[NuovoLab] dalla carovana per l'acqua in Palestina

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Author: Antonio Bruno
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Subject: [NuovoLab] dalla carovana per l'acqua in Palestina
Gerusalemme, 13 settembre 2011

La Carovana per l’acqua, giunta al suo V viaggio per promuovere a
livello internazionale il principio che l’acqua è un bene comune e un
diritto umano, il 10 settembre è giunta a Gerusalemme.
Ha iniziato il suo percorso di conoscenza riguardo all’accesso alle
risorse idriche nei Territori Occupati Palestinesi, con una conferenza a
Gerico organizzata dai Comitati Popolari di Resistenza Nonviolenta della
Valle del Giordano, per la prima volta sul tema dell’acqua, dal titolo
“Acqua: un diritto umano”.
Questi comitati, nati con l’inizio della costruzione del muro che li
separa dalle terre che coltivavano, oggi stanno mettendo al centro della
loro lotta la difesa del diritto all’acqua.
Ne hanno parlato Shaddad Al Attili, capo dell’Autorità palestinese
dell’Acqua, Majed Fetian, governatore di Gerico, e Fathy Khdeirat, in
nome dei comitati. Tre voci diverse, tre punti di vista che hanno
confermato con passione e preoccupazione le difficoltà di accesso
all’acqua che la popolazione palestinese deve affrontare, denunciando
allo stesso tempo l’indifferenza della comunità internazionale agli
appelli dell’Autorità Palestinese.

I rappresentanti di E-wash, un coordinamento di circa trenta Ong
palestinesi che lavorano sull’acqua, anch’essi promotori dell’incontro,
hanno introdotto il problema del trattamento delle acque reflue che nel
West Bank vengono gettate ovunque e vanno verso Israele o verso il mar
Morto.
Ci siamo dunque confrontati con i livelli istituzionali, con le
organizzazioni locali e con i comitati di base, secondo il metodo delle
carovane di articolare tutti i soggetti impegnati per l’acqua.
I dati che studi e ricerche di università e organizzazioni umanitarie
diffondono, trovano una drammatica testimonianza nelle condizioni di
vita che ci sono state descritte e nella visita che al pomeriggio ci ha
portato nella Valle del Giordano, dove circa 8000 coloni che vivono in
28 insediamenti controllano il 92% delle risorse idriche.
La valle del Giordano, la biblica terra di latte e miele, un tempo così
fertile da essere notoriamente chiamata il granaio della Palestina, oggi
è prevalentemente ridotta a deserto nel territorio palestinese ed in
particolare nelle zone dove sono stanziati i beduini, i quali
sopravvivono a stento grazie alle poche piogge invernali.
Una situazione emblematica che abbiamo visitato è la sorgente di Aloja,
prosciugata a causa della costruzione di pozzi a monte e di una
stazione di pompaggio di acqua che approvvigiona il vicino insediamento
israeliano. I beduini, che stanziavano nei dintorni anche per l’antica
presenza di una fonte che costituiva un punto di ristoro, si sono dovuti
spostare.

Estese coltivazioni di palme da datteri verdeggiano invece nelle terre
israeliane confiscate ai palestinesi. Se fin’ora sono state piantate 1
milione di palme, il progetto prevede di arrivare a 4 milioni. Questo è
un tipo di coltivazione che diventa produttivo dopo una decina d’anni,
un tempo troppo lungo per i coltivatori palestinesi alle prese col
problema quotidiano della sopravvivenza. Inoltre richiede capacità
d’investimento che solo i coloni si possono permettere anche grazie al
sostegno delle fondazioni ebraiche nel mondo.

Tra l’alternarsi di palme e zone aride abbiamo tentato di individuare
il fiume Giordano: sapevamo che negli ultimi cinquant’anni la sua
portata si è ridotta di oltre la metà, e il fatto che non sia più
individuabile a vista d’occhio ce lo ha confermato.
A conclusione della prima giornata è emerso con chiarezza un quadro
grave e complesso: “l’acqua è diventata un problema politico”, secondo
le analisi delle autorità locali: occupazione, muro, ordinanze militari
che dal 1967 disciplinano la gestione dell’acqua nei Territori Occupati
Palestinesi, in palese contraddizione col principio del diritto
all’acqua. Per la costruzione di pozzi, di acquedotti e reti fognarie è
necessario chiedere il permesso a Israele, che spesso lo nega. Di
conseguenza il popolo palestinese e, in particolare, l’Autorità
dell’Acqua non ha la sovranità per intervenire nella risoluzione dei
problemi idrici e igienico-sanitari, e viene in questo modo impedita
nell’esercizio del proprio diritto all’acqua.
Acqua, terra, cibo: tre diritti interdipendenti spesso negati in tante
regioni del mondo.
Anche in questa terra, che ci ha accolto col suo carico di storia, di
fascino, di spiritualità, la rivendicazione della sovranità del popolo
palestinese, finora incentrata sulla questione della terra si allarga
anche alle risorse idriche.
Sempre di più , anche a livello del bacino del Mediterraneo, i
movimenti della terra e quelli dell’acqua si stanno unendo nel tentativo
di far convergere gli sforzi e gli impegni in un’unica lotta per la
terra, l’acqua e il cibo. In questa prospettiva è stata lanciata ai
comitati popolari palestinesi, principali referenti della Carovana, la
proposta di portare la loro testimonianza al prossimo Forum Alternativo
Mondiale dell’acqua di Marsiglia (marzo 2012) ed il Contratto Mondiale
si farà interprete presso il comitato organizzatore di tale proposta.

Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua

HYPERLINK - Lista per la costituzione del Forum Italiano sull'ACQUA

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antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
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