[NuovoLab] CASO ITALIANO: UNA VITTORIA DELLA DEMOCRAZIA PAR…

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Autore: Antonio Bruno
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To: referendum-acqua-ge, ambiente liguria, forumsege, Mailing list del Forum sociale di Genova, amici-di-barcellona
Oggetto: [NuovoLab] CASO ITALIANO: UNA VITTORIA DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA PER LA DIFESA DEI BENI PUBBLICI
Siviglia, 13-14 ottobre 2011
AQUA PUBLICA EUROPEA

sintesi dell’intervento di MASSIMO GATTI Consigliere CdA Amiacque MI-Italia Consigliere CdA APE


CASO ITALIANO: UNA VITTORIA DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA PER LA DIFESA DEI BENI PUBBLICI

I RISULTATI DEL REFERENDUM
L’enorme successo dei Referendum del 12-13 giugno è stato raggiunto grazie a 27 milioni di voti di cittadine e cittadini che hanno scelto una gestione pubblica del servizio idrico; una maggioranza trasversale e ben più ampia di qualsiasi maggioranza politica. Adesso si tratta di tradurre questa scelta in nuove normative che portino a compimento il dettato dei referendum, realizzando una gestione pubblica del bene comune acqua che coniughi trasparenza, efficienza, democrazia, solidarietà e cooperazione internazionale. Nessun dibattito politico su questi temi può ignorare questa vittoria e la volontà popolare che l’ha decretata.
Un contributo importante è venuto da APE con l’ordine del giorno dell’assemblea approvato a Grenoble il 26 maggio 2011 (allegato A) e con l’impegno della Presidente Anne Le Strat intervenuta anche in una manifestazione svoltasi a Milano il 7 giungo scorso, a pochi giorni dal voto. 
Le aziende pubbliche hanno l’obbligo di continuare a dialogare con i comitati referendari “2 Sì per l’acqua bene comune” che si sono in tanti luoghi trasformati in comitati per l’attuazione del Referendum. 
Per evitare raggiri e imbrogli, l’attuazione del dettato dei Referendum non può che partire dalla Proposta di Legge di iniziativa popolare sostenuta da più di 400.000 firme e depositata presso il Parlamento da 4 anni; tale proposta di legge è stata calendarizzata dopo l’esito del voto per la discussione parlamentare già dal 7 luglio 2011, ma finora, purtroppo, è tutto fermo. Ogni forza politica, senza furbizie, deve misurarsi con quello che costituisce il punto di partenza per definire la nuova normativa in materia di gestione del servizio idrico. La proposta di legge popolare è infatti espressione degli stessi soggetti che hanno promosso e vinto i Referendum e articola in positivo gli obiettivi fondamentali contenuti nei Referendum stessi:
-    l’acqua è un bene comune;
-    la sua gestione deve essere pubblica e non può essere affidata al mercato;
-    non si possono fare profitti su un bene comune, ma tutte le energie vanno impegnate per nuove politiche industriali e per tariffe giuste che tutelino le fasce sociali deboli e penalizzino gli sprechi e gli alti consumi;
-    i cittadini hanno il diritto di partecipare alla definizione della gestione del servizio idrico.
L’obbligo della privatizzazione non c’è più. Le comunità e i municipi possono decidere tra gara, società mista e affidamento diretto a una gestione totalmente pubblica, ma è indubbio il significato del voto popolare per l’acqua bene comune dopo un ventennio di sbornia liberista, di impoverimento e di subalternità al pensiero unico della mercificazione, della finanziarizzazione e della privatizzazione. 
Questo risultato è ancora più rilevante per contrastare i cosiddetti “provvedimenti anticrisi” del governo nazionale italiano, contestati da enti locali di ogni colore politico, che in una stagione di tagli generalizzati su tutto, assicurano una mancia soltanto a quei comuni che ipotizzano e realizzano privatizzazioni generalizzate (art. 4 - Decreto Legge n. 138 del 13 agosto 2011). 


GLI OBIETTIVI
Non c’è più tempo da perdere e la straordinaria partecipazione popolare misurata con il voto del 12 e 13 giugno può finalmente consentire di: 
a)    adeguare rapidamente le legislazioni regionali, dopo quella nazionale, ottemperando alle decisioni della Corte Costituzionale e avendo un ruolo attivo nella Comunità Europea;
b)    considerare stella polare della nostra iniziativa in Italia gli articoli 1, 41, 42 e 43 della Costituzione della Repubblica (allegato B);
c)    puntare a buoni esempi di politica industriale e sociale del servizio idrico integrato, ad esempio, a Milano (sperimentando l’area metropolitana dell’acqua e l’unificazione tra capoluogo e provincia), in Lombardia, in Veneto, in Piemonte, in Emilia-Romagna, in Puglia e a Napoli;
d)    modificare gli ATO (ambiti territoriali ottimali) con la partecipazione di tutti i comuni di ogni provincia (nessuno escluso, capoluogo o piccolo comune) e anche di più province confinanti per delineare un ambito idrografico e non burocratico;
e)    revocare le delibere delle Conferenze d’Ambito “obbligate” alla privatizzazione;
f)    accorpare tutte le società di ogni ambito in una società unica di diritto pubblico, nella massima trasparenza che deve caratterizzazione anche la definizione delle tariffe. Occorre archiviare definitivamente la stagione degli spezzatini di aziende, presente ad esempio in Lombardia, e che penalizzano il servizio alla cittadinanza, la buona occupazione, la ricerca di nuovo lavoro, gli investimenti, l’utilizzo delle nuove tecnologie;
g)    deliberare nei consigli comunali, provinciali e regionali le modifiche degli statuti per affermare che l’acqua è un bene comune e non un bene di natura economica;
h)    promuovere l’utilizzo dell’acqua potabile negli uffici, nelle scuole e nelle città con la rete delle fontanelle e della casette ad hoc; 
i)    studiare rapidamente le forme di partecipazione della cittadinanza alla gestione dell’acqua e nuove relazioni con le lavoratrici, i lavoratori e le organizzazioni sindacali. 


SCELTE CORAGGIOSE
In questo senso si sono mosse anche alcune aziende pubbliche italiane che si sono riunite il 6 ottobre scorso a Milano per proporre la costituzione di APE-Italia e dare una scossa e un contributo costruttivo alle associazioni di categoria e alla nostra iniziativa.
Il tempo non è neutrale, l’inerzia aggrava i problemi ed è per questo che il risultato del Referendum - se lo vogliamo e non solo nei convegni - può consentire di ricostruire un modello alternativo alla borsa, alla Confindustria, alle multinazionali, ma anche alle grandi multiutility a volte con i bilanci farlocchi. Se possiamo lavorare in un quadro definito e per applicare la volontà del popolo sovrano, senza pregiudizi contro tutto ciò che è pubblico e senza sconti nel rigore dei controlli, si può creare una vera ricchezza e una opportunità di crescita per le popolazioni e per i territori.
Ha vinto l’idea di un diritto e dell’accesso universale ad alcuni servizi essenziali. Ora questa idea va difesa senza nostalgie passatistiche ma in nome dell’equità e dell’efficienza.


Massimo Gatti
Consigliere CdA Amiacque MI-Italia
Consigliere CdA APE


Paolo Carsetti
Représentant légal
Comité représentant « Sí ai Referendum per l’Acqua Pubblica »
Via S.Ambrogio n.4 – 00186 Rome, Italie
segreteria@???

Grenoble, 26 mai 2011

Objet : Appui aux mouvements promoteurs des référendums contre la privatisation du cycle de l’eau en Italie

Aqua Publica Europea (association européenne des opérateurs publics de l’eau ayant son siège à Bruxelles) défend la gestion publique, participative et transparente de l’eau.

L’Assemblée de ses membres, réunis en AG le 26 mai à Grenoble, a décidé d’apporter son soutien unanime aux mouvements citoyens pour les deux référendums italiens des 12 et 13 juin. Les deux référendums demandent l’abrogation de la loi qui vise à imposer la libéralisation et la privatisation de la gestion de l’eau en Italie.



COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 41. L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Art. 42. La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.

Art. 43. A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.