Mancavo solo lui all'appello degli annunci, dopo la manovra del governo, lo
strappo di Confindustria preceduto dall'intesa del 28 giugno con i sindacati
confederali e Della Valle, ora è il momento di Marchionne. Annuncia la
fuoriuscita da Confindustria e sventola per l'ennesima volta la storia degli
investimenti, non facendo altro che andare a consolidare pericolosi
precedenti...
Con le dichiarazioni del governo è ufficialmente nata la nuova coppia del
momento: governo-Fiat. Si rafforza questo binomio, nuovamente, con un rilancio
forte, economico sociale molto pericoloso, non tanto perchè irrispettoso delle
regole formali del palcoscenico mainstream ma perché ciò va a costituire
l'ennesimo trampolino per e del nuovo rapporto tra capitale e lavoro, che
coniuga metodologia selvaggia dei padroni e compiacenza interessata dei governi.
Non è un caso che, a fronte della dichiarazione e delle decisioni di Marchionne,
il governo si limiti a mettere in risalto gli investimenti, gli stessi che da
anni l'amministratore delegato sventola come scusante per fare quello che gli
pare della fabbrica Fiat, gli stessi investimenti che stanno portando migliaia
di lavoratori e lavoratrici ancora in cassa integrazione, dentro un progetto
industriale privo di prospettiva e fuori mercato.
Quadro aggravato dal mancato e pessimo utilizzo degli strumenti di lotta che,
chi in parte avversa, dovrebbero essere il dispositivo di contrasto della crisi.
Lotta, 'parola pericolosa' nell'epoca dello sfacelo sociale e finanziario, che
si vorrebbe ridurre a minimi termini con un'attività di contrasto tesa a
svuotarla. Non a caso vengono lanciati scioperi in momenti morti politicamente,
si firmano accordi con i nemici di sempre e non si trovano soluzioni per tentare
di opporsi. Non è forse giunta l'ora di riprendersi in mano le proprie vite?
Prendendo esempio dai lavoratori e dalle lavoratrici della Fincantieri e di
Termini Imerese che, guardando al domani, hanno il coraggio di mettersi in
gioco, con la lotta, lo sciopero, il blocco. Che questo sia solo l'inizio.
Marchionne è solo una delle pedine della reazione, l'articolo 8 della riforma
ed i poteri dati in mano ad Equitalia sono solo le prime mosse, dentro la crisi,
per schiacciare sempre di più ed in una sola direzione lo scontro contro chi
lavora, contro studenti e precari. La politica italica è arrivata al suo
capolinea, il gioco del cambiare tutto per non cambiare niente è scaduto, non
più credibile, come una classe/casta dirigente da mandare a casa. Seguiamo
l'onda indignata che arriva dal ciclo di lotte della Spagna e della Grecia,
passando per la democraticissima America, guardando al 15 ottobre, che può
essere una prima occasione per dare il via ad un autunno ancora tutto da
riempire, di opposizione sociale e conflitto.