Auteur: Emiliano Date: À: lista cm-roma Sujet: [cm-Roma] OT: sabato 22 - sette anni di occupazione
7° anniversario della Ex Lavanderia
Sabato 22 Ottobre 2011
7 anni di Bene Comune
PROGRAMMA:
Dalle 15, è aperta la Ciclofficina Popolare Ex Lavanderia
ore 16, presentazione ed esperienza introduttiva dell’”Accademia
Popolare del sapone”
ore 17,30, Esibizione del Laboratorio di Danze Popolari
ore 18, festa della Caffetteria Tatawelo, presentazione delle attività,
aperitivo
ore 19, cicloriffa, presentazione della Ciclofficina Popolare e del
laboratorio di saldobrasatura
dalle 20, Cena sociale
ore 21, Progetto Teatro Pubblico, la compagnia Hoboteatro presenta:
"Love Discount Promo Live"
ore 21,40, presentazione del Progetto video, proiezione di: “Cesar Pope”
e “il Campo internazionale alla Ex Lavanderia” di Paolo Codato
ore 22,15, (sala grande) concerto: Tributo a De André con “Francosband”
- Jazz sperimentale con i “Mistikanza” - Canti e suoni dal Mediterraneo
con i “Mediterranti”
ore 22,15 (sala teatro) Milonga de cumpleaños (Aquí se baila el Tango)
a cura del Labortango
in finale brindisi generale.
COMUNICATO:
Ex Lavanderia, 7 anni di Bene Comune
Di Massimiliano Taggi
Sono passati 7 anni. Un soffio od un'eternità, dipende dalle sensazioni
del momento.
7 anni fa non sapevamo cosa sarebbe successo quando entrammo nel
Padiglione 31 del S.Maria della Pietà. Era un atto istintivo in difesa
di un bene comune di fronte alla sottrazione progressiva degli spazi
pubblici conquistati con anni di impegno e di progettazione sull’Ex
Manicomio di Roma.
Velocemente si smantellavano illegalmente gli Ostelli della Gioventù, si
riportavano i pazienti psichici nei padiglioni, si sfrattavano le
cooperative integrate, si riempiva il parco di auto.9.000 firme raccolte
giacevano in Consiglio Comunale senza rispetto alcuno per le regole
democratiche.
Ora toccava alla Ex Lavanderia, luogo storico dell’Associazionismo,
ristrutturata per essere luogo di arte e di cultura. Era troppo.
Il S.Maria della Pietà, con la sua storia terribile, con i suoi spazi
straordinariamente belli, con il suo potenziale sociale e culturale era
stato il centro dell'impegno di molti che avevano immaginato un luogo di
ricostruzione comunitaria. Un luogo dove arte, cultura, integrazione,
memoria potessero rappresentare un esempio di come gestire le risorse
pubbliche con sensatezza, capacità di immaginazione e condivisione.
Allora l'avversario principale era Storace, impegnato nel riportare
disagio e malattia nell'Ex Manicomio di Roma un po' per banali interessi
di potere un po' per colpire nel suo luogo più simbolico la Legge
Basaglia, i suoi principi ed i suoi valori.
Poi a concludere l'opera, senza neanche alibi ideologici, ci hanno
pensato Marrazzo con Veltroni e con il sostegno di quella cosiddetta
"sinistra radicale" che vestiva i linguaggi dell'alternativa,
dell'ecologia e della partecipazione, risultando però pronta a scambiare
valori e anima con un sufficiente gruzzolo di assessorati e qualche buon
sponsor elettorale.
Ed allora, quando anche un pezzo dell'associazionismo non se la sentì
più di opporsi ai propri "referenti", quando la ASLRME ci spense le
luci, chiuse i cancelli e intentò processi, nessuno, noi compresi,
pensava che avremmo resistito.
L'esperienza della Ex lavanderia è un piccolo miracolo di cui, a volte,
anche noi ci stupiamo. Sopravvissuti all'isolamento politico come al
freddo.
Abbiamo dovuto prendere atto che la Vertenza S.Maria della Pietà era
persa, persa la ragione fondativa, la radice stessa della nostra
esperienza. Di fronte alla conclamazione di ciò che soli, dicevamo, e
che risultava blasfemo: sul S.Maria della Pietà così come su tante altre
storie della nostra città, gli schieramenti politici avevano già siglato
accordi e spartizioni mentre simulavano contrapposizioni inesistenti.
In questa sconfitta restano però i segni tangibili che ancora l’impegno
e la lotta possono determinare “trasformazioni difficili da recuperare”.
Perché nel nostro territorio ci sono duecentomila metri cubi di cemento
in meno, perché le bugie dei potenti non sono passate senza
contraddittorio e perché, anche se il S.Maria della Pietà è stato
cannibalizzato, noi siamo ancora qui a ricordare chi, come e perché ha
voluto sprecare un'enorme possibilità.
A qualcuno sarebbe piaciuto che avessimo accettato la soluzione più
facile, quello scambio a perdere che viene considerato prassi
consolidata nei rapporti politici in questo paese: noi sostenere il
massacro del S.Maria della Pietà diventando complici delle
mistificazioni su immaginari campus universitari o delle simulazioni di
falsi percorsi partecipativi, loro, garantirci l'assegnazione della Ex
Lavanderia con annessi finanziamenti e complimenti. E quanto stupore nei
loro occhi, seguito da indignazione, al nostro rifiuto di vendere
l'anima al quella loro diavolo di politica.
Costretti da 7 anni ad una militanza totale, ad un presidio h24, a
costruire con le nostre mani ciò che altri fanno, magari male,
strizzando l'occhio all'assessore di turno.
Ogni tavola di legno del pavimento della sala teatrale, oggetto d'arte,
sedia, tavolo, volantino, l'abbiamo recuperato, riciclato, acquistato
grazie alla nostra fatica e ai tanti che con noi hanno condiviso questa
storia: i musicisti, gli attori, i maestri dei laboratori che
gratuitamente hanno messo a disposizione le proprie competenze e
passioni.
Rivendichiamo, oggi, di aver costruito un esperimento di nuovo spazio
pubblico che fa della risposta ai bisogni culturali, conviviali e
sociali dei cittadini la propria linfa vitale.
Non che sia facile. Abbattere le abitudini culturali che spingono
altrove dalla ricerca collettiva della felicità, che per troppi anni
hanno confuso la relazione tra soggetti con la logica del "cliente". Non
è facile comprendere e far comprendere che la libertà non è consumo ma
reciprocità, non è la rivoluzione "urlata" ma costruzione paziente e
faticosa di pratiche e regole nuove, non è parlarsi tra uguali ma
aprirsi alla relazione con chi appare differente da sé.
Oggi la crisi tremenda di un sistema politico ed economico che ha perso
l'umano, può portarci tutti in un baratro senza fine, oppure può
risvegliare in molti la voglia di trasformare il mondo.
Noi, consapevoli dei limiti e delle parzialità di cui siamo portatori,
in questa partita stiamo ancora giocando Questa è la nostra vittoria.