Autore: Two girl's brains-list Data: To: bg, Helena info Oggetto: [Badgirlz-list] Firenze - La storia di Malika
riceviamo e diffondiamo:
Questa è la storia di una giovane donna marocchina (all'epoca dei fatti
incinta di 6 mesi) che nel 2004 ha subito un TSO, durante uno sfratto,
con potenti antipsicotici.
Malika, e soprattutto sua figlia che oggi ha 6 anni, stanno ancora
pagando le conseguenze di quei tragici fatti; infatti la bambina soffre
di una malformazione cerebrale strettamente connessa alla
somministrazione di Largactil e Farganesse in gravidanza.
Sotto un articolo che spiega i fatti della vicenda, in particolare le
cose avvenute nel 2004 quando le fu fatto il TSO-sfratto; dopo due anni
è stata processata per calunnia e poi prosciolta.
Negli anni successivi c'è stato un susseguirsi di 'errori giudiziari'
volti ad archiviare il caso e una serie di tentativi di copertura anche
da parte dei servizi sanitari perfino con cartelle cliniche
contraffatte.
movimento di lotta poer la casa- Firenze
collettivo antipsichiatrico a.artaud- Pisa
LA STORIA DI MALIKA
Questa è la storia di una giovane donna, incinta di sei mesi, mamma di
una bimba di 10 anni, di origine marocchina e cittadina italiana da
quindici anni. Trovandosi in difficoltà a pagare 1200 euro di affitto al
mese, si rivolge ai servizi sociali per avere un aiuto economico.
L’assistente sociale, anziché proporre una soluzione abitativa, le fissa
un appuntamento con lo psichiatra. Siamo a febbraio del 2004.
Intanto il tempo passa senza che la situazione cambi. Il giorno dello
sfratto, fissato per il 3 dicembre, nonostante l’ufficiale giudiziario
avanzi l’ipotesi di rinviare il provvedimento di un mese, l’assistente
sociale insiste per una soluzione inadeguata e crudele: il ricovero
coatto in psichiatria!
Quindi arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato
medico che le prescrive riposo per il rischio di aborto, viene bloccata
in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, tenuta ferma, le
vengono praticate due iniezioni pesantissime per sedarla. Si saprà,
diversi giorni dopo, che i farmaci in questione sono due neurolettici
(antipsicotci), Largactil e Farganesse, quest’ultimo è un antistaminico
che amplifica e potenzia l’effetto degli antipsicotici, con il risultato
di una sedazione immediata. Questi farmaci, che provocano in genere
gravi conseguenze, possono avere, come sottolineato anche dal Ministero
della Salute, “effetti dannosi sul feto in qualsiasi periodo della
gravidanza. E’ importante tenere sempre presente questo aspetto prima di
effettuare una prescrizione in una donna in età fertile. Questi farmaci
possono alterare la crescita e lo sviluppo funzionale del feto, o avere
effetti tossici sui tessuti fetali”(fonte OMS).
Subito dopo, con una diagnosi di “agitazione psicomotoria dovuta allo
sfratto”(oltre al danno la beffa!), la donna viene ricoverata nel
reparto di psichiatria a S. M. Nuova con una proposta di T.S.O. In
realtà il medico e gli infermieri dell’ambulanza, oltre a tutti i
presenti, complici del violento sfratto, hanno messo in pratica un vero
e proprio sequestro di persona! Non si può parlare di trattamento
sanitario obbligatorio infatti perché: non c’è stata una visita
psichiatrica, non é stato convalidato il T.S.O. da un secondo medico del
servizio pubblico, come d’obbligo di legge, quindi mancava ovviamente
anche il provvedimento del Sindaco e la conseguente notifica. Come se
tutto questo non bastasse, la persona non è stata informata né su quali
psicofarmaci le hanno forzatamente iniettato, né sulla struttura di
ricovero.
Al risveglio, diverse ore dopo, lo psichiatra di turno in reparto non
le comunica il regime di ricovero e, mentendo, dice che deve rimanere lì
per sette giorni come se fosse in T.S.O., compiendo così un abuso in
atti d’ufficio. Dopo tre giorni di reclusione, le conseguenze dei
maltrattamenti subiti le provocano una minaccia d'aborto: passerà dodici
giorni in ginecologia a Torregalli.
Purtroppo Malika subisce ancor oggi le conseguenze di quei tragici
fatti, e soprattutto sua figlia, che oggi ha 6 anni, e che soffre di una
malformazione cerebrale strettamente connessa (la perizia è del dott.
Montinari) alla somministrazione di Largactil e Farganesse in
gravidanza.
Nel 2004 fu aperto un primo procedimento per “violenza privata”, e nel
2006 un secondo procedimento per “lesioni personali in concorso di
reato”.
Oggi i due procedimenti sono stati riaperti, dopo numerose richieste di
archiviazione da parte del giudice, che non ha mai chiesto di
approfondire i fatti, dopo innumerevoli e inspiegabili errori di
notifica delle richieste di archiviazione (si tenga conto che per fare
richiesta di opposizione all’archiviazione ci sono solo 10 giorni),
avvocati che non hanno mai richiesto le cartelle cliniche attestanti una
visita psichiatrica (che, lo ricordiamo, non è mai stata fatta a Malika
prima dello sfratto/TSO), cartelle cliniche contraffatte, con date
sbagliate ecc. Se non siamo un popolo di incompetenti sorge il dubbio
che questo caso si voglia insabbiare.
Ci sono in gioco poteri ben più forti dei diritti di una immigrata e di
sua figlia. Servizi sociali, medici, industrie del farmaco, non si sa
chi difende chi, ma Malika e sua figlia sono state lasciate sole da
tutti.