RIBELLARSI o andare a fare in culoIl 27 giugno le forze dell'ordine sgomberano la libera repubblica della Maddalena per iniziare i lavori per la costruzione dell'alta velocità. A quella occupazione militare del territorio valsusino, si opposero direttamente centinaia di NoTav.
Nella giornata del 3 luglio, 70.000 persone hanno assediato il cantiere della TAV in Val Susa. Un cantiere particolare, perchè in esso non lavorano operai, ma stanno trincerati militari e forze dell'ordine in anti-sommossa. Un esempio concreto della devastazione ambientale, degli interessi del grande capitale e della mafia ad esso connivente.
Il 26 gennaio lo Stato arresta 32 compagni in tutta Italia “per i fatti di quelle giornate”. Un'operazione che assume un solo significato: la resistenza attiva contro le infrastrutture, i poteri, le forze armate e le istituzioni che violentano e impoveriscono il pianeta, è considerata illegale.
Questa operazione di polizia si pone, infatti, come acmè in una scia di attacchi repressivi cominciata lo scorso aprile a Bologna, continuata nei mesi successivi a Firenze, Cuneo e, negli ultimi giorni, a Modena.
L'obiettivo è sempre quello: eliminare dalla scena realtà ed individui che lottano contro l'oppressione che banche, governi e padroni impongono ogni giorno; evitare che si uniscano alle lotte che in questo periodo vanno aumentando; creare terra bruciata intorno ai movimenti che già hanno intrapreso percorsi conflittuali, come il movimento contro la TAV. Non a caso questi arresti avvengono in un momento di particolare agitazione sociale inaugurato dal movimento dei Forconi siciliani la scorsa settimana.
L'Italia corre il rischio di incorrere in una rivolta generale. I blocchi dei tir in autostrada e la protesta in Sicilia e Sardegna dimostrano come il capitalismo possa essere messo in ginocchio, e infine annientato dall'azione congiunta di più individui. In un tale contesto di depressione economica, ogni persona che si oppone individualmente o collettivamente al sistema è considerato un criminale, arrestato e represso.
Quello che sta succedendo in Italia, così come nella nostra quotidianità a Bologna, è un esempio puro di stato di polizia, di un autoritarismo terrorista nato dal patto tra stato e capitale, imprenditoria e sbirraglia. Quando singoli individui attivi nelle lotte vengono presi dalle proprie abitazioni, minacciati, incarcerati, quando la digos ti controlla ogni giorno in tutti i tuoi movimenti, quando ogni tua azione può essere reato perchè sei un ribelle, un antagonista, un anarchico, un NoTav: questo è uno stato di polizia.
Se non ci rendiamo conto di ciò che sta succedendo, se non apriamo gli occhi sulla realtà autoritaria in cui siamo piombati, il futuro sarà per tutti una ripetizione storica di ciò che è avvenuto ormai lo scorso secolo. Mentre il sentimento di indignazione porta alla protesta pacifica davanti alle istituzioni e alle richieste ridicole di insolvenza e riforme, il capitale e i suoi cani da guardia ci divorano lentamente, togliendoci la libertà e escludendo i soggetti scomodi da questa effimera e fasulla società.
E tutto questo sta succedendo sotto i nostri occhi, proprio mentre ci troviamo spiazzati dalle esplosioni spontanee di protesta che abbiamo visto destabilizzare varie zone del paese in questi giorni.
Ben lontani dallo scegliere la rassegnazione, non possiamo che dedurre che mai come ora è tempo di scendere in strada, senza ulteriori indugi generati dalle asfissianti analisi sull'esistente.
Mischiarsi alle lotte generate da questa crisi, allargare le lotte già intraprese, fondersi nei quartieri conflittuali e nelle situazioni critiche, consolidare e nel caso ricreare i legami di solidarietà tra sfruttati, per costruire progetti finalizzati alla diffusione generale del dissenso e delle pratiche di rivolta, alla sovversione del sistema e alla rivoluzione sociale.
Rilanciamo con tutte le nostre forze le lotte, in solidarietà agli arrestati del 26 gennaio e a tutti i sequestrati dallo Stato.
Nessuna gabbia e nessun potere può arrestare il desiderio di libertà.
Avanti tutta! Compagni e compagne di Bologna