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Szerző: Antonio Bruno
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Tárgy: [NuovoLab] A Taranto un impianto del gruppo Marcegaglia assume 250 persone per la produzione di pannelli fotovoltaici
Il futuro è rinnovabile
A Taranto un impianto del gruppo Marcegaglia assume 250 persone per la produzione di pannelli fotovoltaici. È l'esempio di come l'Italia potrebbe rispondere alla crisi economica e ambientale. Ma il governo invece di adeguarsi ai risultati referendari regolarizza la trasformazione a carbone della centrale di Porto Tolle


Il Sole 24 Ore del 24 settembre ha dato una notizia interessante e positiva. L'inaugurazione di un impianto siderurgico ristrutturato, con cospicui investimenti, che ha aumentato l'occupazione. È una buona notizia per cinque motivi. Non sempre nei paesi industrializzati ad un aumento degli investimenti corrisponde un aumento dell'occupazione, ma avviene di solito il contrario. L'impianto è a Taranto, in un sud che soffre di più i problemi della crisi e della disoccupazione. L'aumento dell'occupazione è dovuto alla nuova produzione di pannelli fotovoltaici con oltre 250 addetti. L'impianto è di proprietà del gruppo Marcegaglia e, infine, assieme alla Presidente di Confindustria alla cerimonia era presente il Presidente della Puglia, Nichi Vendola, esponente di primo piano di Sel e del centrosinistra nazionale che ha rimarcato la coerenza di questo sviluppo con la politica di avanguardia su scala nazionale a favore delle rinnovabili.
La portata politica ed economica di questo avvenimento risulta anche maggiore se confrontata da un lato con l'aggravarsi della questione ambientale mondiale (allargamento del buco nell'ozono al Polo Nord e alle regioni vicine, scioglimento dei ghiacci polari, aumento degli uragani tropicali che arrivano fino al Canada, siccità in ampie regioni e questa estate che non finisce mai) e dall'altro lato con lo sviluppo delle rinnovabili. Anche in Italia, che ha condizioni estremamente favorevoli nel solare (lo stesso pannello produce in Italia quasi il doppio che in Germania) e nell'idroelettrico, che beneficia dei sistemi montuosi esistenti e degli investimenti fatti nel secolo scorso già ampiamente ammortizzati, si assiste ad uno sviluppo clamoroso in particolare del fotovoltaico negli ultimi due-tre anni. All'inizio del 2010 erano installati circa 1.000 Mw che sono diventati 3.000 all'inizio del 2011 e alla data odierna hanno raggiunto quota 10.000 Mw che diventeranno 12.000 alla fine dell'anno, raggiungendo così, con 8 anni di anticipo, la previsione del governo per il 2020. Analoghe prospettive per l'eolico (offshore e inshore), il biogas, prodotto dalla fermentazione anaerobica dei rifiuti solidi e liquidi delle città, delle aziende agricole e delle fabbriche, e il geotermico. Il limite è costituito dagli interessi dei potenti gruppi elettrici ed energetici che condizionano le posizioni pubbliche della stessa Marcegaglia (dottor Jekyll a Taranto e Mr Hyde nelle sue posizioni confindustriali prima e dopo il referendum), e dall'altro dalle insufficienze delle reti ad alta, media e bassa tensione delle privatizzate Terna ed Enel che bloccano il crescente afflusso di rinnovabili.
L'occupazione nelle rinnovabili ha già raggiunto le 60mila unità (contro le 350mila della Germania). Alla data odierna esistono in Italia 270mila impianti posizionati in gran parte sui tetti delle case e delle imprese, come a Taranto, ed anche sui terreni. Ma gli edifici, pubblici e privati, sono più di 6 milioni, con il solo fotovoltaico si potrebbe superare e di molto l'occupazione attuale della Germania e dare così un contributo notevole alla riduzione del deficit della bilancia commerciale, all'aumento degli investimenti privati, non a carico dello Stato, e quindi alla crescita generale dell'economia vera garanzia (con l'aumento degli introiti fiscali) della riduzione del deficit annuale di bilancio e del debito pubblico.
Dopo la vittoria dei referendum il governo invece di adeguarsi ha iniziato, come è noto, a sviluppare una serie di iniziative in contrasto utilizzando il veicolo del "decretone". Di particolare rilievo il tentativo di ridurre la portata del quesito contro la privatizzazione di tutti i beni e servizi comuni e, caso ancora più eclatante, il rovesciamento delle sentenze della Corte di Cassazione del 27 aprile 2011 contro l'inquinamento provocato dalla centrale ad olio combustibile di Porto Tolle e la successiva del Consiglio di Stato sez. 6 del 23 maggio 2011 N° 3107 che ha annullato il decreto di valutazione di impatto ambientale del progetto di trasformazione a carbone dello stesso impianto. Contro queste due sentenze nel "decretone" è stata inserita una modifica per consentire la trasformazione a carbone della centrale di Porto Tolle. Il 25 luglio, con grande tempestività, Rita Borsellino, deputata al Parlamento europeo, ha rivolto una interrogazione alla Commissione contro questa violazione. Il ricostituito Comitato contro il nucleare e per le rinnovabili ha a sua volta proclamato una manifestazione nazionale a Porto Tolle per il 29 ottobre come inizio di una campagna che mobiliti l'opinione pubblica e i movimenti e costringa le forze politiche a prendere posizione. I cugini tedeschi privatizzati dell'Enel, Eon e Rewe, hanno accettato la decisione del governo Merkel della chiusura degli impianti atomici dopo Fukushima, e si sono impegnati, usufruendo di cospicui incentivi, nella costruzione di grandi impianti eolici offshore per decine di migliaia di Mw nel mar Baltico e nel Mare del Nord.
Analogamente l'Enel potrebbe assumersi l'impegno a costruire nel Mediterraneo a sud della Sicilia grandi impianti eolici offshore che naturalmente non possono essere realizzati da piccole e medie imprese, inserendosi in un processo inarrestabile di sostituzione delle energie fossili con quelle rinnovabili: la III rivoluzione industriale. Ma forse occorrerà, anche per questo motivo, mandare a casa Berlusconi e installare una nuova maggioranza ed un nuovo governo che porti avanti le esperienze più avanzate di questi anni.

Nicola cipolla
www.ilmanifesto.it