Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 5 ottobre dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di 
genova, 488° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito; altre info sul nostro sito 
www.orainsilenzioperlapace.org
Esportazioni di armi italiane nel 2010
Nel 2010 le armi italiane consegnate hanno raggiunto il valore di 2,7 
miliardi di euro (+550 milioni rispetto al 2009, pari a + 25%), il più 
alto dal lontano 1997. Il dato, così come quelli successivi sono tratti 
dalla relazione governativa sulla disciplina del commercio delle armi, 
presenta al Parlamento, relativa all’anno scorso.
Quest’importo è fra i più significativi, in quanto indica le armi 
effettivamente esportate
*Aziende esportatrici*
Le principali imprese esportatrici sono quelle del gruppo Finmeccanica, 
l’holding che ha quale azionista di riferimento il Ministero 
dell’economia ed è fra le prime dieci società mondiali per fatturato 
militare.
Le prime sei aziende del comparto sono tutte appartenenti, in qualche 
modo, allo Stato.
Va segnalato un evidente conflitto di interessi fra lo Stato che da un 
lato dovrebbe controllare le esportazioni in coerenza con le norme della 
legge 185 del 1990 che disciplina il settore e dall’altro è interessato 
a non ostacolare le aziende di cui è azionista di riferimento e di cui, 
oltretutto, percepisce gli eventuali utili.
*Un’analisi delle esportazioni: i criteri previsti dalla legge 185/90*
La legge italiana dispone alcuni divieti nell’autorizzare l’esportazione 
di armi. In particolare l’art.1 della l. 185/90 stabilisce alcuni 
criteri che vietano i trasferimenti a Paesi coinvolti in conflitti, 
responsabili di accertate gravi violazioni di convenzioni internazionali 
che tutelino i diritti dell’uomo e nei confronti di Paesi, beneficiari 
di aiuti per la cooperazione allo sviluppo italiana , che destinino 
risorse eccessive alle spese militari.
Anche nel 2010 la citata legge 185, anziché essere applicata in maniera 
rigorosa, è stata interpretata,spesso a favore delle imprese 
produttrici, che come abbiamo visto sono in molti casi statali.
*Esportazione armi leggere*
Un altro aspetto rilevante delle esportazioni belliche è quello relativo 
alle armi leggere che sono largamente usate nelle “guerre dimenticate”, 
causando la maggior parte delle vittime delle guerre recenti. In 
particolare, secondo la Relazione, la Beretta, azienda leader del 
settore a livello mondiale, ha consegnato armi per 6 milioni di euro, in 
base a 42 contratti.
*Riconversione industria militare*
Il Governo nella Relazione non ha affrontato la questione della 
riconversione produttiva dal settore militare al civile, uno degli 
aspetti più qualificanti della 185. Ancora una volta appare evidente una 
contraddizione. Infatti, da un lato l’Esecutivo, tramite il Ministero 
dell’Economia, è azionista di riferimento di Finmeccanica e ne 
percepisce rilevanti utili (nel 2010 la società ha registrato un 
rilevante attivo), mentre dall’altro lato dovrebbe esigere il puntuale 
rispetto della legge.
In coerenza con lo spirito della legge, ad esempio il Governo dovrebbe 
dare indicazione ai suoi rappresentanti nel Consiglio di amministrazione 
di Finmeccanica per procedere in questa direzione, quantomeno verso la 
diversificazione produttiva.
Ad ogni modo invece di dare soldi dello Stato a fondo perduto per 
salvare l’occupazione mediante la concessione di ammortizzatori sociali 
(cassa integrazione ecc.), perché non procedere senza indugi, stanziando 
adeguati fondi alla riconversione o quanto meno alla diversificazione 
produttiva?
Misna*(Luciano Bertozzi)**/(il dossier completo è visibile sul nostro 
sito Web)/****