Szerző: ca_favale_mlist Dátum: Címzett: ca_favale_mlist Tárgy: [inquieto] Ottobre 2011
Ottobre 2011 -
Nel mentre fervono a caffa i tipici lavori autunnali (ricucire crepe
decennali, rimettere in tiro archi, chiudere le pecore nella stalla la
sera, sfalciare sotto gli ulivi per prepararsi alla raccolta, fare legna
per l'inverno) non c'e' niente di meglio alla sera che sedersi e
riflettere. Crepe, muri, appigli. Ognuno di noi costruisce un proprio
muro, insieme ad altri, o lo demolisce - la crepa, in tutti i casi, e'
foriera di notizie. Il muro compatto comunica poco. Pochi appigli. Con
una prima crepa, sai gia' dove mettere le mani. La fortezza
inespugnabile dietro cui si arroccano taluni, noiosa come la morte,
manca di appigli - necessari per stabilire relazioni...
Chi non si e' ancora accomodato in qualche angolino di questa societa`
in decomposizione accelerata, ed e` quindi ancora alla ricerca di una
dimensione piu` esplorativa dell'esistente, fara' meglio a drizzare le
uege.
L'esistente e' sconfinato, e non basterebbe una vita per esplorarlo
tutto: per questo abbiamo bisogno di appigli, di una buona mappa - dove
siano indicati gli angoli pulsanti, perche` tutti sappiamo che non sara`
in mezzo alla noia di un deserto relazionale che troveremo il bandolo
della matassa .
Gli appigli sono quello spazio di condivisione in cui si puo`
sperimentare una relazione. Essere pronti a cogliere gli appigli diventa
una qualita` importante quando ti trovi di fronte a muri impenetrabili.
Ma cogliere gli appigli implica una certa pratica, e liberta`, mentale.
Intanto occorre guardare al di la' del proprio naso. In seconda istanza,
per sperimentarsi insieme occorre disporre del proprio tempo. Inoltre,
implica avere del coraggio, qualita` assolutamente non richiesta quando
si rimane in tutto e per tutto all'interno dei meccanismi della societa`
ordinaria - esercizi di teoria e prassi della rivoluzione, a parte.
L'iperflusso di informazione che ci turbina intorno porta inoltre i piu`
all'immobilismo, a perdere di vista un loro punto di partenza. Tanto
piu` sono frastornati da notizie e informazioni, tanto piu` si ritengono
impegnati e solidali con questo o con quello, e tanto piu` si ritrovano
sempre allo stesso punto: ad esser maligni, uno potrebbe pensare che in
fin dei conti, gli va bene cosi... ma non siamo maligni (non e' vero) e
preferiamo pensare che, nonostante gli anni passino in fretta e nulla di
buono sembra profilarsi all'orizzonte, le cose stiano andando per il
meglio: la crisi che acuisce i conflitti sociali, la val susa dove c'e'
una valle intera in lotta, ed altre amenita' del genere buone giusto per
le litanie della domenica.
Chi non trasmette nessuna scintilla vitale (chiamo cosi' quell'unione
instabile tra teoria e pratica, amore e odio, passione e razionalita')
deve essere un morto che cammina... non sta a noi donargli la vita; ma
son certo che a lungo andare, convivere lungo tempo nelle vicinanze di
tali mostri sia altresi' nocivo. Occorre disfarsene al piu` presto.
Trovare il proprio punto di partenza, e da li' delineare il proprio
percorso e' l'unica chiave che puo` permetterci di entrare in relazione
con gli alri. Prescindendo da questo, si arriva al triste rituale in
cui, non sapendo che cazzo dirsi, perche` non sai chi hai davanti,
invece di passare del tempo a conoscersi, trovare ognuno gli appigli
negli altri, investire delle energie in qualcosa che potra' dare i suoi
frutti, c'e' sempre chi "spinge l'acceleratore". La macchina non e'
ancora partita, i pezzi sono ancora smontati ma intanto ti sorbisci un
primo pippone. Poi un secondo. Si alternano i vari maniaci della parola,
fino allo sfinimento.
Basterebbe metterli a tacere, gli "oratori". Ma il silenzio che si
produce, genera ansie. Ecco li' le prime crepe... nervosismo che
monta... Stare in silenzio per dieci minuti, ognuno a pensare al
proprio, di filo logico, magari dopo aver ricevuto un qualche input; e
solo dopo, parlare.
In caso di gravi intossicazioni, specie croniche, da parlantina propongo
che il silenzio sia protratto piu` a lungo possibile. Dopo, supponiamo,
un'ora di silenzio, la prima cosa che ascolti deve essere sensata se no
ti girano veramente i coglioni. E di questo se ne accorgera' anche il
parlatore piu` incallito.
Per comunicare ci vuole un minimo di concentrazione ed attenzione. Per
informare non e' richiesto nulla.
Se i momenti di socialita` che ancora riusciamo a ritagliarci vengono
rintuzzati da aggiornamenti sulla situazione X,Y,Z. Resoconto dei fatti.
Informazione, informazione e ancora informazione, allora c'e' un grave
problema. Qualcuno deve aver confuso la propaganda del fatto con il
fatto della propaganda.