Autor: Antonio Bruno Datum: To: lilliput-ge, Mailing list del Forum sociale di Genova, forumsociale-ponge, forumsege, ambiente liguria, amici-di-barcellona, amici-a-ponente Betreff: [NuovoLab] Un nuovo modello di sviluppo per uscire dal fango e
dalla crisi
ALLA REGIONE LIGURIA E A TUTTE LE AMMINISTRAZIONI LOCALI FATE LA COSA GIUSTA!
Un nuovo modello di sviluppo per uscire dal fango e dalla crisi
Dopo tanti “fiumi” di parole, che hanno seguito i recenti tragici eventi alluvionali in Liguria e in molte altre
regioni italiane, vogliamo rimettere al centro i veri nodi da affrontare se vogliamo avere un futuro come
regione e comunità. A livello programmatico emergono due visioni di evoluzione urbana palesemente
contrapposte, da una parte la perpetuazione dello sviluppo inteso nella mera crescita economica ed
infrastrutturale, dall’altra la presa di coscienza dell’urgenza della difesa del territorio e della qualità
ambientale.
La contraddizione, insanabile, si riflette ad esempio nel dettaglio degli Obiettivi di Piano di Genova quando
si precisa che per Infrastrutture si intendono Grandi Opere come Terzo Valico, Gronda autostradale,
piattaforma aeroportuale, potenziamento attività portuali, etc., con evidenti effetti sul regime delle acque e
l'equilibrio idrogeologico del territorio, mentre si auspica una non meglio precisata "messa in sicurezza
idrogeologica della città". L'ambiguità si estende a cascata a tutte le parti del piano quando anche un altro
principio fondativo, quello del "costruire sul costruito",cioè della rinuncia a edificare su aree non
urbanizzate, cede alla individuazione come Distretti di Trasformazione (con conseguente possibilità di
aumentare il carico insediativo) di aree attualmente inedificate come la Valletta S.Nicola in Castelletto o gli
Erzelli, l'ex Ospedale Psichiatrico di Quarto o l’Ospedale Galliera.
Solo in Liguria, 470 chilometri quadrati sono ad alto rischio idrogeologico con un'evidente fragilità del
territorio, che non è più in grado di sopportare eventi meteorici di eccezionale portata, ormai divenuti
strutturali a causa dei mutamenti climatici.
I molti interventi umani sbagliati hanno portato alla distruzione del nostro patrimonio forestale dovuto ad un
taglio eccessivo e ai ripetuti incendi, spesso fino alla scomparsa della copertura vegetale, esponendo il
territorio all'erosione dei suoli.
Nonostante la sua delicata natura, il territorio ligure ha subito una forte ed indiscriminata antropizzazione,
che ha cementificato colline senza regimare lo scorrimento delle acque, o regimandolo in maniera errata,
rendendo impermeabile il suolo ,sconvolgendo il delicato equilibrio.
L'eccessiva proliferazione dei porti turistici, spesso vicini o sulle foci dei torrenti, accanto all'edificazione
selvaggia in tutte le quattro province liguri, portano questa regione ad avere un primato non certo lusinghiero
nella classifica di consumo di suolo. Nonostante tutte le emergenze, che ormai annualmente incombono sul
territorio italiano, manca completamente una legge organica di governo del territorio che ricostruisca la
filiera delle competenze, mettendo in campo azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria dei nostri
bacini idrografici e ponga le basi per un'efficace riforma urbanistica.
La regione non ha bisogno di queste ambiguità ma di una chiara presa di posizione a favore di elementi che
possano garantirne il riordino e la messa in sicurezza del territorio a favore degli abitanti e delle realtà
IF- Istruzioni per il Futuro è la Rete Ligure per l’altraeconomia e gli stili di vita
responsabili, promotrice dal 2008 della Fiera Fà la Cosa Giusta! a Genova e in Liguria. La rete
è composta da più di 40 organizzazioni liguri fra gruppi di acquisto solidale (Gas), associazioni
ambientaliste, di consumatori, di finanza etica, cooperative del commercio equo e solidale,
produttori agricoli biologici, comunità, associazioni di promozione sociale e difesa dei diritti
umani.
economiche locali, contro interessi economici esterni, indifferenti alle nostre vite e al nostro futuro.
Pertanto risultano sempre più necessari strumenti idonei quali un Piano Territoriale Regionale come
documento di pianificazione, un Piano Territoriale Paesaggistico Regionale e un nuovo Piano della
Costa. Una legge regionale sulla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e nuovi PUC (Piano
Urbanistico Comunale) come veri mezzi di salvaguardia, ad iniziare da quello di Genova.
Per quest'ultimo, in fase di valutazione, chiediamo espressamente emendamenti per aumentare la
quantità di territorio permeabile nel Comune di Genova, non autorizzando nuovi insediamenti e
parcheggi in aree naturali e inondabili, evitando le tombinature che hanno rappresentato il cavallo di troia
per una dissennata cementificazione in zone alluvionabili.
Le Province devono rivedere i Piani di bacino, che è necessario aggiornare di fronte alle nuove copiose
piogge e così i piani di emergenza.
Inoltre si rende necessario implementare protocolli certi, e non ambigui, con sistemi integrati di
allarme per la gestione dell'emergenza in tutto il territorio comunale; procedere senza indugio
all’abbattimento di quegli edifici situati sugli argini che riducono la sicurezza, prevedendone la
ricollocazione ed intervenire prioritariamente in quei corsi con particolare emergenza idraulica.
Chiediamo inoltre che in Regione Liguria sia ritirato il disegno di legge n.177 che intende istituire il
regime di “silenzio-assenso” per i permessi a costruire e ritornare sulla decisione del Consiglio Regionale,
per modificare il regolamento 3/2011 del 20 luglio 2011, che ammette possibili deroghe per costruire nei
centri abitati fino a 3 metri dai corsi d'acqua.
È opportuno ricordare che il partito dell'acqua e il partito del cemento spesso vanno a braccetto oppure
coincidono. I loro interessi sono la costruzione di grandi infrastrutture, a scapito della manutenzione, e la
ricerca del profitto a scapito del diritto umano all'acqua e ad un ambiente preservato. Solo una gestione
pubblica, trasparente e partecipata dei beni comuni quali acqua, rifiuti e trasporto pubblico locale, può
garantire la conservazione di queste nostre ricchezze collettive ed essere il paradigma di un nuovo sistema
economico, che metta al centro le persone e il territorio anziché il profitto di pochi. Chiediamo pertanto il
rispetto e l'applicazione del voto referendario: la democrazia non può assoggettarsi ai diktat delle
banche, che vogliono imporre privatizzazioni che il popolo italiano sovrano ha rifiutato.
Infine occorre un forte riconoscimento del valore ambientale e sociale dell’agricoltura in particolare
quella contadina, locale e biologica. Per le sue elevate caratteristiche di sostenibilità ambientale, essa
costituisce il più importante strumento di salvaguardia del territorio, efficace per la mitigazione dei
cambiamenti climatici e la tutela del paesaggio, bene comune.
Non è ulteriormente possibile continuare ad assistere inermi a queste, che sarebbe eufemistico definire
“fatalità”: ci sono infatti responsabilità precise da parte di chi ha proposto, di chi ha autorizzato, di chi ha
costruito. Senza ulteriormente voler approfondire in questo contesto quanto esposto, riteniamo doveroso
concludere con un sempre più ripetuto “se non ora quando?”
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umani.