Autore: Aldo Zanchetta Data: To: forumlucca Oggetto: [Forumlucca] fukushima e il nostro latte
Spiacente fare sempre il catastrofista, ma è la realtà, e ci riguarda
A Fukushima in questi giorni la radiattività ha raggiunto il livello massimo
e le stesse autorità dicono di non sapersi spiegare il motivo...in barba
alle sicurezze della tecnoscienza
Nell'area il 45% dei bambini è risultato contaminato da iodio 131, e si
comincia a temere che gli abitanti non potranno rientrare nelle zone
evacuate
Intanto in Giappone si pensa seriamente all'uscita dal nucleare
Che c'entra il nostro latte?
Leggete il pezzetto sotto e se di vostro interesse in allegato c'è il testo
intero
AZ
Secondo l'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale, i controlli effettuati sul latte italiano il 30 marzo hanno
rilevato tracce di iodio-131 con un valore massimo di 5,24 Becquerel per
litro, oltre alla presenza di cesio. Mentre il Sievert indica il reale
impatto radioattivo sulla salute, il Bequerel si limita invece a rilevare il
numero di atomi che, per unità di tempo, si trasformano in elementi
radioattivi: "Senza altri dati - precisa Lorenzo La Face - non è pertanto
indicativo riguardo ai danni alla salute che possono portare le radiazioni
ionizzanti (che invece è quello che interessa al cittadino)". Pur tenendo
conto di questa premessa e usando tutte le cautele del caso, forse la
situazione non è così rassicurante: sommando infatti la dose di Bequerel per
litro, si scopre che basta bere dieci litri e mezzo di latte per raggiungere
quota 56 Bequerel, pari a 10 MicroSievert, cioè la soglia europea di
rischio. Soggetti più esposti: i bambini piccoli.
"Questo significa che con poco più di 10 litri di latte contaminato il
bambino riceve una dose radioattiva che raggiunge il limite massimo di
sicurezza imposto dalla direttiva Euratom per un anno", sostiene Lorenzo.
"Con un litro di latte contaminato viene pertanto ingurgitata una quantità
di iodio-131 che secondo Euratom è da considerare pericolosa, anche se fosse
stata assunta in un mese". Comunque, al di là dei numeri, appellandosi alla
letteratura scientifica, per Lorenzo si può certamente affermare che "non
esiste soglia sotto la quale le radiazioni non possono fare danno, visto che
si tratta di una questione probabilistica". I limiti di legge, continua il
futuro medico-ecologo, "sono solo valori precauzionali: pertanto, ad ogni
seppur minimale aumento dell'esposizione, corrisponde un aumento della
possibilità di avere dei danni alla salute (e all'ambiente) perché i nostri
meccanismi di autoriparazione dei danni genetici sono 'abituati' a lavorare
con livelli di fondo più bassi", senza contare che "non esistono studi
ufficiali sugli effetti di 'basse' esposizioni prolungate nel tempo".