1) Ho presenti le condizioni di assoluta
emergenza in cui direzione e redazione "fanno" il giornale. Tuttavia
concordo con Rossanda nel sostenere che quanto più si chiede solidarietà attiva
(finanziaria) tanto più ci si dovrebbe aprire al pubblico dei sostenitori e dei
lettori, anche per fare "il punto sullo stato del mondo e dell'Italia e
sul nostro orientamento in esso"(Rossanda). Invece il ragionamento
implicito è questo: noi siano autosufficienti nel definire la linea
politico-editoriale ( e magari ci scanniamo all'infinito nel chiuso della
redazione), a voi sta solo il compito di sostenerci: un rapporto
unidirezionale, nel vecchio stile terzinternazionalista.
2) Non concordo invece con Rossanda nel pensare
che il mutare delle forme del dominio capitalistico nel mondo metta in
discussione il nostro definirci anticapitalisti e la proposta di una pratica
conseguente. Ma questo sarebbe un lungo discorso.
3)In realtà, non possiamo affermare che SINGOLE
lotte potenzialmente antagoniste non siano in atto, solo che esse portano il
segno della frantumazione del soggetto messa in atto dal sistema, non si
unificano e non sentono l'esigenza di confrontarsi in una generale visione del
mondo per colmare il loro deficit di incidenza nella realtà. Dal punto di vista
del giornale, ciò significa che ad un'OFFERTA carente (una scarsa capacità di
offrire cifre interpretative globali/locali), corrisponde una DOMANDA, da parte
dei movimenti, saltuaria, episodica, strumentale
giacomo casarinostoricogenovacontatto skype: gcasarino