Re: [Forumlucca] Libia, non facciamo diventare Sirte un'altr…

Supprimer ce message

Répondre à ce message
Auteur: Annamaria Medri
Date:  
À: forumlucca
Sujet: Re: [Forumlucca] Libia, non facciamo diventare Sirte un'altra Guernica
mobilitarsi contro la/le guerre diventa sempre più difficile, per la
voluta disinformazione. e perchè ormai la guerra risolve le controversie
internazionali comprese quelle fra multinazionali del petrolio. è giusto
continuare a ribadire tutto ciò, senza esserne soddisfatti neanche un po'.
annamaria

Il 04/09/2011 22:30, marcantonio lunardi ha scritto:
>
> *NON FACCIAMO DIVENTARE SIRTE UN'ALTRA GUERNICA*
>
> Invito di Marinella Correggia
>
> Mobilitiamoci in piazza almeno ora. Nei prossimi giorni. Se non ci si
> indigna per la guerra per cosa lo si farà mai?
> La Guernica libica sarà forse Sirte, o le altre città "nemiche" non
> ancora conquistate dalla Nato-Cnt? "In Libia i bombardamenti e la
> guerra continuano. Ci sono Sirte, Ben Walid, Sebha, Brega" dice dalla
> capitale della - ex? - Jamahiriya un amico sub-sahariano che adesso
> aspetta l'evacuazione.
>
> *Acqua e viveri tagliati*
>
> Alla popolazione di Sirte, la Nato e il Consiglio nazionale di
> transizione (Cnt) hanno concesso alcuni giorni per la resa, pena
> l'assalto finale. Secondo il messaggio -- certo non verificabile -
> alla rivista Argumenti.ru <http://Argumenti.ru>, mentre le forze del
> Cnt assistite da forze speciali estere circondano l'area e respingono
> dentro le famiglie di civili che cercano di fuggire, dall'alto piovono
> i bombardamenti dell'operazione Unified Protector, che sotto il
> mandato dell'Onu che imponeva una no-fly zone "deve continuare la sua
> missione di proteggere i civili" come ha affermato il 30 agosto la
> sempre surreale portavoce Nato Oana Longescu.
>
> Secondo la denuncia del superstite portavoce governativo Mussa Ibrahim
> all'agenzia cinese Xinua, a Sirte una pioggia di razzi piovuti sui
> fedeli nell'ultimo giorno di ramadan avrebbe ucciso un migliaio di
> persone. Se anche fossero cento, o cinquanta, sarebbe comunque troppo.
>
> Non solo: i bombardamenti hanno azzerato gli approvvigionamenti in
> acqua, cibo ed elettricità. Ecco l'analogia con la sorte di Falluja,
> che nell'ottobre 2004 fu privata di tutto prima dell'assalto finale
> dei marines che uccise migliaia di persone arrivando a usare il
> fosforo bianco.
> In grado minore anche Tripoli prima dell'attacco del 21 agosto è stata
> sottoposta a mesi di assedio: bombardamenti a infrastrutture,
> sabotaggi di condutture, embargo navale hanno causato carenze di gas,
> cibo, farmaci, benzina, elettricità e acqua, con conseguenti disagi
> anche pesanti. Come precisa il sito warisacrime.org
> <http://warisacrime.org>, l'assedio viola le Convenzioni di Ginevra,
> così come i bombardamenti su obiettivi civili; che da luglio la nato
> considera ufficialmente legittimi.
>
> *Misrata e Bengasi: casus belli*
>
> Gli armati asserragliati a Sirte e nelle altre città saranno accusati
> di usare i civili come scudi umani. Invece quando a Misrata erano i
> ribelli a nascondersi nelle case, la colpa dei morti nel fuoco
> incrociato e sotto le bombe Nato fu tutta addossata all'esercito
> libico che circondava la città: si veda il rapporto di Amnesty
> International Misrata under Siege, dello scorso aprile. Eppure, molte
> famiglie di Misurata avevano scelto di rifugiarsi nelle zone lealiste
> e non a Bengasi.
>
> Dopo due mesi di scontri a terra e guerra dai cieli, /Human Rights
> Watch/ stimava in alcune centinaia le vittime civili della guerra a
> Misrata. Proteggere i civili di Misrata era il pretesto fornito dalla
> Nato per continuare a bombardare la Libia. A Sirte le vittime civili
> potrebbero già essere molte di più. Ma gli assediati non sono tutti
> uguali.
>
> Del resto la guerra della Nato è ufficialmente iniziata per rispondere
> all'assedio di un'altra città: Bengasi. Ricostruisce gli eventi il
> docente statunitense Maximilian Forte un articolo su Counterpunch
> proprio richiamando il recente ultimatum: "Tripoli, Sirte e Sabha
> possono essere sacrificate, e non ci sono proteste nemmeno di fronte
> ai recenti massacri a Tripoli. Invece Bengasi era per i leader
> dell'Unione Europa la città sacra". Obama, Cameron e Sarkozy insieme
> scrivevano ai giornali: "Con la nostra rapida risposta abbiamo fermato
> l'avanzata delle forze di Gheddafi.
>
> Abbiamo evitato il bagno di sangue che egli aveva promesso alla città
> assediata. Abbiamo protetto decine di migliaia di vite umane".
>
> Però allora, sottolinea Forte, "non solo i jet francesi hanno
> bombardato una colonna di militari libici che era in ritirata, ma si
> trattava di una colonna ridotta che comprendeva camion e ambulanze". E
> soprattutto, a parte la retorica di Gheddafi, "non c'erano prove che
> Bengasi sarebbe stata sterminata: lo deduceva molti mesi fa un altro
> docente statunitense, Alan J. Kuperman, nel suo articolo "False
> pretense for war in Libya?" pubblicato sul Boston Globe: "Quando le
> truppe di Gheddafi hanno riconquistato in gennaio in tutto o in parte
> diverse città -- Zawiya, Misurata, Adjabya, con una popolazione totale
> ben superiore a quella di Bengasi, non sono avvenuti
> genocidi...malgrado la diffusa presenza di cellulari per fare video e
> fotografie, non c'è prova di un massacro deliberato": in effetti i
> diecimila morti denunciati ni primi giorni di proteste, nelle
> successive stime della stessa Corte penale erano scesi a circa
> duecento (più o meno equamente suddivisi fra le due parti).
>
> Proseguiva Kuperman: "E del resto Gheddafi non aveva minacciato di
> sterminio nemmeno Bengasi. Il suo 'senza pietà' del 17 marzo, secondo
> lo stesso New York Times si riferiva solo ai ribelli armati, mentre
> per quelli che si disarmavano era promessa una amnistia".
>
> Conclude Monteforte: per una amara ironia, le prove dei massacri in
> Libia si riferiscono alle fasi successive all'intervento Nato. E
> soprattutto agli ultimi giorni. Lo dimostrano gli stessi reportage da
> Tripoli dei /media mainstream/ che pure avevano appoggiato la rivolta
> (una sintesi degli stessi in
> www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=26334
> <http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=26334>).
>
> Insomma, come sintetizza Peacelink, la guerra iniziata per salvare
> Bengasi termina con un altro assedio. La guerra iniziata per
> "proteggere i civili" termina in un bagno di sangue. La guerra
> iniziata per i diritti umani termina con la violazione generalizzata
> degli stessi (persecuzione di neri e "sconfitti"). E la guerra
> iniziata per la "democrazia" termina con il Cnt che non riconosce in
> Libia l'esistenza di una parte della popolazione non allineata: "Non
> abbiamo bisogno di forze dell'Onu per la sicurezza. Qui non è in corso
> una guerra civile, è un tutto un popolo contro un dittatore" ha
> dichiarato giorni fa il capo dello stesso Cnt Abdel Jalil.
>
> A metà maggio Aisha Mohamed era in transito nella tunisina Djerba.
> Aveva finito un anno di specializzazione in Gran Bretagna e aveva
> scelto di andare a condividere la guerra con la sua famiglia, che
> stava subendo la guerra. A Sirte. Se è ancora là, Aisha è in trappola.
>
> Marinella Correggia
>
>
>
>
> _______________________________________________
> Forumlucca mailing list
> Forumlucca@???
> https://www.autistici.org/mailman/listinfo/forumlucca