A Roma sabato scorso molti cartelli e striscioni dei manifestanti vertevano
sul debito, riflettendo le varie posizioni in campo (Fuori dal debito, fuori
dall'euro!, Il vostro debito non lo paghiamo, etc), alcune delle quali si
confronteranno sabato e domenica prossima a Chianciano. Più modestamente
personalmente distribuivo il testo dell'appello della Campagna per il
congelamento del debito, campagna che sta assumendo una dimensione europea
(non per merito nostro, noi ci stiamo accodando solo ora!). Chi vuole
approfondire gli obbiettivi di questa campagna potrà presenziare domani sera
giovedì in Provincia, ore 21, al dibattito con Giulio Marcon e Francuccio
Gesualdi e potrà leggere, se lo vorrà, quanto sotto.
Ricordo che chi vuole leggere l'appello e firmare per la Campagna potrà
farlo sul sito:
http://cnms.it/campagna_congelamento_debito.
Mi permetterò di far seguire a questo un secondo messaggio con la recensione
dell'ultimo, a mio parere notevole, libro di Bruno Amoroso, l'EURO IN
BILICO. Non so quanti si stanno rendendo conto che siamo di fronte a un
problema che si sta avvitando velocemente e i cui effetti si ripercuoteranno
sulle nostre vite in maniera pesante
Aldo
UN AUDIT SUL DEBITO, UNA ILLUSIONE EUROPEA ?
Cosa è l’audit
L’audit è una valutazione o controllo di dati o procedure di un bilancio
aziendale. Per estensione la parola è stata applicata al caso del controllo
del bilancio di uno stato e più in particolare del suo debito: consistenza,
origine, veridicità e liceità delle voci.
Esistono dei precedenti storici di audit del debito di uno Stato. Il più
recente è quello dell’<<audit integrale>> del debito dell’Ecuador,
realizzato nel 2008, a seguito del quale tale paese ha rifiutato di pagare
una parte del debito, risultato fraudolento.
Oggi il problema è sorto in Europa con la crisi del debito “sovrano” sorta
dapprima in Grecia e estesa poi a altri stati fino a coinvolgere l’Italia.
La proposta di “congelare” il debito italiano e di dare avvio a una
procedura di audit ha riscosso consensi ma anche perplessità e obiezioni.
Molte di queste, ascoltando le motivazioni, sono dovute più alla novità del
tema e alla sua scarsa conoscenza piuttosto che a una presunta
“impraticabilità” della procedura o “inconsistenza” della proposta. Lo
conferma il seminario tenutosi in Spagna, a Madrid, dal 7 al 9 ottobre 2011,
con la partecipazione di oltre trecento persone di vari paesi –fra questi
economisti e studiosi del problema del debito degli Stati- in particolare,
oltre alla Spagna, di Islanda, Grecia, Irlanda, Portogallo e Belgio, cioè
dai paesi più particolarmente afflitti dal problema del debito.
Le obiezioni più frequenti che abbiamo ascoltato
Una delle obiezioni che abbiamo ascoltato, venata da preconcetti, è la
presunta diversa situazione fra l’Ecuador, paese in cui sarebbe possibile
immaginare la fraudolenza, e l’Italia, paese con un governo democraticamente
eletto e quindi legittimato a contrarre debiti a nome del popolo italiano. E
il caso della Grecia, paese europeo a noi vicino? Qui la fraudolenza sarebbe
stata possibile o no? E perché? E ora la Spagna, dove si sta avviando un
percorso per attivare un audit cittadino, dal basso, autorevole e
indipendente?
Un’altra delle obiezioni mosse è quella secondo la quale la moratoria del
debito ipso facto equivarrebbe a una dichiarazione di default ovvero di
fallimento. In realtà, per tornare al caso dell’Ecuador, il paese non è
stato dichiarato fallito in sede internazionale né quando ha annunciato l’audit
né quando lo ha concluso, denunciando la parte di debito risultata
fraudolenta che di conseguenza non sarebbe stata “onorata”.
Una terza obiezione fatta è il fatto che del debito italiano ha goduto una
categoria estesa di cittadini, ad es (sic!) i pensionati baby e che pertanto
la diffusione stessa delle ricadute renderebbe impossibile individuare delle
responsabilità precise. Sarebbe come dire che siccome l’evasione o l’elusione
fiscale sono diffusissime (quanti non hanno pagato al “nero” una parcella
medica o quella di un idraulico?), perciò stesso non sono perseguibili né di
diritto né di fatto.
Una quarta è connessa a una sfiducia diffusa nell’operato delle molte
“commissioni di inchiesta” che hanno costellato la storia della nostra
Repubblica. Dovrebbe essere chiaro che non deve trattarsi né di una
commissione nominata unilateralmente dal governo né di una classica
commissione parlamentare e, come nel caso dell’Ecuador, dovrebbe avere una
composizione non esclusivamente nazionale.
Una quinta obiezione è legata al fatto che una moratoria colpirebbe
indiscriminatamente il debito verso le grandi istituzioni internazionali
come le banche, estere o nazionali, e i piccoli risparmiatori i quali, in
una credenza arretrata di alcuni anni, sarebbero possessori di almeno la
metà del debito italiano. Se così era all’inizio degli anni ’90, oggi i
piccoli risparmiatori possiedono (dati di Bankitalia) solo il 17% del debito
dello Stato, e sono chiaramente individuabili per cui una loro esclusione
dal provvedimento è tecnicamente possibile.
Una sesta obiezione infine è quella che una operazione di questo genere
richiederebbe un passo congiunto di diversi stati e non è possibile a
livello di un solo stato. A costo di essere monotoni citiamo di nuovo il
caso dell’Ecuador. In ogni caso, come vedremo dopo, la situazione va
evolvendo e coinvolgendo diversi stati in Europa e questa evoluzione oltre
che possibile è certamente augurabile.
Il debito “odioso”
Come già abbiamo esposto in altro luogo, oggi esiste una legislazione in
fieri in sede internazionale che definisce come “odioso” cioè illegittimo
tutto quel debito contratto in contrasto con il rispetto dei diritti umani.
Citiamo da un testo di due autorevoli studiosi del problema (Viviane e
Toussaint: “Debiti odiosi – Cosa sono” nel sito dell’appello
(
http://www.cnms.it/campagna_congelamento_debito).[1]
<< È odioso qualsiasi prestito che ha origini illecite o immorali.
Il fondamento giuridico che parte da ragioni illecite o immorali per
rimettere in causa la validità dei contratti si ritrova in numerose
legislazioni nazionali civili e commerciali. Ci rimanda direttamente a una
questione che solleva la dottrina del debito odioso: a chi profittano i
prestiti? Nel caso degli accordi conclusi con la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda,
è chiaro che le banche private europee, che hanno prestato a questi paesi in
maniera totalmente irresponsabile, sono vincitrici, benché portino pesanti
responsabilità nella crisi del debito. In effetti, il salvataggio delle
banche private da parte dei poteri pubblici a seguito allo scoppio della
crisi finanziaria del 2007 ha condotto a un’esplosione dei debiti degli
Stati. In questo senso, si può perlomeno definire “immorale” la causa di
fondo degli accordi presi con la Troïka e parlare di “arricchimento senza
ragione” (un principio generale del diritto internazionale secondo l’articolo
38 dello statuto della Corte Internazionale di Giustizia[2]) da parte delle
banche private.
L’arricchimento senza ragione delle banche private è poi ulteriormente
aggravato dal fatto che queste ricavano un enorme profitto sulle spalle dei
poteri pubblici in ragione della differenza tra, da un lato, i tassi di
interesse di più del 4% che esigono dagli Stati interessati per l’acquisto
dei titoli che emettono per una durata di 3 o 6 mesi, e, d’altro canto, il
tasso dell’1% al quale queste stesse banche hanno ottenuto i loro prestiti
presso la BCE fino all’aprile del 2011, prima che fosse portato all'1,25% e
poi all'1,5% (8). Possiamo anche parlare di arricchimento senza ragione
(arricchimento abusivo e illegale) a proposito di Stati come la Germania, la
Francia e l’Austria che hanno ottenuto sul mercato prestiti al 2% per poi
prestare a loro volta alla Grecia al 5% o al 5,5%, all’Irlanda al 6%. Lo
stesso vale per il FMI che ottiene prestiti dai suoi membri ad un
determinato tasso e poi presta alla Grecia, all’Irlanda e al Portogallo a
tassi nettamente superiori.>>
Sempre i detti autori in questo testo ricordano che fin dal 1983 il
delegato speciale delle Nazioni Unite Mohammed Bedjaoui nel suo progetto
giuridico in materia di debiti statali per la Convenzione di Vienna scrisse:
“Assumendo il punto di vista della comunità internazionale, potremmo
qualificare come debito odioso qualunque debito contratto per fini non
conformi al diritto internazionale contemporaneo, e più in particolare ai
principi del diritto internazionale incorporato nella Carta delle Nazioni
Unite”[3].
Le condizioni imposte alla Grecia dalla Troïka (BCE, Commissione Europea,
FMI) (licenziamenti di massa nella funzione pubblica, smantellamento della
protezione sociale e dei servizi pubblici, diminuzione dei bilanci sociali,
aumento delle imposte indirette come l’IVA, diminuzione dei salari
minimi,...) rientrino nella definizione di “debiti odiosi”.
La situazione in Europa come emersa al Seminario di Madrid
Una panoramica della situazione in Europa è emersa al Seminario di Madrid
dove è emersa chiaramente la situazione complessiva: “Fra le conclusioni
delle tre giornate assume rilevanza la constatazione che il debito privato è
al centro del problema. La cittadinanza dovrebbe riconoscere come
illegittimi i debiti sovrani che risultano dal salvataggio bancario.”[4]
Questi i dati emersi in sintesi nel seminario, paese per paese. In Spagna il
debito è stato accumulato principalmente dal settore privato per finanziare
la speculazione immobiliare e le esportazioni verso la Spagna di paesi come
la Germania. In Grecia il debito è in parte consistente verso le banche
francesi e tedesche cha hanno concesso finanziamenti esorbitanti per
consentire l’acquisto di merci dai due paesi, in parte considerevole di
armamenti. In Portogallo esso è legato alla finanziarizzazione dell’economia.
In Irlanda i due terzi del debito pubblico sono dovuti al salvataggio delle
banche. L’Islanda ha risolto drasticamente il problema con un referendum che
ha decretato il non pagamento del debito.
Oltre a quella sopra citata, altre conclusioni emerse nel corso dei lavori
sono
“L’importanza di trasformare il sistema finanziario e del credito […] con l’obbiettivo
di non generare più debito. Questa trasformazione consiste nel recuperare la
sovranità sulla politica monetaria, nella nazionalizzazione delle banche e
nel fatto che il credito risponda all’interesse comune e sia posto a
servizio del pubblico. Si è evidenziato anche che, al di là dell’impatto
sociale, le misure correttive e i tagli non stanno aiutando a uscire dalla
crisi. Di fronte a tutto ciò è necessaria la costruzione di alternative alla
crisi da parte della società civile. Al centro di queste alternative
troviamo l’audit del debito come processo previo al ripudio. (grassetto ns)
Sul tema dell’audit nel corso del seminario è stato fatto il punto sulle
esperienze precedenti e si è dato l’avvio al percorso per la realizzazione
di un audit in Spagna. Sul sito
www.quiendebeaquien.org ci sono testi
interessanti sulle convergenze che stanno nascendo in Europa e dalle quali
per ora l’Italia sembra assente, mentre il sito
www.cadtm.org è ricco di
analisi e di approfondimenti del tema.
A.Z.
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[1] Renaud Vivien, giurista, è membro del gruppo di lavoro diritto del CADTM
(Belgio); Eric Toussaint è presidente del CADTM Belgio. Hanno pubblicato il
libro: La Dette ou la Vie, Ed. Aden-CADTM, 2011. La traduzione in italiano è
stata curata dalla redazione di Solidarietà-Ticino.
[2] È ugualmente previsto in diversi codici civili nazionali come nel codice
civile spagnolo (agli art. 1895 e seguenti) e francese (agli art. 1376 e
seguenti).
[3] Mohammed Bedjaoui, Neuvième rapport sur la succession dans les matières
autres que les traits, A/CN.4/301 e Add I, p. 73.
[4] Activistas y expertos proponen una auditoría ciudadana de la deuda,
www.quiendebeaquien.org