Autore: maquinaria2 Data: To: Partecipa al progetto :: Sexyshock :: Nuovi argomenti: [Sexyshock] arrivo Diana e Fabi domani Oggetto: [Sexyshock] Fwd: [Ricerca_Precaria] lettera aperta: per il comune,
contro l'egemonia
Vi ricorda niente?
baci
°maqi°
Per il comune contro l'egemonia
Scriviamo questa lettera dopo che alcun* nostr* compagni si sono trovat* a
ricevere minacce ed offese da parte di un militante che, ritenendosi offeso
a causa di un commento, su alcune vicende politiche cittadine, espresso su
facebook(!), si è spinto a mollare un ceffone accompagnato dai più svariati
insulti. Com'è ovvio, non ci interessa assolutamente tirare in ballo nomi
di singoli o di strutture, ma vorremmo piuttosto indagare la questione
pienamente politica che episodi come questo svelano al fine di proporre,
fuori dagli sterili dibattiti su stampa e media, una riflessione sulle
forme della militanza e delle relazioni.
Elementi sicuramente problematici che, però, devono essere affrontati
apertamente da chi si pone quotidianamente il problema della trasformazione
dell'esistente. Per quanto ci riguarda tutto ciò che è politico va
affrontato senza timidezze pubblicamente. Pertanto, lo scopo di questa
lettera è aprire una discussione all'interno delle strutture di movimento e
del tessuto cittadino.
Crediamo che a fronte dei problemi politici che si pongono – il rapporto
tra soggettività che esprimono un forte desiderio di partecipazione
politica dentro la crisi e le strutture più o meno consolidate di movimento
- sia essenziale ragionare sulle forme dell'attivismo. Riteniamo che gli
schemi della relazione politica che si basano sulle dicotomie escludenti
amico/nemico, interno/esterno non siano efficaci perché mettono in campo la
logica maschile della guerra. Una logica che informa la democrazia
rappresentativa che, non a caso, funziona in base alla dialettica tra
maggioranza e minoranza. Riteniamo ben più interessante un'altra logica,
quella della parzialità. Che non dice mai “o stai con me o stai contro di
me” ma a partire da una condizione specifica è aperta alla composizione e
riesce a collocarsi accanto ad altre soggettività, percorsi e pratiche. Un
esercizio di posizionamento, un collocarsi *accanto a* che significa
partire da sé senza pretendere di assolutizzare la propria parzialità. Dal
femminismo e dalla teoria queer abbiamo imparato che la ratio del Soggetto
è contro la libertà, blocca il divenire, cristallizza le identità e fa male
alla composizione delle lotte. Detto altrimenti: è contro la costruzione
del comune, che in quanto gioco delle singolarità aperte al divenire è
incompatibile con gli esercizi di egemonia.
Per questo, nelle pratiche e nelle relazioni che mettiamo in campo
quotidianamente, proviamo ad attraversare il nostro spazio ed i percorsi
politici di cui siamo parte con l'intento di marcarli al femminile, non di
certo inteso come una categoria da contrapporre in forma manichea al
maschile quanto piuttosto come una possibilità di ibridazione e
composizione di desiderio e potenza. Non ci interessa marcare territori o
fare a gara "a chi ce l'ha più lungo", anzi, crediamo che quest'elemento
sessuale delle pratica politica possa trovare forme di espressione ben più
desideranti e liberatrici per noi tutt#!
Inoltre, ci lascia sbigottiti che il movente di un gesto del genere possa
essere esattamente ciò che noi rivendichiamo come una ricchezza: la
diversità e la moltiplicazione dei percorsi politici di movimento in questa
città. Certo, le differenze talvolta possono essere inconciliabili e,
almeno per onestà intellettuale, non si può certo farne mistero! Allo
stesso modo, vorremmo dire chiaramente, però, che se ci assumiamo fino in
fondo la sfida politica di ridefinire e riempire di senso nuovo la parola
democrazia, ebbene dentro questo processo radicale e molteplice, non c'è
spazio per forme becere di contrapposizione bandesca e per pratiche che
poco hanno a che fare con il confronto e con la composizione produttiva
delle differenze.
Fermo restando che quanto scritto non è un elogio disincarnato del dialogo
democratico quanto piuttosto un tentativo di individuare un uso
intelligente della forza, ben tarato sulle dinamiche di conflitto sociale e
di cambiamento. I nostri corpi li abbiamo sempre messi a disposizione delle
lotte, nelle piazze, contro la miseria di questo presente; li sottraiamo,
però, con orgoglio ad una contesa sterile, castigata entro i confini di una
politica immaginata e agita a partire dalle passioni tristi.
Questa lettera, in ultima istanza, si pone tanto l'obiettivo di aprire un
dibattito franco sullo statuto delle relazioni nel fare politica di
movimento in città quanto quello di produrre una presa di distanza chiara e
forte da minacce, intimidazioni e da tutte quelle micro-pratiche di
comportamento orientate da attitudini simili che riteniamo passibili di
cadere in forme del politico a carattere schiettamente maschile e machista.
Bartleby spazioautogestito