[NuovoLab] Testo relazione su Chico Mendes

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Aihe: [NuovoLab] Testo relazione su Chico Mendes
Chico Mendes
un sindacalista a difesa della natura

Savona 23 gennaio 2012
6^ scuola di politica
promossa da Rifondazione Comunista e Sinistra Europea
“L'ombelico del mondo" storie di uomini, donne, lotte e popoli”

Ringraziamenti
r a Marco Ravera
r alla segreteria di Rifondazione Comunista di Savona
r agli amici di Sinistra Europea
r mi fa piacere che in questo cammino nel sud del mondo abbiate scelto con la figura di Chico
Mendes di inserire, negli undici incontri in programma, anche un brasiliano e un sindacalista (per
evidenti ragioni emotive e professionali)

r e ringrazio rifondazione comunista per non aver avuto alcun pregiudizio ad affidare - a un
sindacalista della Fim-Cisl - il compito di parlarvi di questo martire dell’ecologia e del socialismo
E’ una conferma che questa “scuola di politica”, rifuggendo da ogni ideologismo, ricerca il
confronto plurale di idee e testimonianze.

La lezione di Chico Mendes

Chico Mendes nella sede del sindacato lavoratori rurali di Xapuri
E’ una delle lezioni di Chico Mendes. Chico - per Marina Silva che lo ha conosciuto bene - era
essenzialmente un mediatore, un “articolatore”, un uomo che rispettava la diversità di pensiero e
credeva che se una persona ha etica e valori, dev’essere ascoltata, indipendentemente dalle sue
posizioni. Per questo modo di porsi Chico è riuscito a fare incontrare due mondi che, all’epoca,
avevano poca affinità: quello dell’ambientalismo e quello del movimento sociale e sindacale di
sinistra. Egli ha rielaborato la sua visione del mondo a partire da quest’incontro, a tal punto che,
oggi, si può dire che l’idea del socio-ambientalismo deve molto a Chico Mendes e alla sua
capacità di trascendere la propria realtà, capendo profondamente il collegamento tra quello che
accade nell’Acre e in Amazzonia e il fermento dell’ambientalismo sul piano internazionale. La
grandezza di Chico è stata la capacità di anticipare il futuro e di far diventare una lotta locale, una
lotta globale.
In questo Chico ha dimostrato di essere un visionario, riuscendo a collocare la lotta sindacale
dell’epoca, che era per la terra, per il pane e per il lavoro, dentro un contesto contemporaneo,
globalizzato.
Lui ha intravisto, prima di chiunque, che il cammino migliore era fare della lotta locale (che attrae
poca attenzione, che aggrega pochi alleati) una lotta grande, una lotta del mondo. E lui ha fatto
questo salto con semplicità, convincendoci che non serve lottare per il lavoro se la gente non ha
una casa, che non serve avere una casa se la gente non ha un ambiente in cui vivere. Chico ha
visto, molto prima di noi, che la casa e il lavoro stanno all’interno di un ambiente e che,
difendendo l’ambiente - l’Amazzonia, il Brasile, il pianeta - la gente starebbe difendendo il pane,
la terra e il lavoro.
E’ in questa visione la straordinaria attualità di Chico. La sua eredità c’impone di essere creativi,
rompere con paradigmi ritenuti immutabili, sfidare noi stessi.
L’attualità di Chico Mendes.
manifesto della cerimonia solenne al Senato Federale del Brasile a 20 anni dalla morte
La decisione dei latifondisti di eliminare Chico Mendes nasce dalla tenacia con cui il leader
sindacale dei seringueiros e della CUT, lotta contro la devastazione della foresta amazzonica e per
la difesa del modo di vita di un popolo, per la sua identità e per la sua esistenza.
Con la nascita nel 1985 del Consiglio Nazionale dei Seringueiros e la crescita del sindacato di
Xapurì, contro la deforestazione inizia una nuova forma di lotta chiamata empate (letteralmente
“pareggio”). Consiste in un’azione diretta nonviolenta che, coinvolgendo anche le donne e i
bambini impedisce fisicamente ai bulldozer e alle motoseghe di distruggere gli alberi.
Una cosa che ha a vedere con la disobbedienza civile. Una forma di contrapposizione
nonviolenta, ma che dà a quelli che la praticano lottando per diritti universali (come è il caso oggi
di “occupy wall street”) una forza morale, una dignità molto grande e un consenso diffuso.
L’altra cosa che segna l’originalità della vita di Chico Mendes, della sua filosofia e della sua
eredità politica, è questa idea della riserva estrattiva - una specie di “riforma agraria”, ma adattata
alla realtà della foresta (concepita come bene comune) e dei popoli che la abitano.
La proposta delle riserve estrattive, analoga alla demarcazione delle aree indigene, ha fatto si che
i seringueiros agli occhi dell’opinione pubblica diventassero i custodi della foresta amazzonica.
Come ha scritto Adriano Marzi nel suo libro “Chico Mendes. Una vita per l’Amazzonia”1 “[…]
Mettendo al centro delle loro rivendicazioni la difesa dell’ambiente […] i seringueiros ottengono
finalmente l’attenzione e il rispetto necessario alla loro causa. Ora gli ambientalisti di tutto il mondo
hanno una proposta concreta da contrapporre al modello predatorio” di sviluppo dell’Amazzonia.
“Da un contesto strettamente locale, la lotta dei seringueiros conquista una dimensione nazionale
e internazionale.”
Con l’idea delle "reservas extractivas" si dimostra economicamente che un ettaro di foresta
produce – solo in caucciù, noci, resine, frutti e piante medicinali – molto di più che un ettaro
destinato all’allevamento di bovini. Oltre al fatto che le riserve garantiscono la conservazione
dell’ecosistema e delle popolazioni tradizionali.
1 Adriano Marzi, Chico Mendes. Una vita per l’Amazzonia, Terre di Mezzo editore, Milano 2007.
L’idea delle riserve estrattive per questo suscita grande interesse presso le popolazioni indigene.
Così per la prima volta nella storia c’è la possibilità di un’alleanza tra gli abitanti della foresta: in
particolar modo tra indios e seringueiros che nel 1988 costruiscono nell’Acre l’Aliança dos Povos
da Floresta. Nel passato indios e seringueiros erano nemici. Chico Mendes è l’uomo dell’unità,
l’uomo del dialogo che riesce a stabilire un ponte tra seringueiros e indios superando i vecchi
conflitti, che avevano causato numerose morti e innumerevoli violenze.
La proposta delle riserve estrattive ha il merito di piacere anche agli ecologisti a livello
internazionale. L’incontro fra seringueiros, indios ed ecologisti, fa sì che questi ultimi,
nell’esprimere le loro preoccupazioni per la salvezza della foresta funzionale all’ecosistema,
tengano finalmente conto anche dei problemi economici e sociali delle popolazioni che abitano la
foresta. In questo contesto il sindacalista Chico Mendes diviene rapidamente, a livello mondiale e
presso gli ecologisti, l’interprete più lucido della questione amazzonica.
Questo discorso innovativo, si scontra inevitabilmente con il carattere arcaico della struttura di
potere ancora esistente in Brasile, ereditata dallo schiavismo latifondiario coloniale. Gli agrari e i
fazendeiros, a livello legale esercitano una forte pressione nei confronti del Governo per bloccare
le concessioni per la creazione delle “riserve estrattive”, mentre a livello dei media controllati
presentano il movimento come antinazionale, accusando i leader, di volta in volta, di essere o
filocomunisti o al servizio del capitale nord-americano o pagati dagli ecologisti.
“Agli inizi, quando lottavamo per la nostra sopravvivenza nella foresta, noi non sapevamo di
essere anche ecologisti. Sapevamo di essere lavoratori sfruttati e perseguitati, minacciati come
nuclei familiari”. Questa affermazione di Chico Mendes aiuta a comprendere come il percorso
delle loro lotte economiche, sindacali, politiche, s’incontri a un certo punto con la questione
ecologica, e come quest’ultima entri a far parte della loro cultura: non solo di quella dei leader ma
anche della popolazione. L’idea centrale: “[…] chi dipende dalla foresta per vivere è il primo
interessato a vederla conservata”.
C’è nella personalità di Chico Mendes una dote impressionante: l’intuizione. Nell'ambiente
amazzonico ha la capacità di non rimanere prigioniero di una visione meccanicistica del marxismo
e di reinterpretare il confitto sociale, fuori da un concetto tradizionale di lotta di classe che male si
adatta alla specificità dei popoli della foresta. La sua intuizione lo proietta in avanti. Senza
rinunciare a essere quello che è (un seringueiro e un sindacalista), percepisce che “rivoluzionario”
in un paese come il Brasile, è l'articolazione del sindacalismo rurale con l’ecologismo, compito
ancora oggi non del tutto compreso da molti sindacalisti e da una parte dello stesso Movimento
dei Sem Terra2.
Senza esserne intimorito, accetta partner imprevisti, assimila altri concetti, allarga la sua visione
del mondo e stabilisce alleanze innovative con il sindacalismo industriale e dei servizi, con
ecologisti, antropologi e ricercatori della classe media e persino con "gringos" americani ed
europei, di cui comprese immediatamente l’influenza verso l’opinione pubblica. Come ha scritto il
giornalista brasiliano Ricardo Arnt: Chico “[…] interpretò attivamente immagini e discorsi. Mai fu
2 In un suo articolo “Lotta di classe rivisitata o sostenibilità dello sviluppo?” Mary Helena Allegretti scrive:
“[…] Nell’Amazzonia brasiliana, lavoratori, ONG, ricercatori, imprenditori si coordinano alla ricerca di nuove forme di
produzione che equilibrino l’uso delle risorse naturali, la giustizia sociale e lo sviluppo […]. Le conquiste di questi gruppi
sono state enormi sebbene al di qua del ruolo che disimpegnano nella protezione di risorse naturali strategiche per il
paese e per il pianeta. Alla fine, mettendo insieme indios e seringueiros circa un terzo della regione sta nelle loro mani!
Dall’altra parte, i sem terra vedono il mondo diviso in due classi, loro e i capitalisti neo-liberisti e la propria lotta. Sebbene
una parte rilevante della società brasiliana guardi con simpatia alla causa […] la visione del mondo che loro difendono
non apre spazio per settori medi della società. Io non credo nell’isolamento ideologico, molto meno penso che la società,
complessa com’è, possa essere ridotta a due segmenti. L’errore di molti movimenti e partiti politici (di sinistra e di destra)
è pensare di detenere il monopolio della soluzione e di auto-qualificarsi come capaci di formulare la migliore soluzione,
trasponendo il punto di vista specifico come se fosse valido per tutte le situazioni. Credo nella diversità. Mi piacerebbe
molto vedere i sem terra con i loro diritti riconosciuti e il loro modo di produrre rispettato. Ma non accetto la distruzione di
laboratori di ricerca qui o in qualsiasi altro posto del pianeta. Mi sembra prossimo all’oscurantismo. D’altra parte, sarebbe
interessante se i movimenti sociali amazzonici potessero comprendere il valore dell’educazione e dell’organizzazione e
s’ispirassero ai sem terra per amministrare con competenza l’enorme patrimonio naturale che sta nelle loro mani. Se
ambedue, sem terra e seringueiros, percepissero meglio chi sono i loro reali nemici, forse potrebbero fare alleanze molto
creative”.
un soggetto passivo d’interessi altrui. Al contrario ha perseguito, con determinazione, i suoi
obiettivi riuscendo a proiettare la sua lotta, il dramma ecologico dell’Acre, al centro delle
preoccupazioni brasiliane, sotto il fuoco dell’opinione pubblica mondiale”.
Chico Mendes nella foresta con un antropologo nord-americano
La tragica morte di Chico Mendes, orchestrata dai latifondisti rivela ai brasiliani e al mondo una
nuova agenda politica: Amazzonia, ambientalismo, conservazione, sviluppo sostenibile e
biodiversità. Ciò mobilita, per la prima volta, l’opinione pubblica a difesa delle foreste tropicali.
D'altra parte la necessità di collegare la questione ecologica con una prospettiva di sviluppo
economico e sociale, sempre presente nelle dichiarazioni di Chico Mendes, vede giustizia socioeconomica
e difesa della natura come obiettivi tra loro inseparabili.
Per queste ragioni ricordare la figura di Chico Mendes non significa per nulla rivolgere uno
sguardo al passato, ma parlare del presente e, soprattutto, del futuro della foresta amazzonica dal
punto di vista, sia ecologico, che dei popoli che la abitano; in un’unicità di analisi e di prospettiva
tra difesa dell’ambiente e questione sociale, al cui interno è decisiva la questione indigena. Nella
traiettoria umana e politica di Chico Mendes, infatti, lotta sindacale e lotta ecologica si sono
sempre compenetrate e sovrapposte. E, questo, costituisce il suo attualissimo lascito.
Il filo rosso “invisibile” che lega Chico Mendes a Che Guevara
(.............e questo secondo incontro della Scuola di Politica con il primo)
Nel seringal vicino alla frontiera con la Bolivia dove Chico abitava e lavorava, comparve nel 1962
un esiliato politico, Euclides Távora un ex-ufficiale dell’esercito che aveva aderito giovanissimo
alla Colonna Prestes3 e al “tentativo di insurrezione comunista”. Con la sconfitta dell’insurrezione
è incarcerato. Riesce a fuggire in Bolivia e là aderisce al Partito Comunista. Dopo alcuni anni si
unisce ad alcuni operai e torna a creare un movimento di resistenza armata insieme ai contadini
boliviani. Un ennesimo golpe reazionario di destra in Bolivia lo costringe a riattraversare la
frontiera con il Brasile e nascondersi nella foresta tra alcuni seringueiros che gli insegnano la
raccolta del caucciù.
Negli ultimi anni della sua vita esce dal completo isolamento al quale lo costringe la clandestinità
e inizia l’amicizia con Francisco, il padre di Chico. Euclides si offre di insegnare a leggere e
scrivere al ragazzo, a condizione che in tutti i fine settimana Chico andasse a casa sua.
E’ da Euclides che Chico vede per la prima volta un giornale e ascolta i notiziari alla radio.
Comincia a sentir parlare di organizzazione sindacale, di solidarietà e in lui nasce l’interesse per la
questione sociale e per il destino dei popoli che vivono nella foresta. Euclides oltre ad
alfabetizzare Chico dal 1962 al 1965 gli trasmette le idee di libertà e giustizia, insieme alle prime
nozioni di diritto e politica.
Gli insegnamenti caddero in un terreno fertile, nel cuore di un essere umano speciale e grandioso
nella sua semplicità. Chico ricorda in una intervista che Euclides gli diceva, di fronte al golpe
militare in Brasile contro il Governo di João Goulart, “oggi i lavoratori stanno per essere sconfitti,
ma per grande che sia il massacro, sempre esisterà un seme che rinascerà e lì tu dovrai esserci,
anche se sarà da qui a otto, dieci anni”.
Quando nel 1975 - dieci anni dopo - Chico viene a sapere che una commissione della CONTAG
organizza un corso di sindacalismo a Brasiléia, ricorda la raccomandazione di Euclides e
partecipa, finendo per essere eletto nella segreteria del sindacato dei lavoratori rurali che lì sta
nascendo.
Raccolta del lattice dall'albero della gomma
3 La “Colonna Prestes” fu un movimento politico-militare, composto in maggioranza per tenenti e capitani dell’esercito di
diverse correnti politiche, che tra il 1925 e il 1927 si sollevò contro il Governo dell’allora presidente Artur Bernardes e,
dopo, di Washington Luis. Dopo diversi scontri sia con le truppe regolari, sia con milizie di jagunços al servizio del
Governo, furono costretti alla ritirata in Bolivia. Luis Carlos Prestes, chiamato “cavaliere della speranza” entra, in seguito,
nelle fila del PCB (Partido Comunista Brasileiro).
Chico Mendes non è morto invano
Chico Mendes meritava di vivere, ma la sua lotta sindacale a difesa della foresta amazzonica e dei
popoli che l’abitano – è duro dirlo – riuscì a rafforzarsi con la sua morte. Chico Mendes –
realmente – non è morto invano.
Funerale di Chico Mendes a Xapuri. In primo piano sulla sinistra della foto il dirigente nazionale della
CUT Sebastião Lopes Neto (o Neto) e sulla sinistra l'agronomo Gomercindo Rodrigues (o Guma) uno
dei compagni più legati a Chico Mendes.
L’assassinio del sindacalista della CUT e fondatore del PT nell’Acre è stato il punto di partenza di
molti cambiamenti avvenuti nel paese. Le idee di Chico Mendes in Brasile sono molto più attuali
oggi di quando egli era vivo. Sul piano politico-istituzionale dopo diversi anni dalla sua morte,
Julio Barbosa ex-leader seringueiro e suo discepolo è eletto sindaco di Xapuri e l’altro discepolo
Raimundo Barros (o Raimundão) consigliere comunale.
Jorge Viana ingegnere forestale - che associa la sua militanza politica e ambientale alle idee di
Chico Mendes – è eletto prima deputato federale e poi Governatore dell’Acre; Marina Silva
seringueira acreana - che non sapeva leggere fino a sedici anni e fece delle idee e della causa
portata avanti da Chico un motivo per studiare, vivere e lottare – diventa senatrice e poi ministro
dell’ambiente dal gennaio 2003 al maggio 2008.
Infine il sindacalista metalmeccanico e amico personale Luiz Inacio Lula da Silva - con il quale
Chico ha fondato il PT nell’Acre – diventa Presidente della Repubblica dal 2003 al 2010.
Chico Mendes in un'assemblea con Luis Inacio da Silva (o Lula)
Questo non significa che i conflitti sociali, economici e ambientali, che hanno come posta in gioco
la delimitazione e la gestione del territorio amazzonico, siano d’incanto superati. Per il grande
capitale brasiliano e transnazionale (industrie minerarie e del legname, imprese di agro-business e
grandi latifondi per l’allevamento di bovini) il territorio amazzonico continua, e continuerà a essere
una frontiera di sfruttamento, di accumulazione e riproduzione di risorse. Per i popoli della foresta,
cioè gli indios, i ribeirinhos 4, i seringueiros, il territorio amazzonico continuerà a essere non solo il
luogo di produzione di risorse per la loro sopravvivenza, ma un luogo identificato con valori
culturali, uno spazio di costruzione sociale, di relazioni umane e di etica con la natura. E’ evidente
che queste diverse visioni continueranno a essere tra loro in tensione e motivo di conflitti5.
Ma per pochi che sembrino i risultati, e nonostante il concetto di sviluppo in Amazzonia per molti
sia ancora sinonimo di disboscare, bruciare, radere al suolo, ammazzare; è indubbio che
nell’ambito del dispiegarsi di questo durissimo conflitto, l’ascesa sul piano politico di persone che
hanno camminato insieme a Chico, condividendo con lui il carcere e la speranza, le dolorose
sconfitte e le sofferte vittorie, hanno fatto in questi anni la differenza. Se non altro ci sono state
maggiori sensibilità e disponibilità alla demarcazione delle terre indigene e alla creazione delle
riserve estrattive: le principali rivendicazioni per cui Chico Mendes ha sacrificato la sua vita e che,
ancora oggi, rappresentano l’obiettivo prioritario per salvare quello che resta della foresta nativa e
4 Popolazioni native che vivono lungo le rive dei fiumi. Chiamati caboclos, sono discendenti del meticciato tra primi coloni
portoghesi e gli indios della regione.
5 Nella deforestazione dell’Amazzonia c’è una “logica illogicità”, il cui unico obiettivo è il profitto attraverso attività
primarie (taglio di legname, allevamento bovino, produzione di soia) che non incorporano innovazione scientifica né
tecnologica se non per la sperimentazione di colture geneticamente modificate. Anche in questo caso possiamo
utilizzare le parole di Pier Paolo Pasolini, quando scriveva – pur in un altro contesto -che dietro ad una certa idea di
sviluppo c’è in realtà “un mezzo di spaventoso regresso, uno sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale”
e, possiamo aggiungere, di genocidio etnico, oltre che di distruzione della bio-diversità.
dei suoi popoli, come ci ricorda Don Erwin Kräutler vescovo del Xingu e presidente del Consiglio
Indigenista Missionario (CIMI).
Questa cartina delimita la "chiamata" Amazonas Legal. Le zone verdi rappresentano la foresta in
piedi, le zone beige le aeree di formazione non forestale come il cerrado (simile alla savana africana)
e le zone viola le aeree già deforestate, che disegnano un arco che inizia nel Parà e arriva nel sud-est
dell'Acre passando da Tocantis, Mato Grosso e Rondonia.
Immagini della foresta amazzonica primaria in stato di conservazione
L'arco della deforestazione si espande attraverso una traiettoria che inizia con la degradazione
forestale provocata dallo sfruttamento selettivo del legname pregiato e dalla grande incidenza di
incendi, seguito da migliaia di Kmq di cerrado e foresta in pasteggio per l'allevamento estensivo dei
bovini gestito dai grandi fazendeiros.
In ultimo, dopo l'allevamento estensivo dei bovini e il relativo degrado del suolo, arriva l'agrobusiness
con la produzione estensiva di soia, riso e mais.
In questa cartina sono visibili sia le aree demarcate: quelle in marrone chiaro sono le terre indigene,
in marrone scuro quelle militari; sia le unità di conservazione: in verde scuro quelle a protezione
integrale e in verde chiaro le riserve estrattive destinate solo ad usi sostenibili con la conservazione
della foresta.
Conclusioni
Gli assassini di Chico Mendes pretendevano de-strutturare il movimento sociale, dare il colpo di
grazia alla resistenza dei seringueiros, finirla con i tentativi incipienti di proteggere l’integrità della
foresta amazzonica. Non hanno ottenuto successo. Le idee di Chico si sono propagate come
semi di una foresta indistruttibile, la foresta dei sogni umani.
Nella sua vita - come sottolinea sempre Lula - Chico Mendes ha unito, in una bandiera sola, la
lotta ecologica, la lotta sindacale e la lotta politica. Per lui sono lotte indissociabili, una
alimentando l’altra come nel ciclo di vita della foresta.
Come ha scritto Mary Helena Allegretti, l’antropologa brasiliana che ha condiviso questo
cammino, “Chico Mendes tracciò una traiettoria originale nel movimento sociale. Da seringueiro si
trasformò in sindacalista e da sindacalista in ambientalista, senza perdere quello che aveva di
peculiare in ciascuna di queste posizioni. La sua leadership era una sintesi: viveva con la
semplicità di un seringueiro, era critico riguardo alle condizioni economiche e sociali dei lavoratori
del Brasile e incisivo quando proponeva alternative alla deforestazione in Amazzonia”.
Possiamo concludere che Chico Mendes rappresenta la fusione di due grandi ideali, di due grandi
utopie dell’umanità: l’ideale di giustizia, della lotta contro la disuguaglianza e, dall’altro lato,
l’ideale dell’ecologia, della foresta, del seringueiro, dell’indio, del rispetto che lui aveva della
natura, della “madre terra”.
Sempre esiste la possibilità che l’ideale non corrisponda al reale. L’importante è che i sogni siano
sempre il riferimento per misurare il reale e cercare di re-indirizzarlo quando discorda dai nostri
principi e propositi.
Nel ricordo di Marina Silva “Chico Mendes fu un uomo di grandi propositi e morì per essi. Era una
persona dolce, che trattava tutti con leggerezza e rispetto. Preferiva la negoziazione alla disputa, il
dialogo al conflitto, l’alleanza all’individualismo, ma assunse radicalmente tutti gli scontri
necessari, fino alla fine, con la sua propria morte tanto annunciata. E ha vinto, sopravvivendo a
essa. Chi vive appena il suo proprio tempo, finisce. E c’è chi vive tanto avanti, che trapassa il
tempo e resta nel futuro, com’è avvenuto con Chico Mendes”.
20 anni dopo (agosto 2009). Foto sopra Gianni Alioti con gli amici Guma (con i due figli) e
Neto. davanti alla casa di Chico Mendes a Xapuri.Sotto Guma e Neto insieme a
Raimundão (cugino e compagno di Chico nel sindacato) nella sua casa nella foresta
all'interno della riserva estrattiva "Chico Mendes" nella regione di Xapuri.

Gianni Alioti