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incostituzionale- Appello dei giuristi estensori dei quesiti
referendari per l' acqua bene comune e prime adesioni.
Inizio messaggio inoltrato:
> Da: "Massimo Torelli" <massimotorelli@???>
> Data: 19 agosto 2011 13:00:37 GMT+02:00
> A: "rigas cancun" <rigas@???>
> Oggetto: [rigas] Appello contro una manovra incostituzionale-
> Appello dei giuristi estensori dei quesiti referendari per l' acqua
> bene comune e prime adesioni.
> Rispondi a: rigas@???
>
> .
>
> Appello contro una manovra incostituzionale- http:// > www.siacquapubblica.it/ - Appello dei giuristi estensori dei
> quesiti referendari per l’ acqua bene comune e prime adesioni.
>
>
> La lettura della manovra di ferragosto e del dibattito politico che
> ne ha accompagnato la presentazione produce una sensazione di
> profonda preoccupazione in chi ha a cuore la democrazia ed i beni
> comuni. Impressiona in particolare la disinvoltura con cui si
> maneggia una materia tanto delicata e fondativa di un ordine
> giuridico legittimo quanto quella della gerarchia delle fonti del
> diritto. La manovra mette in moto una sorta di processo costituente
> de facto che di per sé denuncia la natura profondamente
> incostituzionale, a diritto vigente, della filosofia ispiratrice
> dell’intero provvedimento.
> Al primo articolo si legge infatti che il Decreto legge è emanato
> “In anticipazione della riforma volta ad introdurre nella
> Costituzione la regola del pareggio di bilancio”. All’art. 3 si
> aggiunge che: “In attesa della revisione dell’art.41 della
> Costituzione, Comuni, Provincie, Regioni e Stato, entro un anno
> dalla data di entrata in vigore della Legge di conversione del
> presente Decreto, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio
> secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere
> ed è permesso tutto quello che non è espressamente vietato dalla
> legge”.
> L’art. 41 è uno dei perni della Costituzione economica italiana
> vigente. Esso sancisce che : “L’iniziativa economica privata è
> libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in
> modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
> umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni
> perché l’attività economica pubblica e privata possa essere
> indirizzata e coordinata a fini sociali”.
> In Italia il processo di revisione costituzionale può svolgersi
> soltanto ai sensi dell’art. 138 Cost. che prevede doppia votazione
> in ciascuna Camera ed eventuale referendum confermativo. Fino a che
> questa revisione costituzionale non è avvenuta, la vigente
> Costituzione economica italiana è quella mista, che prevede un
> sistema di libera iniziativa privata sottoposto tuttavia a
> controlli anche preventivi volti a salvaguardare l’interesse
> sociale e la dignità della persona e l’ambiente . Cancellare per
> decreto ogni potere di controllo politico sull’attività economica
> costituisce una violazione palese e profonda del nostro tessuto
> costituzionale vigente che lo sbilancia in modo ancora più evidente
> a favore dell’interesse privato (spesso multinazionale) ai danni
> di quello delle persone comuni.
> A ciò si aggiunga che la nostra Costituzione struttura uno stato
> sovrano cui non può essere precluso da poteri esterni di
> qualsivoglia natura di investire sul lungo periodo, promuovendo la
> persona umana ed il suo sviluppo oltre a molteplici altri valori
> non economici (solidarietà, ambiente, paesaggio, ricerca
> scientifica, istruzione) anche nell’interesse delle generazioni
> future. Il Decreto viola inoltre la funzione costituzionale del
> risparmio, frutto dei sacrifici dei lavoratori, di cui all’art. 47
> della Costituzione. La preconizzata costituzionalizzazione del
> pareggio di bilancio rende impossibile l’investimento sociale ed
> impone una visione aziendalistica dello Stato che la nostra
> costituzione non contiene in alcun modo ma che è soltanto una
> delle cifre di quel fallimentare modello neoliberista, ancora
> troppo potente anche in Europa, che non ammette di aver prodotto la
> profonda crisi attuale.
> E’ assolutamente necessario affermare con forza che il popolo
> sovrano, composto nella stragrande maggioranza di quelle persone
> comuni ai cui danni la crisi si sta orchestrando, si è espresso
> appena due mesi fa nelle forme e nei modi previsti dalla
> Costituzione tramite i referendum in modo politicamente
> inequivocabile contro il modello di sviluppo neoliberista che il
> Decreto di ferragosto ripropone pervicacemente. In particolare, sul
> piano del diritto costituzionale vigente non può essere riproposta
> la privatizzazione liberalizzazione dei servizi pubblici locali.
> Il clima di emergenza internazionale va verificato nella sua reale
> portata politica prima di affrettare manovre di pareggio dei conti
> in contrasto con i valori di solidarietà sociale della nostra
> Costituzione.
> È questa, non quella dei mercati finanziari, l’indicazione politica
> che occorre seguire in Italia: un’indicazione inequivocabile che
> dopo vent’anni di neoliberismo ha affermato a maggioranza assoluta
> che, nel governo dei beni comuni, il privato non è sempre “la
> soluzione” ma molto spesso è esso stesso “il problema”. Il popolo
> ha fatto pervenire un’ indicazione politica chiara volta a
> riequilibrare il rapporto fra privato e pubblico a favore di
> quest’ultimo, dando immediata e piena attuazione agli artt. 41, 42
> e 43 della Costituzione.
> Di fronte a questo scenario sconcertante, che fa emergere una vera
> e propria emergenza beni comuni, rivolgiamo un appello al movimento
> referendario tutto affinché esso dichiari conclusa la stagione
> referendaria specifica, investendo di qui in poi energia e risorse
> (incluse quelle del rimborso elettorale) per dare finalmente voce
> autorevole e rappresentanza politica seria alla necessità urgente
> di invertire la rotta rispetto alla privatizzazione ed al
> saccheggio dei beni comuni.
> Alle forze politiche di opposizione ed al sindacato (in particolare
> la CGIL) chiediamo di consultare immediatamente le loro basi su
> questo cruciale spartiacque facendosi successivamente paladini di
> una ristrutturazione seria del settore pubblico informata alla
> piena tutela dei beni comuni, del patrimonio pubblico, della
> sovranità popolare e dei valori della nostra Costituzione.
> Agli amministratori infine, chiediamo di rispettare rigorosamente
> la Costituzione vigente, disapplicando se del caso, in ottemperanza
> di un preciso obbligo costituzionale di tutti i pubblici ufficiali,
> quelle parti del Decreto di ferragosto che più brutalmente
> tradiscono la volontà popolare emersa dai referendum di giugno.
> Alla cittadinanza onesta e a quanti hanno accesso al sistema
> mediatico infine estendiamo un invito a sottoscrivere questo
> appello su www.siacquapubblica.it, a sostenerlo promuovendone la
> conoscenza e la diffusione.
>
> I giuristi estensori dei quesiti referendari sull’ acqua bene
> comune: (Alberto Lucarelli, Ord. Univ Napoli, Assessore ai Beni
> Comuni, Napoli, già componente Commissione Ministeriale per
> riforma dei beni pubblici; Ugo Mattei, Ord. Univ. Torino, già vice-
> presidente Commisssione Ministeriale per la riforma dei beni
> pubblici; Luca Nivarra, Ord. Univ. Palermo, già componente
> Commisione Ministeriale per la riforma dei beni pubblici).
> Primi firmatari: Livio Pepino, ex-magistrato, già componente CSM;
> Alex Zanotelli, missionario comboniano; Giorgio Airaudo,
> responsabile auto, segreteria nazionale FIOM; Gabriele Polo,
> direttore editoriale, Il manifesto
>