Nel messaggio di fine anno del Presidente semipresidenzialista risalta un unico monito politicamente e immediatamente “esigibile”, quello rivolto ai sindacati (detto volgarmente:“state boni, non rompete le palle al mio governo”), il tutto mascherato dietro l’esaltazione della “funzione nazionale della classe operaia”, antico “motivo” PCI rispolverato per l’occasione. Nell’ottica dell’equità tanto sbandierata in ‘sti tempi, non avrebbe guastato che il Capo dello Stato avesse almeno finto di porsi super partes (sociali), indirizzando un sia pur larvato segno di disapprovazione nei confronti delle imprese che delocalizzano all’estero per trarvi maggiori profitti. Avendo vissuto, magari per decenni,sul territorio nazionale ed essendosi alimentate della elativa forza-lavoro, non hanno maturato anch’esse un qualche obbligo verso la “coesione nazionale”? Nell’ottica borghese/liberista, tale richiamo sarebbe apparso politicamente scorretto, ma il Presidente non dovrebbe rivolgersi a TUTTO il Paese? Se avesse avuto bisogno di consigli, avrebbe potuto rivolgersi alle operaie dell’OMSA.
giacomo casarinostoricogenovacontatto skype: gcasarino
