[NuovoLab] Liberisti, non riformisti

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Author: giacomo casarino
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To: forumgenova inventati, forumsege
Subject: [NuovoLab] Liberisti, non riformisti

Commento a S. Cesaratto, "Liberisti, non riformisti" (il Manifesto, 26 nov. e sul sito)
Occorrerebbe uno spessore storico ed anche la consapevolezza di che cosa abbia universalmente comportato (non solo
nei confronti del PDS e dell’attuale PD) un capovolgimento di egemonia (e di
semantica, di significato delle parole). En passant, si rende conto l’autore
che cosa significhi nell’attuale mainstream liberista “liberare il lavoro”? Esattamente
l’opposto di quanto sostenevamo negli anni ’70. Ma non c’è solo il
rovesciamento semantico (segno di forza del sistema); persiste, e da tempo, anche
l’adattamento (segno di debolezza), indice del fatto che, a differenza, ad
esempio, della Restaurazione post-napoleonica, oggi, nella destra che conta,
nessuno si sogna di chiamarsi con termini (reazionari)  equivalenti a quelli di allora, “legittimista”
o “papista” (papa-Re). Il che sta a significare che, nonostante la “crisi di
futuro” che ci sta dinnanzi, l’idea del cambiamento è diventata irreversibile,
e che dunque quasi tutti, da sinistra fino ad una parte cospicua della destra
(Terzo Polo), ambiscono a farsi percepire come riformisti, ovviamente distorcendo il significato
originario e pregnante del termine. (Gli altri, i reazionari fascistoidi alla
Berlusconi, parimenti, si “biodegradano “ a moderati). La questione va dunque ben al di là dell’appropriazione indebita da parte del PD dello storico e nobile
connotato della socialdemocrazia. D'altra parte, tutta l’esperienza del Pci nel
dopoguerra (e non solo dell’amendolismo) va sotto il segno di una socialdemocrazia
di sinistra: le “riforme di struttura” (espressione mutuata dalla
socialdemocrazia svedese) altro non significano che le lotte operaie (e,
dunque, sì, anche quelle salariali) dovevano modificare/incidere sull’assetto
del capitale, “spostare in avanti” l’equilibrio del sistema, senza tuttavia
metterlo in crisi. Sotto questo punto di vista si può legittimamente
intravedere  una continuità tra la svolta
“compatibilista” dell’Eur da parte di Luciano Lama e le attuali posizioni di un
Giorgio Napolitano e dei liberal PD. Ma il fenomeno va inserito in questo quadro, più ampio.
giacomo casarinostoricogenovacontatto skype: gcasarino