per chi si è unito da poco
Le oltre 110.000 persone che sono scese in strada a Bilbao riflettono la quantità di gente disposta ad impegnarsi in questa causa. La campagna Egin Dezagun Bidea dimostra che nel suo percorso di appena pochi mesi si è trasformata in un «luogo di incontro per tutte le persone che condividono questa idea, ed è alla ricerca di sempre maggiore impegno, aprendo uno spazio sempre più grande».
Di conseguenza, Herrira raccoglierà il contributo di queste persone con percorsi differenti: «Molte persone coinvolte in questa iniziativa sviluppano una sensibilità maggiore in favore dei diritti dei prigionieri. Altre vivono sulla propria pelle l'esperienza del carcere, perché hanno degli amici o dei parenti incarcerati o perché nel corso della loro vita sono state arrestate. Molte altre si sono interessate perché pensano sia arrivato il momento di trovare definitivamente una soluzione alla situazione di prigionieri ed esiliati». L'obiettivo di tutti, è lo stesso: «Uscire da questa situazione».
Obiettivi
Per prima cosa, disattivare le misure d'eccezione: come compito storico, riportarli a casa
Come «primo obiettivo», Herrira lavorerà per la disattivazione di misure quali l'ergastolo, la dispersione[2], l'isolamento o il mantenimento in carcere di detenuti malati, che «dal punto di vista dei diritti umani, sono delle misure fuori luogo in qualsiasi contesto», obbediscono alla «repressione e vendetta» ed inoltre «vanno contro la risoluzione del conflitto».
Si propone così di far ritornare nei Paesi Baschi tutti i prigionieri baschi con i diritti che ad essi spettano, così come la «fine della persecuzione di prigionieri/e politici/politiche e rifugiati», in modo che entrambi i gruppi possano partecipare anche al processo di risoluzione del conflitto basco.
L'obiettivo finale, che essi ritengono come «storico nel processo di soluzione irreversibile che si sta producendo nel XXI secolo in Euskal Herria», è il ritorno a casa di tutti/e «attraverso la messa a punto di una road map integrata nel processo di soluzione».
A questo proposito, Herrira chiarisce che tale obiettivo «va inteso come un percorso da intraprendere, non come un evento isolato. Vogliamo andare avanti nel cammino che riporti prigionieri ed esiliati a casa, senza rimanere ad aspettare, iniziando questo percorso che non terminerà fino a quando tutti e tutte non siano a casa», sottolinea.
Ambiti
Spinta alla partecipazione popolare, informazione, sensibilizzazione e solidarietà
Herrira cerca di fornire «i mezzi e il quadro necessario» a tutte le persone che, «nonostante abbiano sensibilità differenti, concordino sugli obiettivi individuati. Vogliamo costruire un luogo d'incontro».
Vuole operare in quattro aree principali. La prima è la «spinta alla partecipazione popolare» spingendo tutti i settori, da quello istituzionale all'educazione, cultura, movimento popolare. a interessarsi. In secondo luogo, raccoglierà e produrrà informazione pubblica sulla situazione delle vittime della repressione. Aspira anche a «fomentare ed organizzare la solidarietà popolare» verso di loro, «spingendo sia sul valore quanto sulla pratica della solidarietà». E oltre a questo, il movimento si dedicherà «alla sensibilizzazione e il coinvolgimento della comunità internazionale, avviando le relazioni necessarie e organizzando ambiti per la collaborazione».
Innovatore
Prenderà in considerazione forme ed esperienze che hanno visto altri movimenti vincere
Tra le novità che introdurrà Herrira, emerge l'impegno ad essere un movimento «vasto e innovatore». In questo senso, «essendo un movimento nuovo, prenderemo in considerazione quelle forme ed esperienze che hanno visto altri movimenti popolari vincere, tanto in Euskal Herria quanto nel resto del mondo. Anche se vogliamo concentrarci soprattutto sulla realtà attuale in Euskal Herria ed influire su di essa, tenendo presenti le nuove tendenze culturali, osservando la realtà sociale e conoscendo e facendo uso delle tecnologie relative alla comunicazione e all'informazione».
Parallelamente, Herrira «vuole lavorare con i cittadini, essere in costante connessione». E promette che il movimento sarà «partecipativo» e cercherà di «offrire ragionamenti e attività che lo colleghino facilmente ai cittadini».
Il movimento sa che avrà bisogno di essere «efficace» per raggiungere il suo obiettivo, cosicchè darà vita a dinamiche «capaci di generare cambiamenti». E il suo lavoro si svilupperà soprattutto «per le strade, con un massiccio lavoro comunicativo, azioni vistose, mobilitazioni partecipative...»
Senza confini
Basco ed euskaldun (bascofono), ma allo stesso tempo senza confini e plurilingue
Herrira ha una vocazione nazionale; «lavoreremo in Euskal Herria e cercando di raggiungerne ogni angolo», utilizzando un criterio basato sulla comprensione delle differenti realtà interne del paese e «senza imporre parole d'ordine omogeneizzanti». Ciononostante, allo stesso tempo dirigerà il suo lavoro verso la ricerca della solidarietà e di un lavoro comune in ambito internazionale, dove crede che la solidarietà per le/i prigioniere/i politiche/i ed esiliate/i basche/i si sia ampiamente estesa».
Ciò si rifletterà anche nell'aspetto linguistico. L'euskara (lingua basca) sarà la lingua principale che Herrira userà per la comunicazione interna ed esterna, ma userà anche il castigliano e il francese in Euskal Herria e le lingue di ciascun luogo in cui in ambito internazionale si troverà ad operare.
Partecipativo
Bilgunes locali e Bilgune nazionale in un modello che vuole andare dal basso verso l'alto
Il nuovo movimento si definisce anche come trasparente e partecipativo, in modo che ad esempio «ogni Bilgune prenderà le proprie decisioni in merito all'attività svolta, sempre tenendo ben presenti i principi e gli obiettivi del movimento». Ci sarà una struttura a livello nazionale che avrà come obiettivi semplificare i Bilgunes, offrirgli risorse e gestire le linee di lavoro accordate, ma l'obiettivo è riuscire a renderlo un movimento che «dal basso influenzerà l'alto».
Così, i Bilgunes di paese (di quartiere, di città) e il Bilgune nazionale saranno i principali ambiti decisionali e di lavoro. Herrira disporrà anche di aree di lavoro settoriali, per attività concrete come la comunicazione, le relazioni, la solidarietà o l'attività internazionale.
R.S.
Da:
www.gara.net/paperezkoa/20120130/318758/es/El-movimiento-Herrira-surge-para-traer-casa-presos-huidos
Traduzione a cura di EHL Napoli ehlnapoli@???
www.ehlitalia.org
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[1] Aderendo alla piattaforma Egin Dezagun Bidea (costruiamo il cammino) , nata allo scopo di rilanciare la battaglia per riportare a casa i prigionieri politici baschi, il 7 gennaio oltre 100.000 persone sono scese in piazza a Bilbao.
[2] I prigionieri politici baschi sono quasi sempre condannati a scontare le pene detentive lontano dai Paesi Baschi. Trascorrendo anni, spesso decenni, in carceri distanti molte ore di viaggio dai Paesi Baschi, i prigionieri sono sottoposti dallo Stato spagnolo a una vera e propria seconda condanna. Una condanna che pesa anche su familiari ed amici, costretti per fargli visita ad affrontare viaggi onerosi e sfiancanti.