[NuovoLab] 508° or ain silenzio pe rla pace

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*_L’italia_**_tortura _*

DISEGNO CON IL FERRO OPERA DELLO SCULTORE AMERICANO FRANK PLANT

*Asti, 2012*

Ad Asti, il tribunale ha emesso il 30 gennaio una sentenza in cui,
qualificando i maltrattamenti inferti da agenti della polizia
penitenziaria nei confronti di due detenuti come «abuso di autorità
contro arrestati e detenuti» ha dichiarato prescritto il reato. L'esito
non stupisce perché non è il primo in tale direzione; colpisce però la
chiarezza con cui il giudice scrive nella sentenza che «i fatti in esame
potrebbero agevolmente essere qualificati come tortura», ma che il reato
non è previsto nel codice e, quindi, il tribunale non può che far
ricorso ad altre inadeguate tipologie di reato. Nessun dubbio, quindi,
sugli atti commessi e provati in processo, tortura è avvenuta, ma non è
perseguibile adeguatamente.

*Calabria, 1976*

Dall'altro capo della penisola, in Calabria, la Corte d'Appello tre
giorni fa ha assolto, in un processo di revisione, Giuseppe Gulotta dopo
ventidue anni di carcere, trascorsi sulla base di un processo centrato
sulla testimonianza di un presunto correo, che aveva portato
all'incriminazione anche di altri due giovani. Il fatto era del lontano
gennaio 1976, Gulotta aveva allora 18 anni, e il processo ha avuto la
revisione solo perché un ex brigadiere dei carabinieri, all'epoca in
servizio al reparto antiterrorismo di Napoli, ha raccontato quattro anni
fa che la testimonianza era stata estorta con tortura. E con torture
erano state estorte anche le confessioni dello stesso Gulotta

*Il caso «De Tormentis», 1978*

Mercoledì scorso, la ricerca di scavare in casi non risolti che viene
condotta da Chi l'ha visto? ha portato la drammatica e torbida vicenda
di gruppi speciali che operavano gli interrogatori verso la fine degli
anni Settanta di appartenenti o simpatizzanti della lotta armata. Enrico
Triaca ha raccontato la sua storia e le torture subite nel maggio 1978,
dopo il suo arresto in una tipografia romana come fiancheggiatore delle
Br: le torture vennero inflitte non da un agitato poliziotto a cui la
situazione sfuggì di controllo ma da un gruppetto all'uopo predisposto,
coordinato da questo signore delle tenebre che veniva nominato con il
nickname «De Tormentis», osceno come il suo operare.

*La tortura è una pratica «sistemica»*

Del resto i tre fatti riportati, proprio perché hanno diverse
determinazioni di territorio, di tempi in cui sono avvenute, di corpi
che hanno operato, forniscono uno scenario inquietante nel rapporto che
il nostro paese ha con la tortura: chi ha pratica di ricerca scientifica
o sociale sa che l'ampiezza di più parametri fa passare la valutazione
di quanto osservato da «episodico» a «sistemico» e cambia quindi la
modalità con cui valutare il fenomeno. Interroga per esempio, in questo
caso, sulle culture formative di chi opera in nome dello stato, sulle
coperture che vengono offerte, sull'assenza infine, da parte delle forze
politiche e culturali del paese, di una riflessione più ampia su come
questi fatti siano indicatori della qualità della democrazia.

Tratto da“Il manifesto” Mauro Palma16022012