Non è che Zucconi io lo ami alla folia ma tant'è
Roma brucia: missione compiuta
di Vittorio Zucconi
http://zucconi.blogautore.repubblica.it/2011/10/15/roma-brucia-missione-compiuta/
Se fossi nei trombettieri del governo, andrei molto cauto
nell’approfittare di questa catastrofe, come ha fatto puntualmente il
solito TGUno, seguito poi dallo stesso Berlusconi con un comunicato
ridicolo e offensivo, nel quale esalta proprio quelle forze
dell’ordine alle quali il decreto stabilità appena varato dal
Consiglio dei Ministri ha tagliato 60 milioni di Euro. Un governo che
non sa garantire l’ordine e la sicurezza di una manifestazione
autorizzata e pacifica nella propria capitale, che non sa prevedere e
prevenire quello che tutti noi avevamo temuto, che permette a
centinaia di professionisti dello sfascio di arrivare tranquillamente
lungo il percorso annunciato della sfilata addirittura con “uniformi
nere e maschere antigas” come dice una trafelata inviata del TGUno che
si crede di essere a Kabul, dovrebbe dimettersi, invece di tentare di
strumentalizzare le operazioni di questi spaccavetrine. Soprattutto se
nello stesso giorno in nessun’altra capitale del mondo – nessuna –
dove si sono svolte manifestazioni simili è accaduto nulla di
lontanamente simile. Come ha detto il corrispondente da Londra dello
stesso TGUno, Antonio Caprarica, correttamente informando e
involontariamente mettendo in stato d’accusa la città e il governo
italiani, “Londra non si è fatta trovare impreparata”. Roma invece sì.
Completamente impreparata, nella più benevola delle ipotesi. E Roma
chi è, se non chi amministra la città e governa la nazione?
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Il terrore della tirannia finisce una volta cha ha
paralizzato
completamente la vita pubblica e trasformato tutti
i cittadini
in individui privati, spogliandoli di ogni
interesse e legame
con gli affari pubblici.
Hannah Arendt
Il giorno 16/ott/11, alle ore 04:22, marcantonio lunardi ha scritto:
>>
>>
>> Cercando di capire la violenza di Roma
>>
>>
>> Dopo mesi di dibattito sul perché gli italiani non si indignassero,
>> un gruppo sparuto, ma comunque di parecchie centinaia di persone, e
>> non del tutto alieno a spezzoni del movimento, come alla
>> maggioranza di noi piacerebbe che invece fosse stato, ha cancellato
>> con una violenza insensata la bellezza e la creatività di centinaia
>> di migliaia di pacifici partecipanti alla manifestazione di Roma.
>> Il Viminale ci ha messo del suo per favorire e reprimere solo
>> apparentemente una violenza che aiuta il governo ad uscire per un
>> attimo dall’angolo e delegittima le ragioni di chi critica l’ordine
>> vigente. Ma non tutto è così semplice.
>>
>> di Gennaro Carotenuto
>>
>>
>> Che la violenza, con o senza demonizzazione annessa, danneggi
>> qualunque movimento, dovrebbe essere patrimonio comune. Che i
>> governi, in particolare un governo alla frutta come quello
>> presieduto da Silvio Berlusconi, abbia da guadagnare dal fallimento
>> della grande e bella manifestazione pacifica di oggi a Roma,
>> trasformatasi nel peggior episodio di guerriglia urbana dal G8 di
>> Genova ad oggi, è altrettanto solare.
>>
>> Allo stesso modo, adesso, castigata la parte pacifica del
>> movimento, resta una linea di demarcazione tra la violenza dei
>> pochi tra i tanti esclusi dal modello e la necessità per gli altri
>> di dissociarsi, difendersi da stucchevoli accuse, rifluire
>> spaventati oppure farsi carico di un’eventuale radicalizzazione di
>> un movimento i caratteri spontaneisti del quale offrono spazio a
>> più di una preoccupazione. Per mettere in prospettiva i fatti di
>> sabato è possibile provare una serie di osservazioni parziali:
>>
>> 1) la rabbia è davvero tanta, tanta come non ce n’era in giro da
>> decenni e l’idea borghese per la quale il male di vivere debba poi
>> magicamente trasformarsi in pacifica, festosa espressione di…
>> disappunto lascia il tempo che trova.
>>
>> 2) Oltre la rabbia c’è oramai in Italia un diffuso mondo lumpen in
>> cerca di sé, attratto dai movimenti ma immerso in un disagio
>> sociale vero (poca scuola, poco lavoro, spesso border line con
>> crimine e droghe), che fa mancare l’alfabeto politico delle
>> generazioni passate, la geometria della lotta di classe di una
>> volta, la coscienza della storia del venire da lontano e andar
>> lontano. Eppure, per la sinistra che si considera "società civile"
>> la vera sfida è avere a che fare con questo mondo.
>>
>> 3) Tanti ragazzi sanno solo che per loro… "no future", come
>> cantavano i Sex Pistols nel ’77. Il ’77 appunto. Senza speranza,
>> senza un progetto, senza politica, abbiamo di fronte un nuovo
>> nichilista ’77. Roma come Londra come la banlieu parigina con la
>> violenza nuda, volgare, stridente dell’aggredito a fronteggiare
>> quella asettica, scientifica, chirurgica dell’aggressore.
>>
>> 4) Roma è la città di Gianni Alemanno e Casa Pound è oramai una
>> massa di manovra che tenta un continuo entrismo insinuando parole
>> d’ordine apparentemente affini tanto nei movimenti di sinistra come
>> nelle periferie urbane.
>>
>> 5) Roma ha la storia che ha anche nell’estrema sinistra. Nei
>> movimenti della capitale c’è spesso una mentalità da ultras
>> calcistici che considera le manifestazioni come un’occasione d’oro
>> per menare le mani e dimostrare di esistere. Dai video si
>> percepisce questa commistione tra gruppi più organizzati di
>> violenti vestiti di scuro, i black bloc, con armi improprie,
>> mazzette, diretti contro i beni materiali. Ma ci sono anche dei
>> giovanissimi a contorno, sempre con i caschi ma improvvisati, cani
>> sciolti violenti più o meno per caso che sfogano la loro rabbia
>> contro i simboli della polizia.
>>
>> 6) Non è un caso che le violenze siano avvenute lontano dalla FIOM,
>> lontano dalla CGIL, lontano da quella sinistra organizzata che ha
>> sfilato pacificamente. Senza nostalgie per i servizi d’ordine di
>> una volta, comunque la sinistra che si riconosce come tale, come
>> parte di un movimento organizzato rifiutando l’atomizzazione
>> sociale, la ricerca di una sterile apoliticità, può più facilmente
>> fronteggiare emergenze come quella di oggi.
>>
>> 7) Infatti gli incidenti hanno violato quella Piazza San Giovanni
>> dove stavano i cosiddetti indignati puri, quelli che hanno come
>> riferimento la Puerta del Sol madrilena e si considerano (qualunque
>> cosa voglia dire) “apolitici”. Questi sono innanzitutto vittime
>> degli incidenti di oggi ma se vogliono dare un seguito alla loro
>> indignazione, devono decidere cosa vogliono fare da grandi. Non
>> bastano una settimana o un mese in tenda al Circomassimo e un bel
>> sito in flash per cambiare il mondo.
>>
>> 8) La storia del Viminale è una storia disdicevole. Mille volte ha
>> usato, causato, provocato episodi di violenza per debilitare o
>> demonizzare l’opposizione al governo di turno. Non c’è bisogno
>> dell’infiltrazione materiale di provocatori all’interno di un
>> movimento disorganizzato (chi diavolo convocava oggi?) per ottenere
>> obbiettivi stabilizzanti per il governo e destabilizzanti per il
>> movimento.
>>
>> 9) Come sempre in questi casi girano in Rete mille denunce. Anche
>> spurgandole delle leggende metropolitane restano dubbi, da quelli
>> del SILP per il quale alle 23 di venerdì ancora non c’erano ordini
>> di servizio, alla dinamica di alcuni episodi di violenza -come il
>> rogo del furgone- stranamente avvenuti col favore di telecamera, al
>> fatto che la polizia ancora una volta ha evitato di identificare
>> gli incappucciati preferendo la via del lacrimogeno che da sempre
>> colpisce il giusto per il peccatore. E’ vero o no che alle 23
>> c’erano appena una dozzina di arresti o fermi?
>>
>> 10) La violenza di oggi non cancella né le ragioni né la forza di
>> questo movimento ma ne danneggia irrimediabilmente l’accesso al
>> dibattito pubblico dei prossimi mesi e ne limita le possibilità
>> d’espansione. È esattamente quello che successe a Genova 10 anni fa.
>>
>> In conclusione è evidente che gli scontri abbiano impedito
>> l’installazione di un presidio permanente al Colosseo o ai Fori
>> imperiali che si sarebbe trasformato in una spina nel fianco sia
>> per il governo che per la sinistra parlamentare delegittimata
>> dall’esistenza di un movimento forte. Ma dopo di ieri è chiaro che
>> la scorciatoia di un presidio, l’occupazione di una scuola o
>> un’università, i 140 caratteri di twitter servano a molte cose ma
>> non sostituiscono il lavoro sociale quotidiano, il dialogo con i
>> dannati delle periferie, spesso così disperati da farsi male e far
>> male con la violenza di sabato a Roma. Altrimenti l’indignazione
>> diventa solitaria, autistica, di classe [media]. Le classi
>> dirigenti hanno tradito quei giovani ben prima di tradire le classi
>> medie, come è sicuramente avvenuto ma successivamente. Molti tra
>> quelli che erano in strada a Roma oggi dicono: "i violenti non mi
>> rappresentano". Hanno ragione, ma senza prestare ascolto costante
>> alla voce dei diseredati, per quanto stridente possa sembrare
>> rispetto alla propria, non potremo controllare né spegnere
>> l’incendio.
>>
>> Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it
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>> Gennaro Carotenuto
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