Re: [NuovoLab] [fori-sociali] Mozione finale Marcia 2011

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Autor: norma
Datum:  
To: fori-sociali
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Betreff: Re: [NuovoLab] [fori-sociali] Mozione finale Marcia 2011






    Acc! Che distratti! Ci siamo di nuovo dimenticati della Libia e
    dell'Afghanistan!

    Come al decennale del G8!

    Vabbè, sarà per la prossima volta.....

    Norma







    Il 26/09/2011 15.21, Antonio Bruno ha scritto:


 





Domenica 25 settembre 2011
              Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei
              popoli 


              Mozione finale 

              A conclusione della Perugia-Assisi, che abbiamo convocato
              a cinquant'anni dalla prima Marcia organizzata il 24
              settembre 1961 da Aldo Capitini, vogliamo lanciare un
              nuovo appello per la pace e la fratellanza dei popoli. 


              Lo facciamo richiamando il primo articolo della
              Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che proclama:
              "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in
              dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di
              coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in
              spirito di fratellanza". 


              La fratellanza dei popoli si basa sulla dignità, sugli
              eguali diritti fondamentali e sulla cittadinanza
              universale delle persone che compongono i popoli. I
              diritti umani sono il nome dei bisogni vitali di cui è
              portatrice ogni persona. Essi interpellano l'agenda della
              politica la quale deve farsi carico di azioni concrete per
              assicurare "tutti i diritti umani per tutti" a livello
              nazionale e internazionale. La sfida è tradurre in pratica
              il principio dell'interdipendenza e indivisibilità dei
              diritti umani - civili, politici, economici, sociali e
              culturali - e ridefinire la cittadinanza nel segno
              dell'inclusione. L'agenda politica dei diritti umani
              comporta che nei programmi dei partiti e dei governi
              ciascun diritto umano deve costituire il capoverso di un
              capitolo articolato concretamente in politiche pubbliche e
              misure positive. 


              Il nostro appello per la pace e la fratellanza dei popoli
              contiene alcuni principi, proposte e impegni: 


              Principi 

              Primo. Il mondo sta diventando sempre più insicuro. Se
              continuiamo a spendere 1.6 trilioni di dollari all'anno
              per fare la guerra non riusciremo a risolvere nessuno dei
              grandi problemi del nostro tempo: la miseria e la morte
              per fame, il cambio climatico, la disoccupazione, le
              mafie, la criminalità organizzata e la corruzione. Se
              vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo smettere di fare la
              guerra e passare dalla sicurezza militare alla sicurezza
              umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune. 

              Secondo. Se vogliamo la pace dobbiamo rovesciare le
              priorità della politica e dell'economia. Dobbiamo mettere
              al centro le persone e i popoli con la loro dignità,
              responsabilità e diritti. 

              Terzo. La nonviolenza è per l'Italia, per l'Europa e per
              tutti via di uscita dalla difesa di posizioni
              insufficienti, metodo e stile di vita, strumento di
              liberazione, strada maestra per contrastare ogni forma
              d'ingiustizia e costruire persone, società e realtà
              migliori. 

              Quarto. Se vogliamo la pace dobbiamo investire sulla
              solidarietà e sulla cooperazione a tutti i livelli, a
              livello personale, nelle nostre comunità come nelle
              relazioni tra i popoli e gli stati. La logica perversa dei
              cosiddetti "interessi nazionali", del mercato, del
              profitto e della competizione globale sta impoverendo e
              distruggendo il mondo. La solidarietà tra le persone, i
              popoli e le generazioni, se prima era auspicabile, oggi è
              diventata indispensabile. 

              Quinto. Non c'è pace senza una politica di pace e di
              giustizia. L'Italia, l'Europa e il mondo hanno bisogno
              urgente di una politica nuova e di una nuova cultura
              politica nonviolenta fondata sui diritti umani. Quanto più
              si aggrava la crisi della politica, tanto più è necessario
              sviluppare la consapevolezza delle responsabilità
              condivise. Serve un nuovo coraggio civico e politico. 

              Sesto. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo costruire e
              diffondere la cultura della pace positiva. Una cultura che
              rimetta al centro della nostra vita i valori della nostra
              Costituzione e che sappia generare comportamenti personali
              e politiche pubbliche coerenti. Per questo, prima di
              tutto, è necessario educare alla pace. Educare alla pace è
              responsabilità di tutti ma la scuola ha una responsabilità
              e un compito speciali. 


              Proposte e impegni 


              1. Garantire a tutti il diritto al cibo e all'acqua. 

              E' intollerabile che ancora oggi più di un miliardo di
              persone sia privato del cibo e dell'acqua necessaria per
              sopravvivere mentre abbiamo tutte le risorse per evitarlo.
              Ed è ancora più intollerabile che queste atroci sofferenze
              siano aumentate dalla speculazione finanziaria sul cibo,
              dall'accaparramento delle terre fertili, dalla
              devastazione dell'agricoltura e dalla privatizzazione
              dell'acqua. 


              2. Promuovere un lavoro dignitoso per tutti. 

              Un miliardo e duecento milioni di persone lavorano in
              condizioni di sfruttamento. Altri 250 milioni non hanno un
              lavoro. 200 milioni devono emigrare per cercarne uno.
              Oltre 12 milioni sono vittime della criminalità e sono
              costrette a lavorare in condizioni disumane. 158 milioni
              di bambine e di bambini sono costretti a lavorare. Occorre
              ridare dignità al lavoro e ai lavoratori, giovani e
              anziani, di tutto il mondo. 


              3. Investire sui giovani, sull'educazione e la cultura. 

              Un paese che non investe, non valorizza e non dà spazio ai
              giovani è un paese senza futuro. La lotta alla
              disoccupazione giovanile deve diventare una priorità
              nazionale. Investire sulla scuola, sull'università, sulla
              ricerca e sulla cultura vuol dire investire sulla crescita
              sociale, politica ed economica del proprio paese. 


              4. Disarmare la finanza e costruire un'economia di
              giustizia. 

              La finanza, priva di ogni controllo internazionale, sta
              mettendo in crisi l'Europa politica e provoca un
              drammatico aumento della povertà. Bisogna togliere alla
              finanza il potere che ha acquisito e ripristinare il
              primato della politica sulla finanza. Occorre tassare le
              transazioni finanziarie, lottare contro la corruzione e
              l'evasione fiscale e ridistribuire la ricchezza per
              ridurre le disuguaglianze sociali. 


              5. Ripudiare la guerra, tagliare le spese militari. 

              La guerra è sempre un'inutile strage e va messa al bando
              come abbiamo fatto con la schiavitù. Anche quando la
              chiamiamo con un altro nome è incapace di risolvere i
              problemi che dice di voler risolvere e finisce per
              moltiplicarli. Promuovere e difendere sistematicamente i
              diritti umani, investire sulla prevenzione dei conflitti e
              sulla loro soluzione nonviolenta, promuovere il disarmo,
              contrastare i traffici e il commercio delle armi, tagliare
              le spese militari e riconvertire l'industria bellica è il
              miglior modo per aumentare la nostra sicurezza. 


              6. Difendere i beni comuni e il pianeta. 

              Se non impariamo a difendere e gestire correttamente i
              beni comuni globali di cui disponiamo, beni come l'aria,
              l'acqua, l'energia e la terra, non ci sarà né pace né
              sicurezza per nessuno. Nessuno si deve più appropriare di
              questi beni che devono essere tutelati e condivisi con
              tutti. Urgono istituzioni, politiche nazionali e
              internazionali democratiche capaci di operare in tal
              senso. Occorre ridurre la dipendenza dai fossili,
              introdurre nuove tecnologie verdi e nuovi stili di vita
              non più basati sull'individualismo, la mercificazione e il
              consumismo. 


              7. Promuovere il diritto a un'informazione libera e
              pluralista. 

              Un'informazione obiettiva, completa, imparziale, plurale
              che mette al centro la vita delle persone e dei popoli è
              condizione indispensabile per la libertà e la democrazia.
              Sollecita la partecipazione alla vita e alle scelte della
              collettività; favorisce la comprensione dei fenomeni più
              complessi che attraversano il nostro tempo, promuovere il
              dialogo e il confronto, costruisce ponti fra le civiltà,
              avvicina culture diverse, diffonde e consolida la cultura
              della pace e dei diritti umani. 


              8. Fare dell'Onu la casa comune dell'umanità. 

              Tutti nelle Nazioni Unite, le Nazioni Unite per tutti. Se
              vogliamo costruire un argine al disordine internazionale,
              i governi devono accettare di democratizzare e rafforzare
              le Nazioni Unite mettendo in comune le risorse e le
              conoscenze per fronteggiare le grandi emergenze sociali e
              ambientali mondiali. 


              9. Investire sulla società civile e sullo sviluppo della
              democrazia partecipativa. 

              Senza una società civile attiva e responsabile e lo
              sviluppo della cooperazione tra la società civile e le
              istituzioni a tutti i livelli non sarà possibile risolvere
              nessuno dei grandi problemi del nostro tempo. Rafforzare
              la società civile responsabile e promuovere la democrazia
              partecipativa è uno dei modi più concreti per superare la
              crisi della politica, della democrazia e delle
              istituzioni. 


              10. Costruire società aperte e inclusive. 

              Il futuro non è nella chiusura in comunità sempre più
              piccole, isolate e intolleranti che perseguono ciecamente
              i propri interessi ma nell'apertura all'incontro con gli
              altri e nella costruzione di relazioni improntate ai
              principi dell'uguaglianza e alla promozione del bene
              comune. Praticare il rispetto e il dialogo tra le fedi e
              le culture arricchisce e accresce la coesione delle nostre
              comunità. I rifugiati e i migranti sono persone e come
              tali devono vedere riconosciuti e rispettati i diritti
              fondamentali. 


              Queste priorità devono essere portate avanti da ogni
              persona, a livello locale, nazionale e globale, in Europa
              come nel Mediterraneo. 


              Per realizzarle abbiamo innanzitutto bisogno di agire
              insieme con una strategia comune e la consapevolezza di
              avere un obiettivo comune. 


              Per realizzarle abbiamo bisogno di dare all'Italia un
              governo di pace e una nuova politica, coerente in ogni
              ambito, e di investire con grande determinazione sulla
              costruzione di un'Europa dei cittadini, federale e
              democratica, aperta, solidale e nonviolenta e di una
              Comunità del Mediterraneo che, raccogliendo la
              straordinaria domanda di libertà e di giustizia della
              primavera araba, trasformi finalmente quest'area di grandi
              crisi e tensioni in un mare di pace e benessere per tutti.



              Assisi, Rocca Maggiore, 25 settembre 2011 




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