[Storiaorale] FW: Call for papers Zapruder n. 29

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著者: Lidia Martin
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To: storiaorale
題目: [Storiaorale] FW: Call for papers Zapruder n. 29




> Date: Wed, 5 Oct 2011 10:39:03 +0200
> From: ufficiostampa@???
> To:
> Subject: Call for papers Zapruder n. 29
>
> Call for papers: Zapruder n. 29
>
> *Il nome della cosa. Classificare, schedare, discriminare*
>
> (a cura di Fiammetta Balestracci e Ferruccio Ricciardi )
>
> Questo numero vuole interrogare la storia delle pratiche
> amministrative di selezione, classificazione, identificazione che,
> apparentemente neutre e oggettive, diventano strumenti di
> differenziazione negativa, ovvero di discriminazione, stigmatizzazione
> e marginalizzazione. Ad esempio, la tecnologia burocratica
> dell?identificazione a distanza (fondata sullo stato civile, gli
> schedari centralizzati, la carta d?identità, ecc.) è stata, dalla fine
> del XIX secolo in poi, uno dei mezzi a disposizione delle polizie
> europee per realizzare un controllo sociale esteso e preciso
> necessario al ?buon governo? degli stati nazionali. Queste forme di
> controllo indiretto della popolazione si sono accompagnate a misure di
> prevenzione personale che, nell?insieme, miravano a proteggere la
> comunità civica e ad emarginare le forme di devianza più temute: le
> persone ?oneste? non erano schedate dallo stato, lo erano chi
> apparteneva a categorie ritenute socialmente pericolose (fannulloni e
> nullatenenti, vagabondi, zingari, ecc.).
>
> L?uso (e l?abuso) di questi strumenti amministrativi dipende in genere
> da un insieme di fattori, dal dispositivo giuridico in cui essi si
> inscrivono alla configurazione politica che li legittima. L?estensione
> ?a fisarmonica? delle categorie soggette a misure di
> prevenzione/sicurezza spesso avviene in funzione delle urgenze
> politiche e sociali del momento (basti pensare alle misure di
> restrizione che, in Italia, colpirono gli oppositori politici allo
> stato liberale accomunandoli a briganti e vagabondi). Di qui
> l?interesse a indagare le forme storiche via via assunte dalle
> pratiche di costruzione amministrativa della discriminazione, gettando
> uno sguardo critico sul funzionamento di tutte quelle entità del
> potere che esercitano un controllo più o meno stringente sulle persone
> (dall?apparato statale nelle sue varie espressioni ? la polizia in
> primis ? ai luoghi della produzione industriale passando anche
> attraverso le comunità tecnico-scientifiche che detengono l?expertise
> in diversi campi) e su come le ?categorie?, in concreto, sono
> costruite e vissute.
>
> L?esame di queste categorie ?in azione? può rivelare la forza cogente
> dei dispositivi di selezione/differenziazione e di controllo
> amministrativo. Perché per discriminare un gruppo di individui,
> bisogna anzitutto identificarlo, selezionarlo, schedarlo, in altre
> parole bisogna ?nominarlo?.
>
> L?interrogativo che poniamo è, in definitiva, molto semplice: in che
> modo il criterio discriminante adottato nelle pratiche amministrative
> di classificazione ? il cui scopo è l?oggettivazione di una
> distinzione ? diventa discriminatorio?
>
> Dal punto di vista etimologico, la discriminazione è una distinzione.
> Ma tutte le forme di differenziazione tra individui o gruppi diversi
> non costituiscono per forza di cose una discriminazione. Le
> differenziazioni diventano delle discriminazioni quando si opera una
> selezione illegittima, ingiustificata o ingiusta, sia rispetto alle
> norme legali sia rispetto alle norme relative agli usi sociali. Si
> tratta dunque di capire quali sono le circostanze e i contesti storici
> in cui si verificano questi trattamenti apparentemente neutri ma che
> producono delle conseguenze negative su delle persone a causa della
> loro appartenenza, presunta o reale, a dei gruppi e/o a delle comunità
> oggetto di discriminazione.
>
> Tenendo come punto di riferimento spazio-temporale l?Europa moderna e
> contemporanea (XVI-XX secolo), cerchiamo articoli e interventi che
> possano rispondere a questo insieme di questioni sia attraverso studi
> di caso sia per mezzo di riflessioni storiografiche di più largo
> respiro o, ancora, valorizzando fonti inedite (archivi iconografici,
> fonti orali, ecc.).
>
> Gli abstract degli articoli (max 3.000 caratteri) dovranno pervenire
> ai curatori (ferricciardi@??? e balestracci@???) entro il 1°
> dicembre 2011. Gli articoli completi dovranno poi essere consegnati
> entro il 28 febbraio 2012."
>
> http://www.storieinmovimento.org/index.php?sezione=5&sottosez=archivioiniziative&idiniz=192
>