care/i tutte/i, come sapete avremmo dovuto discutere dell'adesione  
alla campagna di pressione su banca Intesa come finanziatrice di  
Brebemi, TEM, Pedemontana e Cremona/mantova (incollo sotto il testo)  
all'ultima riunione ma poi per motivi di orario la cosa è stata  
rimandata. Il problema è che adesso l'adesione si è fatta urgente  
(come vedete dal messaggio di uno dei promotori e membro del  
coordinamento nord sud del mondo, Roberto Cuda): le adesioni  
dovrebbero arrivare entro il 10, anche se lui mi ha detto che può  
aspettare al massimo fino al 13. Possono aderire anche singoli Gas,  
tra l'altro.
La Carta prevede anche l'adesione tramite email, purché si pronuncino  
i due terzi degli aventi diritto entro due giorni lavorativi (quindi  
con i tempi ci staremmo, benché stretti): vogliamo fare così?
Ciao e grazie
Sandra
Inizio messaggio inoltrato:
> Da: "robycuda@???" <robycuda@???>
> Data: 06 dicembre 2011 17:41:50 GMT+01:00
> A: sandra.cangemi@???
> Oggetto: GRUPPO INTESA E NUOVE STRADE LOMBARDE
> Rispondi a: "robycuda@???" <robycuda@???>
>
> ciao sandra, come d'accordo ti giro tutto. grazie rob
>
>
> ----Messaggio originale----
> Da: robycuda@???
> Data: 06/12/2011 16.59
> A: <ppcontropedemontana@???>
> Ogg: GRUPPO INTESA E NUOVE STRADE LOMBARDE
>
>
> Ciao, come Movimento stop al consumo di territorio, Rete civica  
> italiana e Coordinamento nord sud del mondo stiamo lanciando una  
> campagna di pressione su Intesa Sanpaolo in relazione al  
> finanziamento di infrastrutture molto impattanti come Brebemi,  
> Pedemontana, Tem e Cremona-Mantova, anche a supporto delle azioni  
> dei gruppi locali.
>
> Vi invio in allegato un appello da sottoscrivere da parte di tutti  
> i gruppi, associazioni o organismi che condividano la campagna,  
> oltre a un dossier più approfondito.
>
> In questa fase stiamo cercando soprattutto ADESIONI, per poi  
> lanciare un comunicato stampa e partire con la campagna su larga  
> scala. Le adesioni vanno inviate a robycuda@??? o   
> r.brambilla@??? entro il 10 dicembre.
>
> Pensate di poter aderire? O anche solo di poter veicolare l'appello  
> nelle vostre liste?
>
> Grazie in anticipo, aspetto vostre
>
> A presto! Roberto Cuda - 340.2284686
Fermiamo la banca che distrugge il territorio. Votiamo con il  
portafoglio!
Si cercano adesioni!
Noi della Rete Civica Italiana, Movimento Stop al Consumo di  
Territorio e Coordinamento Nord Sud del Mondo stiamo organizzando una  
campagna con un duplice scopo:
1) fare pressione su Intesa Sanpaolo per chiedere di non finanziare   
le nuove autostrade lombarde.
2) far prendere coscienza ai cittadini di quanto sia importante usare  
i soldi in modo critico (voto con il portafoglio) in questa epoca in  
cui la finanza prevale sulla politica
Stiamo pertanto cercando gruppi/enti ecc. che promuovano alla pari  
con noi questa iniziativa.
Motivazione. Il Gruppo Intesa Sanpaolo finanzia grandi infrastrutture  
come Pedemontana, Brebemi, Tem e autostrada Cremona-Mantova, che  
perseverano nell'adozione di un modello di trasporto, quello su  
gomma, che ormai è sorpassato. Esse comprometteranno un territorio  
già fortemente inquinato, abbasseranno la qualità della vita e  
allontaneranno ulteriormente il nostro paese dagli obiettivi di  
Kyoto. Questa campagna nazionale intende quindi aprire un confronto  
tra i cittadini italiani e gli istituti di credito attivi nel  
finanziamento di nuove grandi opere. In un periodo caratterizzato  
dall’evidente segnale di una crisi economica e sociale di “sistema”,  
che obbliga tutti noi allo sforzo di identificare un nuovo modello di  
gestione del presente e del futuro, abbiamo ritenuto che le azioni  
sviluppate a difesa dei paesaggi, dei territori e dei beni comuni nei  
confronti degli amministratori (che qualche importante risultato  
inizia a far intravedere), dovessero essere affiancate da una  
specifica richiesta di “cambiamento” anche al mondo dei finanziatori  
di nuove impattanti opere (ormai anacronistiche in questo momento  
storico). Occorre far capire che “il voto con il portafoglio” è  
un'arma molto potente e ancora troppo sottovalutata: il suo buon uso  
è una nostra responsabilità quotidiana.
Strategia. In questo dossier proponiamo di esercitare la nostra  
pressione su Intesa Sanpaolo, che risulta essere l’istituto di gran  
lunga più coinvolto nei tre progetti. Il nostro invito è che ognuno  
scriva al direttore della sua filiale e, in caso di risposte  
insoddisfacenti, interrompa ogni rapporto con la banca spostando il  
conto su altri istituti più attenti come Banca Etica o le MAG.  
Ovviamente la decisione di interrompere il rapporto va comunicata sia  
ai promotori della campagna che alla direzione della propria banca.  
E’ un’azione che ovviamente non sostituisce altre forme di pressione,  
ma vuole essere uno strumento che integra le iniziative dei comitati  
e dei cittadini, che possono in questo modo promuovere la loro lotta  
nonviolenta in tutto il paese. L’iniziativa potrebbe anche offrire  
spunti e suggerimenti per altre situazioni analoghe nel paese.
Tempi. Fino al 10 dicembre cerchiamo ADESIONI da parte di gruppi,  
associazioni o qualsiasi altra organizzazione che ha a cuore la  
difesa del territorio, per poi lanciare un comunicato stampa e  
partire con la campagna su larga scala. Per questo dobbiamo aderire  
in tanti, per dare forza all’iniziativa e smuovere la situazione,  
forti dei risultati già ottenuti in campagne analoghe (Es. la  
Campagna Banche Armate, che ha prodotto cambiamenti nelle politiche  
sugli armamenti di importanti gruppi bancari).
Per le realtà che aderiscono e che poi vogliono fare di più. In un  
periodo di tempo che concorderemo effettueremo volantinaggi in tutta  
Italia fuori dalle sedi del Gruppo Intesa Sanpaolo per dire cosa  
stanno facendo rispetto al territorio, chiedendo ai correntisti e ai  
propri associati/attivisti che abbiano il conto corrente con il  
Gruppo Intesa di andare dal direttore a chiedere chiarimenti sul  
comportamento della Banca ed eventualmente cambiare istituto.
Riportiamo di seguito il testo dell’introduzione al dossier di  
presentazione (che trovate completo su www.retecivicaitaliana.it o su  
www. Vizicapitali.org e che comunque vi alleghiamo). Le adesioni  
devono essere inviate a: robycuda@???,     r.brambilla@???
*****************
Perché ancora strade?
8.200 morti nelle 13 principali città italiane, di cui 7.000 solo  
nella pianura padana secondo il Centro europeo ambiente e salute Oms  
(dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, febbraio 2011), 50.000  
morti all’anno in tutta Italia secondo il Programma Clean Air for  
Europe della Commissione Europea (febbraio 2011), quasi mille morti  
all’anno solo nella città di Milano. E potremmo continuare. Qualunque  
sia la fonte, il metodo applicato e il numero complessivo di vittime,  
è evidente che siamo di fronte ad una vera e propria strage. I numeri  
sono certamente quelli di una guerra, ma stavolta l’ecatombe è  
provocata da un killer molto più silenzioso e impalpabile:  
l’inquinamento atmosferico. Responsabili sono sostanze chimiche come  
monossido di carbonio, piombo, idrocarburi policiclici aromatici,  
benzene e le famigerate polveri sottili (Pm10). Esse provengono dalle  
industrie, dai riscaldamenti delle nostre case e soprattutto dai  
trasporti, che da soli producono il 34,7% del Pm10, il 55% del  
benzene, il 51,7% degli ossidi di azoto e il 43,1% del monossido di  
carbonio (Legambiente, Mal’aria di città 2011).
Ma se questo è il problema, i nostri amministratori dovrebbero  
adottare misure che riducano il trasporto privato su gomma e  
promuovano l’uso della ferrovia, come sta avvenendo in tutta Europa.  
In Italia, invece, i nostri governi continuano a spendere miliardi di  
euro per costruire grandi arterie stradali ed autostradali, anche in  
territori già densamente popolati e infrastrutturati. Una scelta  
miope e irresponsabile e uno spreco di denaro pubblico, ben sapendo  
che tra pochi anni il petrolio sarà in via di esaurimento, mentre  
mancano risorse per le scuole e gli ospedali. Eppure l’Italia avrebbe  
bisogno più di altri di scelte decise contro l’inquinamento (siamo  
anche ai primi posti per numero di automobili rispetto alla  
popolazione) almeno per ridurre i ritardi accumulati. Infatti da sei  
anni è in vigore il Protocollo di Kyoto – un trattato internazionale  
che punta a ridurre le emissioni di gas che alterano il clima e  
prevede pesanti sanzioni per i paesi che non lo rispettano – ma  
l’Italia si è distinta per una clamorosa inadempienza: mentre  
l’Europa ha ridotto le proprie emissioni del 2,2% (la Germania del  
18,1%) il nostro paese le ha aumentate del 9,9%, quando avrebbe  
dovuto ridurle del 6,5%. (Legambiente Lombardia, Le nuove autostrade  
lombarde non portano a Kyoto, dossier 2009)
In questo contesto la Lombardia spicca per l’arretratezza delle sue  
politiche sulla mobilità e, invece di seguire l’esempio di regioni  
avanzate come l’Ile de France, la Ruhr, la Greater London o la  
regione di Madrid, che hanno investito nel trasporto su ferro,  
continua a inseguire lo stesso modello degli anni ’60, quando il  
nostro paese viveva per la prima volta l’avvento della motorizzazione  
di massa. Oggi, casi emblematici di questa di obsoleta politica sono  
le grandi infrastrutture lombarde, prime fra tutte la Pedemontana, la  
Bre.be.mi., la Tengenziale Est Est Milano (Tem) e l’autostrada  
Cremona-Mantova, che abbiamo preso ad esempio di una strategia che  
sta impattando pesantemente sul delicato equilibrio ambientale e  
sulla nostra salute. E’ lo stesso modello che sta portando ad un  
consumo dissennato del territorio, a cementificazioni selvagge e  
all’impoverimento delle risorse naturali primarie. Al tempo stesso  
assistiamo a una profonda crisi della rappresentanza politica e a un  
grave scollamento tra istituzioni e società civile, laddove i partiti  
al potere rispondono sempre più agli imperativi dei gruppi economici  
che li sostengono.
A queste scelte distruttive – alimentate da potenti interessi  
economici e finanziari – bisogna porre un freno, chiamando a raccolta  
tutte le associazioni, i gruppi, i comitati, i singoli cittadini, le  
forze sociali e politiche. Per questo occorre organizzarsi con forme  
di pressione democratiche e nonviolente, ma efficaci, che pongano un  
limite alla distruzione del territorio. Una via da percorrere,  
accanto ai tradizionali percorsi istituzionali (petizioni, ricorsi,  
manifestazioni, ecc), è quella dell’obiezione finanziaria. Non  
dobbiamo dimenticare che la realizzazione di grandi opere è resa  
possibile dal sostegno finanziario di grandi banche, che spesso  
entrano anche nella compagine azionaria delle società concessionarie.  
Allora, considerata l’insensibilità della classe politica, perché non  
fare leva proprio sugli istituti di credito, che operano grazie ai  
nostri soldi? Perché permettere che i nostri risparmi vengano  
utilizzati per finanziarie progetti distruttivi?
Il caso della Lombardia è emblematico e perciò lo abbiamo preso come  
modello, oggetto di questo dossier e delle iniziative che speriamo  
seguiranno. La Lombardia è uno dei centri propulsori dell’economia  
italiana e le sue nuove grandi arterie sono considerate prioritarie  
nel piano di sviluppo infrastrutturale del paese, sebbene all’interno  
di una logica che i paesi più avanzati hanno abbandonato da tempo.  
Esse rispondono anche a un modello di crescita illimitata del PIL che  
ormai ha mostrato il fianco e comincia ad essere messo in discussione  
in diverse sedi nazionali e sovranazionali, a vantaggio di un nuovo  
concetto di benessere, slegato dalla logica angusta dello sviluppo  
quantitativo. Quello che succede il Lombardia interessa tutti, poiché  
qui si gioca molto delle scelte politiche ed economiche del paese e  
delle strategie dei governi attuali e futuri. Un’opposizione decisa,  
diffusa e costante da parte della società civile è il primo passo di  
un nuovo corso nella gestione del territorio, che non può ignorare le  
istanze delle persone che vi abitano a vantaggio dei soliti nomi  
dell’industria e della finanza. Pedemontana, Bre.be.mi, Tem e Cremona- 
Mantova danneggeranno la vita dei residenti e degli agricoltori,  
elimineranno molte terre coltivate, aumenteranno l’inquinamento e la  
cementificazione, per questo bisogna opporsi.