[Forumlucca] BRUNO AMOROSO : L'EURO IN BILICO

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EURO IN BILICO



Alcuni appunti di Aldo Zanchetta sul libro, freschissimo di stampa, <<Euro
in bilico. Lo spettro del fallimento e gli inganni della finanza globale>>
di Bruno Amoroso (Castelvecchi ed, pagg 125, E 12)



Inizierei con due parole sull’autore,Bruno Amoroso. Docente emerito di
Economia Internazionale presso l’università di Roskilde in Danimarca,
presiede il Centro Studi Federico Caffè, il non dimenticato economista di
cui fu allievo. Questo prestigioso osservatorio danese, esterno all’Italia,
gli ha permesso di guardare con occhio più limpido le vicende italiane (e
sui loro protagonisti) sulle quali si esprime con una inusuale franchezza.
Ma il suo sguardo è volto innanzi tutto alle vicende europee,con una critica
serrata che non scaturisce nel momento della crisi in atto, ma sono di
vecchia data. Lo confermano i suoi vari libri fra i quali citiamo: Della
Globalizzazione (1996), L’Apartheid globale (1999), Europa e Mediterraneo
(2000),Persone e comunità – Gli attori del cambiamento (2007), Per il bene
comune. Dallo stato del benessere alla società del benessere (2009).



Il pensiero centrale dell’autore è quello che stiamo vivendo una delle più
grandi truffe, probabilmente la più grande, della storia economica e il
libro “vuole dimostrare che l’Euro è la punta dell’iceberg del potere della
speculazione finanziaria per le proprie indisturbate scorribande globali”,
tesi che viene sviluppata con argomentazioni serrate e senza perifrasi.



Altro obbiettivo è quello di invitare ad “andare più a fondo sulle ragioni e
sulle forme dei processi in corso […] Un lavoro a volte difficile e poco
gratificante ma necessario per capire prima ancora d’indignarci, se non
vogliamo che la nostra indignazione apra la strada ancora una volta a falsi
profeti o a uomini veri del destino.”



Molto opportunamente il libro, nella prima parte, dopo aver tracciato i
caratteri della crisi attuale, compie un breve excursus sull’evoluzione nel
tempo dell’economia, da quella dello scambio centrata sul “valore d’uso” a
quella dell’accumulazione capitalistica del “valore di scambio” (“I mercati
da luoghi della socializzazione a centri del potere”), con la trasformazione
lungo i millenni dell’homo sapiens in homo oeconomicus (in sintonia con Ivan
Illich),trasformazione i cui effetti “sono stati presto percepiti per le
devastazioni prodotte sul sentire e l’essere umano e con la più recente
trasformazione del denaro stesso in merce, giungendo così alla
finanziarizzazione dell’economia”.



Questa trasformazione si afferma con la Globalizzazione “i cui capisaldi
sono l’ampliamento dei mercati finanziari per il rastrellamento delle
tangenti (rendite usuraie) su tutti i mercati del mondo e un riordino della
produzione materiale” con il fenomeno delle delocalizzazioni.
Globalizzazione che non produce la tanto decantata illusione del “villaggio
globale” bensì la dura realtà dell’”apartheid globale” e spalanca le porte
all’economia criminale.



Amoroso denuncia i nuovi poteri che governano oggi il mondo che già
Eisenhower, avvertendo del loro pericolo, aveva evocato nel discorso di
addio alla Presidenza degli Stati Uniti (1961):



-          un immenso sistema militare e una vasta industria militare


-          l’enorme potere assunto dalle élite che controllano la ricerca 
tecnologica


-          l’impulso a vivere solo nel presente saccheggiando le risorse per 
il domani




Esiste oggi realisticamente, si chiede l’autore, una via d’uscita “alla più
grande ondata di crimine finanziario organizzato della storia umana” (J.K.
Galbright)? La risposta è si. Ma occorre “ripartire dal basso, dalla vita
quotidiana delle persone, delle famiglie e delle comunità che sono il primo
livello d’esproprio attuato dai sistemi bancari e finanziari […] (ridando)
la dimensione vera di mercato al commercio, sviluppando e proteggendo la
rete locale di vendita e di distribuzione. In questo quadro la moneta può
tornare alla sua vera funzione, di mediatrice degli scambi tra reddito e
beni, anticipazione su investimenti privati e sociali.” E con il ritorno
alle monete nazionali e l’espandersi delle monete locali, una sana base di
forme di credito locale gestito da cooperative con forte partecipazione
popolare rafforzate dal “sistema partecipativo del diritto di veto delle
comunità (come) parte del corpo sociale verso decisioni non condivise.”



L’ultimo capitolo, “Oltre l’euro”, è dedicato alla parte propositiva. L’autore
individua alcuni nodi da sciogliere, dopo aver analizzato i due scenari di
fondo del dibattito attuale, quello “volontaristico” (che affida al mercato
le scelte e gli indirizzi da dare all’economia) e quello “programmato” della
definizione degli obbiettivi e del governo dell’economia da parte di poteri
pubblici.



Questi nodi da sciogliere sono:



- il potere della finanza sui mercati e sulle istituzioni

-          la ricomposizione del rapporto tra mercati e sistemi produttivi


-          le forme istituzionali della cooperazione europea da riformulare


-          il rapporto fra la moneta e i sistemi produttivi


-          l’Unione economica e monetaria e quindi l’Euro.




Un percorso possibile per l’Europa è l’introduzione di “un sistema monetario
flessibile tra i paesi europei, fondato su una moneta nazionale per i Paesi
che l’hanno conservata finora, ovvero dieci su ventisette. L’introduzione di
una moneta comune (Euromed) per i Paesi dell’Europa del sud maggiormente
colpiti dalla crisi e con sistemi economici affini. Questo sistema monetario
dovrebbe comprendere Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Grecia. L’attuale
moneta unica resta in corso per la Germania e altri stati che desiderano
rimanere nell’ Euro e tradizionalmente appartenenti all’area del Marco
tedesco.”



Il tutto accompagnato da una clearing union tra tutte le monete europee con
un coordinamento dei cambi valutari e la costituzione di un Fondo di
solidarietà e da un impegno comune di una guerra contro la speculazione
finanziaria e contro le “armi finanziarie di distruzione di massa”. Questi i
punti essenziali di un discorso che nel libro ovviamente è più ampio.



La tesi che Amoroso sostiene -già esposte del resto nel libro “Della
Globalizzazione”- è quella di una politica economica europea rispettosa
delle diverse caratteristiche storiche, geografiche, sociali e quindi anche
economiche dei vari paesi, in opposizione a quella incentrata sulle
caratteristiche e le esigenze del nucleo forte che ha visto il suo
arricchimento a scapito dei paesi del sud e dell’est dell’Europa, attuata in
tre tappe:

-          la Politica agricola comune “che ha spostato i sistemi produttivi 
agricoli dal Sud al Nord dell’Europa, devastando territori e habitat di 
intere regioni”


-          il modello di mercato interno prescelto che “ha finanziato e reso 
possibile il trasferimento e la concentrazione del potenziale industriale, 
finanziario e di ricerca dei Paesi europei nel nocciolo forte della Comunità 
europea, la famosa <banana europea> da Londra a Milano”


-          infine con l’introduzione dell’Euro che “ha tolto ai governi 
nazionali ogni possibilità di gestire politiche economiche e sociali diverse 
da quelle neoliberiste della Globalizzazione, e creato una camicia di forza 
per ogni futura scelta politica.”




Un libro quindi che ha il merito di compiere una vigorosa analisi critica
dell’attuale deriva del ben diverso progetto europeo che fu quello di
Spinelli e Rossi e di accompagnarla, nel momento di un disastro ormai
preannunciato, da una coraggiosa indicazione di un possibile percorso
alternativo. Un libro quindi che segnalo quale strumento importante per un
serio dibattito.